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Guido Crosetto

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Ci sentiamo presi in giro da Antonio Tajani e da Guido Crosetto, neo costituzionalisti a (dis)honorem, che hanno giustificato la loro posizione invocando l’articolo 11 della Costituzione con le parole ‘’ripudia la guerra’’
che sono state il pretesto dei pacifisti a senso unico


Vista la penuria di santi, eroi, poeti e navigatori il Paese sta riconvertendo il genius italicus, sfornando legioni di costituzionalisti. Tra questi nuovi protagonisti del vivere civile, alcuni sono discepoli di grandi maestri e insegnano in importanti atenei. Altri si limitano a ripetere ciò che hanno sentito dire, la sera al bar, dopo aver commentato l’ultima partita di campionato. I primi, a turno, hanno criticato o difeso la Costituzione, a seconda dei casi e di quali governi amici o nemici che si erano messi in testa di fare delle riforme. In epoche diverse tutti hanno suggerito le stesse riforme (presidenzialismo, premierato, federalismo, ecc.) che in seguito hanno demonizzato quando se ne occupavano gli avversari ovvero i consiglieri dei principi nemici.

I secondi appartenenti al ”generone” della politica, molto più prosaicamente, hanno usato la Costituzione come una arma da usare nella polemica politica, cogliendo fior da fiore e avvalendosi di una interpretazione utilitaristica ed affrettata; in pratica strumentalizzando la legge fondamentale della Repubblica e i suoi natali. Senza andare troppo indietro, se ci accontentiamo di seguire il dibattito politico ci sono molte partite che si giocano sul campo della Costituzione, tutte di grande rilievo. Partiamo dalla questione della giustizia. Per realizzare l’obiettivo della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante è necessaria una revisione costituzionale; ma il problema non è questo, Pur essendo la Carta del !948 una Costituzione rigida (per non correre i rischi dello Statuto Albertino che venne modificato a sostegno di una regime totalitario), ma non immodificabile.

Per la sua revisione è prevista una procedura lunga e complessa che può arrivare persino ad un referendum popolare confermativo, alla fine del quale – se le modifiche vengono approvate – è veramente arduo sostenere che è stata violata la Costituzione, come se quel testo contenesse un’anima trascendente le stesse norme. Il medesimo discorso vale anche per la c.d. autonomia differenziata per la quale vale il principio evangelico:” chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. La maggioranza di destra oggi, per realizzare il suo discutibile obiettivo, si avvale di una possibilità riconosciuta e ammessa nella c.d. riforma del titolo V che, all’inizio del millennio, venne salutata come un’importante operazione di una maggioranza e di un governo di centro sinistra.

Su queste tematiche avremo modo di tornare seguendo l’iter parlamentare dei relativi progetti di legge. E non mancheranno i colpi di scena perché il governo sembra determinato, mentre le opposizioni sfidano sui grandi principi che fanno da usbergo della democrazia la maggioranza, accusandola di perseguire l’instaurazione di un regime autoritario.
Ci sono invece due casi recenti in cui i costituzionalisti immaginari hanno dato il peggio di sé. La comunità internazionale che da più di 800 giorni sostiene, anche militarmente, la resistenza dell’Ucraina contro l’aggressione russa deve aver provato un senso di vergogna a costringere un popolo che si vuole aiutare a combattere con un braccio legato dietro la schiena, contro un nemico che si avvale di tutti i mezzi di cui dispone.

Così è maturata la scelta di permettere all’esercito ucraino (che ha rischiato per settimane di restare senza munizioni) di ”difendersi” in maniera più efficace senza precludersi – a causa del divieto dei paesi amici – di varcare il confine russo con le armi messe a loro disposizione. Premesso che la distinzione tra armi offensive e difensive è un tema da azzeccagarbugli in malafede, perché per difendersi è necessario neutralizzare le piazzole e le aree dove tuona il cannone e vengono lanciai i missili, altrimenti la guerra diventa un campionato di tiro al piccione in cui, al posto di poveri pennuti, occorre intercettare al volo i droni di provenienza iraniana che sorvolano l’Ucraina, i governo occidentali fino ad oggi si sono attaccati a quella narrazione di comodo per tenere buone le opinioni pubbliche e contenere le suggestioni alla resa pacifista.

Anche in questo caso l’Italia si è fatta riconoscere. Insieme a Belgio e Spagna (e Ungheria che le armi, siano esse difensive od offensive, le tiene per sé) a confermato il divieto a colpire il territorio russo. Matteo Salvini si è scatenato: ”né un uomo né un soldo italiani saranno mai impiegati per combattere e uccidere i russi”. Lo sappiamo, il Capitano va dove lo porta il cuore e i grandi amori (per Putin) non finiscono – dice la canzone – fanno giri immensi poi ritornano”. Ci siamo invece presi in giro da Antonio Tajani e da Guido Crosetto, neo costituzionalisti a (dis)honorem, che hanno giustificato la loro posizione invocando l’articolo 11 della Costituzione con le parole ”ripudia la guerra” che sono state il pretesto dei pacifisti a senso unico.

È difficile sostenere che basta assegnare alle armi la loro vera funzione difensiva per violare una norma costituzionale che invece consentiva la linea di condotta tenuta fin dall’inizio. In realtà il distinguo sull’Ucraina è coerente con la polemica strisciante che la maggioranza ha assunto con toni diversi a seconda delle sue componenti, nei confronti della prospettiva europea. Meloni mostra tendenze nostalgiche verso l’Europa delle patrie. L’ala trucida della Lega ha addirittura attaccato Mattarella per aver prefigurato una sovranità europea.
Anche in questo caso Salvini ha usato la Costituzione come se fosse una salsiccia, citando a pezzi l’articolo 1: ‘La sovranità appartiene al popolo” dimenticando di aggiungere ” che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Con un rimando all’articolo 11 che nella seconda parte recita:”(l’Italia) consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. A proposito: oggi si celebra l’80° anniversario del D Day, la più grande operazione di sbarco della storia che portò alla sconfitta del nazismo in Europa. Se gli Alleati avessero usato solo armi difensive saremmo ancora intenti a sfoggiare croci uncinate. A proposito: oggi si celebra l’80° anniversario del D Day, la più grande operazione di sbarco della storia che portò alla sconfitta del nazismo in Europa. Se gli Alleati avessero usato solo armi difensive saremmo ancora intenti a sfoggiare croci uncinate.


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