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Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il Presidente del Consiglio, Mario Draghi

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Noi italiani dobbiamo sopravvivere e quando facciamo notare sul tema delle sanzioni energetiche che gli americani le vogliono imporre ai russi e le fanno pagare agli europei, italiani e tedeschi in primis, nel nostro caso stiamo parlando di sopravvivenza economica e nessuno può permettersi di dire che siamo dei traditori. Qui rischiano di saltare l’Italia e la sua economia. Draghi tutto può fare meno che sbracare sulla legge di bilancio con un nuovo scostamento di decine di miliardi per un Paese che ha 2700 miliardi di debito pubblico, 700 dei quali sottoscritti con i soldi della Bce in pancia alla Banca d’Italia, per cui se si riaccendono spirali inflazionistiche sono guai serissimi. Davanti a un piano di Next Generation Eu della nuova solidarietà europea che gioca la sua partita decisiva in Italia, le riforme diventano obbligazioni assunte dalla Repubblica italiana a fronte di metà del programma europeo di prestiti e di un terzo considerando il fondo perduto (in tutto 191,5 miliardi). Anche qui stiamo parlando di sopravvivenza perché questa è l’ultima opportunità concessa all’Italia

Sono tanti anni che gli Stati Uniti si vogliono legare all’Europa nelle spese militari, ma nel campo economico non concedono nulla. Chi continua a pensare che dividere il problema economico da quello politico sia un tradimento, sbaglia di grosso. No, non è vero, le cose non stanno così. Non si tratta di tradimento.

Noi italiani dobbiamo sopravvivere e nessuno si può permettere anche solo di insinuare che se riflettiamo sui nostri problemi economici siamo dei traditori. Quando facciamo notare sul tema delicatissimo delle sanzioni energetiche che gli americani le vogliono imporre ai russi e le fanno pagare agli europei, italiani e tedeschi in primis, nel nostro caso stiamo parlando di sopravvivenza economica e nessuno, dico nessuno, può permettersi di mettere bocca. Perché quello che può accadere è che un industriale della ceramica che ha uno stabilimento a Sassuolo e uno negli Stati Uniti decida di spostare tutta la produzione possibile nello stabilimento americano in quanto l’energia gli costa un quinto di quello che pagherebbe in Italia. Sono prezzi che non ci possiamo permettere di pagare.

Se si continua così per un Paese che già deve fare i conti con venti anni di crescita zero alle spalle e cinque milioni di persone in meno in età di lavoro da qui a vent’anni, un tessuto economico e civile spaccato in due come una mela, cumulare ai costi del nuovo ’29 mondiale da pandemia globale un surplus di costi energetici da battaglie geopolitiche interne tra alleati, Stati Uniti e Europa, e esterne per la leadership del nuovo ordine mondiale con Cina e Russia, è di sicuro assolutamente fatale.

Qui rischia di andare a gambe all’aria la nostra manifattura, rischiano la botta finale pezzi vitali come turismo, agricoltura, trasporti. Facciamola breve: qui rischiano di saltare l’Italia e la sua economia. Per capirci, non stiamo parlando della distribuzione dei colori dentro il quadro, ma del quadro che non c’è più. La Russia fino a oggi con il suo gas ci ha fatto nuotare, ogni tanto ci fa bere un po’ d’acqua, ma con le sanzioni dalla sera alla mattina questo rapporto salterebbe. Il mare italiano della sopravvivenza si prosciuga mentre comincia la grande questua di acqua nuova presso giapponesi, americani, nigeriani, arabi, dal Qatar e così via. Nel passaggio da un’acqua all’altra si muore.

Anche se vi potrà sembrare un salto un po’ ardito è la stessa identica ragione per la quale Draghi tutto può fare meno che sbracare sulla legge di bilancio con un nuovo scostamento e il suo governo di unità nazionale tutto può fare meno che indietreggiare di un millimetro sulle riforme esecutive di fisco, concorrenza, giustizia civile e penale, pubblica amministrazione, codice degli appalti, scuola professionale e così via.

Perché fare uno scostamento di bilancio di decine di miliardi per un Paese che ha 2700 miliardi di debito pubblico 700 dei quali sottoscritti con i soldi della Banca centrale europea e in pancia alla Banca d’Italia, per cui se si riaccendono spirali inflazionistiche da salario e altro sono guai serissimi, significa mettere in discussione la sua sopravvivenza. Anche perché quest’anno i 142 miliardi di acquisti della Bce se tutto va bene si ridurranno a 60, ma i titoli da collocare della Repubblica italiana per pagare stipendi e pensioni sono sempre sopra i 400 miliardi. È chiaro che tutte queste tensioni internazionali hanno già fatto raddoppiare i tassi dei nostri titoli decennali e aumentano il peso del nostro indebitamento, ma aggiungere a tutto ciò un surplus di specifico problema italiano di finanza pubblica significherebbe togliersi la vita.

Perché davanti a un piano di Next Generation Eu della nuova solidarietà europea che gioca la sua partita decisiva in Italia, le riforme diventano obbligazioni assunte dalla Repubblica italiana a fronte di metà del programma europeo di prestiti e di un terzo considerando il fondo perduto (in tutto 191,5 miliardi). Anche qui stiamo parlando di sopravvivenza perché questa è l’ultima, insperata, estrema opportunità concessa all’Italia di potere accompagnare a un percorso di riforme, che nel breve produce sacrificio e nel lungo termine rinascita, un volume prezioso di investimenti pubblici capace di mobilitarne altrettanti di privati indispensabili per riunificare le due Italie, investire su capitale umano e ricerca, preservare consolidandola l’integrità della sua economia. Che è ancora quella di una grande forza industrializzata fiaccata però dai vizi del debito pubblico e dalla paralisi della sua macchina pubblica.

Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Al di là del balletto diplomatico americano ciò che ci preoccupa in Ucraina sono le tensioni tra bande di amici e di nemici. Quando in certe regioni è in atto una guerra civile tutti ci danno dentro ed è lì, dal campo, che la situazione può sfuggire di mano, la guerra diventare realtà e fare scattare le nuove sanzioni americane a Putin che mettono fuori gioco l’Italia. Così come l’incidente può scappare in un Parlamento ancora immerso nei fumi delle Quirinalizie e nella sindrome delle bandierine identitarie come anche la giornata di ieri ha dimostrato. Si tende pericolosamente a confondere con le manovre elettorali dei partiti l’estremo rispetto di Draghi per i parlamentari e la situazione complessiva dell’Italia con le sue obbligazioni assunte da tutti nei confronti dell’Europa e degli investitori globali. Anche qui se scappa l’incidente, è di sicuro mortale. Bisogna che almeno tutti ne prendano coscienza.


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