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È l’unica scelta seria che si può fare per tutelare in casa il ruolo moderato nello schieramento di centro destra e portare al traguardo in Europa il processo di evoluzione del centro da sinistra a destra iniziato oltre vent’anni fa da Berlusconi. Senza una figura con la statura internazionale di Tajani viene meno per un partito popolare europeo percorso da venti che non si muovono tutti nella stessa direzione, l’interesse strategico nei confronti della filiale principale italiana che non può essere rappresentato né dalla Lega che resta schierata con la Le Pen né da chi comanda in Italia e dirige il partito dei conservatori europei. Solo così la Meloni può vincere la grande partita del nuovo conservatorismo alla guida dell’Europa.

Giocare subito tutti insieme e senza riserve la carta Tajani. È l’unica cosa seria che può fare Forza Italia per tutelare in casa il suo ruolo moderato nello schieramento di centro destra e portare al traguardo in Europa il processo di evoluzione del centro da sinistra a destra iniziato oltre vent’anni fa da Berlusconi. Perché la prima cosa di cui bisogna prendere coscienza è che per il Partito popolare europeo nel bene e nel male Berlusconi era un traino. Il primario interesse di questo partito oggi è quello di potere continuare a tenere dentro Forza Italia come espressione di questa eredità. Non come espressione di una componente storica che si scioglie in un’altra componente maggioritaria che esprime una storia che ha origini diverse ed è quella della nuova Destra al governo in Italia. Per avere sempre incarnato questo filone di pensiero e per i ruoli di responsabilità ricoperti con unanime apprezzamento a livello di Commissione Europea e come Presidente del Parlamento europeo l’attuale vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è la sola personalità che può svolgere in modo riconosciuto questo ruolo.

Il rapporto eccellente tra Tajani e la Meloni, con tutte le sensibilità comuni e l’azione coordinata svolta per spostare l’Europa sul nuovo asse strategico Sud-Nord del Mediterraneo, non può che favorire questo processo che ha il vantaggio di fare coincidere gli interessi dell’unicum politico rappresentato in Italia e in Europa da Berlusconi con gli interessi complessivi dell’intero schieramento di centro destra italiano in casa e in Europa. Se si apre dentro Forza Italia una lotta all’ultimo coltello tra diadochi come ai tempi di Alessandro Magno o peggio ancora lo spettacolo di liti da comare da basso impero, il rischio concreto è di mandare tutto a scatafascio perché questa guerra di bottega interesserebbe più i quadri dirigenti che gli elettori. Visto che una parte dei quadri si è già mezza spostata verso la Lega e un’altra parte di quadri si interroga se scegliere l’incognita del terzo polo.

Questi spostamenti non riguardano per ora gli elettori e la Destra di oggi al governo ha interesse a capitalizzarli lì anche nel ricordo di Berlusconi, non altrove. Pure la famiglia o si inventa un papa straniero o molto più realisticamente ha interesse a assecondare la tenuta di Forza Italia con il meglio che ha dentro una normale azione di buon rapporto con la politica di governo dominante che appartiene alla tradizione di un gruppo mediatico ormai molto globalizzato anche se ancora con forti radici nel suo Paese. Nel tempo il solco tra politica e impresa inevitabilmente si allargherà sempre di più.

Senza una figura con la statura internazionale di Tajani viene costitutivamente meno agli occhi di un partito popolare europeo percorso da venti che non si muovono tutti nella stessa direzione, quell’interesse strategico nei confronti della filiale principale italiana che non può essere rappresentato né dalla Lega che resta in schieramento con la Le Pen né da chi comanda in Italia e guida il partito dei conservatori europei.

I nuovi equilibri politici europei peraltro tutti da costruire e ancora lontani nei numeri, portati avanti da Weber e dalla sua corrente dentro il partito popolare europeo, hanno bisogno come il pane della filiale italiana di derivazione berlusconiana e questo serve molto alla Meloni. Che deve decidere se pensare a mangiarsi in casa quel che resta di Forza Italia o se dare la priorità al coronamento con una nuova Destra centro guidata da lei quel percorso europeo anticipatore intuito da Berlusconi senza avere le possibilità concrete per attuarlo.


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