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Roberto Calderoli

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Sul piano istituzionale si vedono i segni del lavoro prezioso di Mattarella e della azione riequilibratice di Giorgia Meloni. La coerenza di Calderoli sarà misurata dalla attuazione del modello Fitto. Che significa: 1) via le marchette di Regioni del Sud e del Nord, lo scandalo dei progetti sponda dei fondi di coesione e sviluppo, e concentriamo tutto nella ricostruzione dei diritti di cittadinanza violati a partire da scuola, ospedali e trasporti; 2) utilizziamo le risorse di Pnrr e Repower Eu per fare mega piano di rinnovabili e infrastrutture energetiche, ferroviarie, digitali nel nostro Sud attraverso una struttura tecnica tipo Cassa di Pescatore capace di spendere e una rimodulazione degli interventi che ponga al centro dell’agenda mediterranea e europea il Sud. Che deve accettare di essere sotto esame per l’efficacia della sua azione.

Nessuno si permetta nemmeno lontanamente di pensare di potere fare una qualsivoglia riforma di autonomia differenziata senza un voto a maggioranza qualificata del Parlamento. Perché quando si incide sulla sostanza dei principi costituzionali non basta ribadire quelli di unità giuridica ed economica, indivisibilità e autonomia, aprendo a un processo di semplificazione e sburocratizzazione del decentramento amministrativo.

Non basta per la semplice ragione che siamo dal 2009, altra legge Calderoli, dentro un meccanismo perverso di federalismo fiscale all’italiana che di anno in anno acuisce i divari tra un territorio e l’altro negando i diritti di cittadinanza di almeno venti milioni di persone rispetto agli altri quaranta su temi vitali come la sanità, la scuola e i trasporti. Non basta neppure mettere nero su bianco all’articolo 1 di un disegno di legge che speriamo sia solo la cornice di un quadro che non verrà mai dipinto se non si vincolerà ogni nuovo meccanismo di autonomia alla determinazione dei livelli essenziali di prestazione che riguardano i diritti civili e sociali di tutti i cittadini italiani e che proprio per questa ragione devono essere garantiti ovunque dalle Alpi a Pantelleria.

Bisogna prima fare i conti con l’operazione verità su uno Stato che fa figli e figliastri e si nasconde dietro il grimaldello di un pasticcio di ventidue anni fa della Sinistra e di un federalismo fiscale della Destra del 2009 che hanno consentito negli ultimi dieci anni di fare finanziare le Regioni più ricche da quelle più povere per 14 miliardi attraverso i viaggi della speranza della sanità dopo avere deciso in modo strutturale che le Regioni più ricche dovessero ricevere per ogni loro cittadino molto di più di quello che ricevono le Regioni più povere avendo adottato come criterio unico di erogazione dei trasferimenti pubblici quello della spesa storica.

Uno scandalo che rappresenta la peggiore delle vergogne italiane perché addirittura sugli ospedali e le cure mediche come sull’istruzione e sui trasporti si decide a tavolino che se nasco a Reggio Calabria sono un cittadino di serie C e se nasco a Reggio Emilia sono un cittadino di serie A. Siamo oltre ogni decenza e pensare di legittimare in modo strutturale con qualche nuovo marchingegno la miope perversità di questo meccanismo è semplicemente aberrante. Per questo il testo è stato più volte corretto e riscritto e ora possiamo dire che si sente il peso della posizione fermissima più volte ribadita dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella.

Questo giornale pubblica ogni giorno in prima pagina le sue parole pronunciate a Bergamo nel novembre del 2022: punti fermi sono la garanzia dei diritti dei cittadini, che al Nord come nel Mezzogiorno, nelle città come nei paesi, nelle metropoli come nelle aree interne, devono poter vivere la piena validità dei principi costituzionali.

Siamo altrettanto consapevoli che la stessa premier, Giorgia Meloni, ha fatto sentire con forza la sua voce dicendo chiaro e tondo che non possono esistere cittadini di serie A e cittadini di serie B. D’altro canto la storia politica interna e di conservatorismo europeo della nuova Destra italiana di cui la prima presidente del Consiglio donna della Repubblica è espressione parla questo linguaggio, non quello della frammentazione.

Così come è evidente che solo questo bagaglio di idee e di valori può avere costretto il ministro Calderoli a mettere per iscritto all’articolo 1 del suo schema di disegno di legge che “tali livelli (quelli essenziali di prestazioni detti Lep ndr) indicano la soglia costituzionalmente necessaria e costituiscono il nucleo invalicabile per rendere effettivi tali diritti e per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari tra lo Stato e le autonomie territoriali, per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti civili e sociali”.

Il punto dirimente, però, è un altro. Questa solenne affermazione di principi nella situazione data può essere utile perché si faccia finalmente l’operazione verità sulle diseguaglianze territoriali frutto di un federalismo malato che ha minato per oltre dieci anni la competitività e le ragioni di sviluppo solidale dell’Italia e che affonda addirittura in una sperequazione che finanzia i ricchi con i soldi dei poveri. Non può consentire, però, di fabbricare le decine di miliardi che servono per sanare in modo effettivo queste diseguaglianze come auspica la legge.

Il rischio atomico è che si riproduca il modello del 2009 per cui si comincia a delegare e distribuire ulteriormente a favore dei più ricchi in attesa di trovare le risorse pubbliche introvabili a favore dei più poveri per sanare le miopi disparità di partenza con il loro carico odioso di inciviltà. Siamo certi che Mattarella, Meloni e Fitto sapranno fare muro, le parole in conferenza stampa di Calderoli e Casellati sono state inequivoche, ma il Parlamento dovrà dire la sua con il peso della sua sovranità e i tempi di gestazione di un eventuale riassetto delle funzioni dello Stato così rilevanti sono obbligatoriamente quelli di una legislatura.

Bisogna utilizzare i fondi europei per ridurre le distanze di partenza facendo spesa effettiva e attuando trasferimenti certi con criteri differenti. Bisogna chiarire in modo assoluto che su scuola e sanità non sono ammissibili corsie differenziate. Bisogna avere contezza che sui temi strategici dell’energia e delle grandi reti la frammentazione dei poteri coincide con la frammentazione decisionale che ha bloccato il Paese negli ultimi vent’anni facendone sempre il fanalino di coda europeo tranne che durante la stagione del governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. Parliamoci chiaro.

Questo schema di legge non ha niente a che vedere con la prima bozza Calderoli. Perché non ci si limita a chiedere un parere al Parlamento, ma un atto di indirizzo e, soprattutto, il testo finale approvato dal Consiglio dei ministri dovrà essere sottoposto a un voto a maggioranza assoluta del Parlamento. Il lavoro di ricucitura con i principi invalicabili sanciti dalla nostra Costituzione è stato fatto anche se andrà sempre vigilato con attenzione. Chiariamoci bene, però.

La coerenza politica di quello che è stato affermato dal ministro Calderoli passa per la capacità politica di attuare fino in fondo il modello Fitto. Che significa essenzialmente fare due cose. 1) Togliamo le marchette alle Regioni del Sud e del Nord e chiudiamo lo scandalo dei progetti sponda dei fondi di coesione e sviluppo per concentrarli nella ricostruzione dei diritti di cittadinanza violati a partire da asili nido, scuola, ospedali e assistenza agli anziani 2) Utilizziamo le risorse del Piano nazionale di ripresa e di resilienza per fare le infrastrutture energetiche, ferroviarie, digitali nel nostro Mezzogiorno che è stato colpevolmente abbandonato sperimentando modalità di spesa effettiva che passano attraverso una centralizzazione efficace della capacità di spesa e una priorità altrettanto strategica nell’agenda del Paese.

Per essere chiari tra una rimodulazione e l’altra del Pnrr e l’utilizzo delle risorse di Repower Eu l’80% delle risorse europee deve essere destinato al Sud e serve una nuova Cassa come fu ai tempi di Pescatore che fa le cose nei tempi prestabiliti e liquida tutte le clientele regionali e ministeriali. Questa paradossalmente è la vera autonomia che serve al Paese.


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