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Invece di sanzionare questi comportamenti e condannare chi li mette in atto, lo sport nazionale è fare speculazione da una parte e dall’altra, ma la politica non si può ridurre a un gioco di speculazioni incrociate. Perché si costringe la premier a barcamenarsi tra di esse fino alle elezioni europee. Tutto diventa solo comunicazione elettorale. Quanto ne guadagnerebbe la politica italiana se uscisse dal teatrino quotidiano e prendesse il toro per le corna sulle due grandi emergenze che sono la sanità pubblica in crisi e una amministrazione nazionale e territoriale che non aiuta a fare gli investimenti?


DOVREMMO avere una classe politica di governo e di opposizione che si sporca le mani da mattina a sera con la pubblica amministrazione lavorando tutti insieme nel solco tracciato dalla nuova governance unitaria voluta da Fitto e apprezzata in Europa. O dovremmo avere una classe politica di governo e di opposizione che fa altrettanto con la sanità per spendere i soldi che non siamo capaci di spendere con Regioni e ministero, chiedere, ottenere e spendere le risorse europee del Mes sanitario per tagliare le liste d’attesa e fare finalmente partire la nuova medicina del territorio.

La migliore economia europea – fatta di imprese esportatrici che collezionano record, capacità di attrazione turistica internazionale ai massimi, servizi che esplodono e famiglie che spendono avendo maggiore potere d’acquisto – meriterebbe una classe di governo, forze di opposizione e amministratori territoriali tutti impegnati in questa direzione dichiarandolo pubblicamente e facendolo concretamente con atti operativi corroborati da quella dialettica costruttiva che è la base delle grandi democrazie del mondo e delle comunità più operose.

Invece passano il tempo a inventarsi uno slogan al giorno, l’ultimo è un condono senza nemmeno un atto scritto, o a coprirsi di fango reciprocamente non per fare questa o quella cosa, giusta o sbagliata che sia, ma per racimolare qualche voto alle europee o alle regionali, comunali e così via in un Paese dove si vota sempre e questo autorizza la libera uscita dai problemi. Prendiamo la telenovela infinita di Bari che presuppone preliminarmente una condanna senza se e senza ma di un metodo di manipolazione del voto e, cosa ancora più inquietante, dei fili che conducono a quegli intrecci opachi tra politica e criminalità. Ovviamente tutto questo accade in una regione del Mezzogiorno che ha fatto miracoli e non è più quella di dieci anni fa e in una città come Bari presa a modello di amministrazione e ovviamente ci si domanda come è possibile che questo uno-due giudiziario avvenga due mesi prima delle elezioni.

Che cosa è successo in questo mese perché tutto ciò non sia venuto fuori prima? Tutti questi interrogativi, sia chiaro, lo ribadiamo a scanso di equivoci, prescindono dalla condanna senza se e senza ma di un metodo di manipolazione delle elezioni di cui evidentemente tutti parlavano. Costumi che hanno radici malate lontane. Dalla scarpa di Achille Lauro a Napoli, una prima del voto e l’altra dopo, alla busta della spesa pronta fuori dalla cabina in Sicilia. Il fatto nuovo raccapricciante è che siamo caduti così in basso che, come è già stato sottolineato, bastano cinquanta euro per comprare un voto e, aggiungeremmo noi, se questo è il prezzo della democrazia non siamo messi male, ma malissimo. Potremmo arrivare alla conclusione, ma non intendiamo farlo dato che non è vero, che siamo irrecuperabili perché invece di sanzionare questi comportamenti e condannare in modo esemplare chi li ha messi in atto, lo sport nazionale è quello di sfruttare la situazione per fare speculazione politica da una parte e dall’altra.

È bene, però, a questo punto, dirsela tutta e affermare con la solennità possibile che la politica non si può ridurre a un gioco di speculazioni incrociate. Dobbiamo interrogarci su che cosa significa creare un clima politico dove di fatto la premier Meloni è costretta a barcamenarsi tra queste faccende fino alle elezioni europee di giugno. Dobbiamo almeno interrogarci su quanto male fa all’Italia una politica bloccata in maniera assurda in attesa di quello che succederà alle europee. Perché l’unica cosa che interessa a tutti è capire chi prenderà uno 0,5% in più o in meno alle elezioni. In un contesto simile tutte le speculazioni possibili e immaginabili prendono corpo. Si farà o non si farà un rimpasto? È se sì quando e con quanti ministri? Salvini si inventa il condono dentro le quattro mura che viene messo in pista di sicuro nel momento sbagliato. Ovviamente non ci sarebbe nemmeno un testo scritto che raccoglie queste idee. Per cui se ne dà notizia e se ne discute senza che nessuno sappia quali sono le piccole irregolarità edilizie di cui si parla. Tanto oggi tutto è solo una questione di comunicazione elettorale.

Come è una questione di comunicazione elettorale ritenere che ci possa essere chi è in grado di dire se un giornalista è neutro o no pur essendoci un evidentissimo problema di qualità del dibattito della pubblica opinione italiana. Tutto serve solo ad alimentare confusione. Quanto ne guadagnerebbe la politica italiana se uscisse dal teatrino quotidiano e prendesse il toro per le corna sulle due grandi emergenze del Paese che sono la sanità pubblica in crisi e una amministrazione nazionale e territoriale che non aiuta a fare gli investimenti.


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