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Il merito di Fitto è avere sollevato il problema di una governance unitaria. Che non vuol dire centralizzazione, ma responsabilizzazione e concreta possibilità di programmare e fare le cose. Avendo, dunque, il coraggio di volere abbattere i due tabù che impediscono di moltiplicare la forza strutturale dell’economia italiana dotandola di un apparato tecnico-istituzionale che permette di fare investimenti pubblici. Abbiamo scoperto oggi quello che avremmo scoperto domani perdendo faccia e fondi europei. I Capi delle Regioni sono i meno titolati ad alzare la voce e recuperino in fretta su Pnrr e dissesto idrogeologico la cultura dell’efficienza e del rispetto della gerarchia dei poteri.

Il merito principale che ha avuto il ministro Raffaele Fitto nella gestione della delicatissima delega politica che riguarda l’utilizzo di tutti i fondi europei è quello di avere sollevato dal primo momento il problema di una governance unitaria. Che non vuol dire centralizzazione, ma responsabilizzazione e concreta possibilità di recuperare una visione di lungo termine e una capacità effettiva di spesa produttiva. Avendo, dunque, il coraggio di andarsi a misurare con i due tabù che ancora oggi impediscono di moltiplicare la resilienza e la forza strutturale non più discutibile dell’economia italiana dotandola di un apparato tecnico- istituzionale che permette di fare investimenti pubblici e migliorare le situazioni di contesto. Abbiamo scoperto oggi quello che avremmo scoperto domani avendo perso faccia e fondi europei.

Questo è il merito politico dell’operazione verità condotta da Fitto che viene strumentalmente utilizzata oggi per speculare politicamente sulla “fiduciosa attesa” per l’incasso della terza rata del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) e per gettare ombre sul lavoro molto serio che si sta facendo per incassare anche le rate future concentrando le risorse su pochi grandi interventi. Che è anche l’unico modo per restituire fattibilità esecutiva e rispondere soprattutto ai principi ispiratori del disegno europeo di riequilibrio territoriale e a un progetto Paese che vede nel grande hub energetico-industriale del Mediterraneo al Sud e nella forza della sua impresa esportatrice, al Nord come al Sud, i due motori capaci di garantire alla macchina italiana di mantenere la velocità sostenuta che da tre anni in qua la distingue dalle altre grandi economie europee.

Ci vuole una struttura centrale che obblighi il Paese ad agire e che tuteli anche sul piano civile chi dovrà poi firmare le determinazioni che permettono di aprire i cantieri e di fare le opere. Da quelle energetiche, capaci di sfruttare maree, vento e sole del nostro Sud a quelle di qualificazione delle fonti fossili, come avverrà con il Repower Eu di 7 miliardi nel Pnrr, fino a tutti gli interventi programmati e mai realizzati nella lotta contro il dissesto idrogeologico che riguarda gli invasi come le dighe e la tenuta dei letti dei fiumi. Passando per un cospicuo intervento sotto forma di credito di imposta a sostegno del forte tasso di investimenti innovativi che è il segreto del successo del nostro Made in Italy sui mercati mondiali.

Il Paese ha disperato bisogno di ritornare, proprio come sta facendo con i fondi europei, a una programmazione nazionale di lungo termine che mette il Sud al centro del mondo capovolto dai carri armati russi in Ucraina che hanno rotto i fili dell’asse Est-Ovest. Il Paese deve essere capace di attivare un flusso stabile di sostegno strategico agli investimenti pubblici e privati. I capi delle Regioni che hanno fatto perdere soldi europei o li hanno recuperati su progetti clientelari danneggiando comunque lo sviluppo sano del Paese sono i meno titolati ad alzare la voce o addirittura a volere fare lezioni. Si recuperi piuttosto uno spirito unitario del fare rimanendo tutti al proprio posto e facendo quello che si è chiamati a fare. Sapendo che se si arriverà in ritardo o si faranno giochetti strani c’è una gerarchia di poteri che te lo impedirà perché esprime il primato della responsabilità. Questo è l’interesse dell’Italia, il resto sono chiacchiere, anche molto pericolose.


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