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L'arresto di una donna in Russia durante le proteste contro la guerra

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Vladimir Putin ha scatenato quella che sembra a tutti gli effetti una guerra a tutto campo per la conquista dell’Ucraina: che poi voglia mantenerla formalmente indipendente oppure voglia annetterla alla Russia fa poca differenza.

Egli intende eliminare l’Ucraina come soggetto sovrano e tacitare con la forza ogni aspirazione o vagito di democrazia in Russia e dintorni. La vera minaccia che proveniva da Kiev non era infatti in alcun modo militare (così come al Cremlino sanno benissimo che la Nato non ha mire espansioniste sulla Russia), ma era politica. Manteneva in vita l’idea che poteva esistere un modo migliore di vivere rispetto a quello imposto dal regime.

IL RISCHIO PER MOSCA

A questa urgenza si aggiunge la convinzione, ben radicata nella cultura russa dopo secoli di guerre, invasioni e contro-invasioni, che solo i grandissimi spazi possono garantire la sicurezza e la difesa della madrepatria: e l’Ucraina è parte integrante di questa visione. È facile oggi, ad attacco in pieno svolgimento, concludere che esso era in realtà inevitabile e che Putin aspettava solo che maturasse il momento a suo avviso tatticamente migliore. Ma resta comunque la sensazione che questa scelta del Cremlino potrebbe nel più lungo termine rivelarsi un disastro, se non per Putin, quanto meno per la Russia.

L’autocrate del Cremlino non sembra aver compreso appieno le ragioni del crollo dell’Urss e del suo impero, che non furono di natura militare, ma sociali ed economiche. Mikhail Gorbaciov dovette prendere atto del fatto che l’impero era troppo costoso e stava portando in rovina la stessa Urss, per cui l’abbandono dell’Europa Orientale era in realtà una necessità, non una scelta.

IL COSTO ECONOMICO

La situazione attuale della Russia non è molto migliore. Le sanzioni occidentali, destinate a intensificarsi, peggioreranno il quadro economico, costringendo Mosca a una dipendenza sempre maggiore da Pechino: una situazione certo non molto comoda.

Purtroppo queste considerazioni non possono porre fine alle operazioni militari in corso, ma peseranno sulle prossime scelte della Russia e potrebbero determinare il successo o l’insuccesso del suo disegno di lungo termine. La scelta di privilegiare l’uso (e quindi anche il finanziamento) della forza militare, in un quadro di forte debolezza economica, è oggi in parte mascherato dalla crescita dei prezzi del gas e del petrolio, che regalano a Mosca i capitali necessari per finanziare la guerra.

Tuttavia questo significa anche che tali capitali non saranno investiti in attività produttive e non serviranno a migliorare le condizioni di vita del popolo russo. Per di più anche il mantenimento di un forte controllo politico sull’Ucraina avrà un costo alto, specie se le sanzioni occidentali impediranno alla Russia di sfruttare le potenzialità di esportazione dell’importante parco industriale ucraino.

L’IMMAGINE DI MOSCA ALL’ESTERO

Anche dal punto di vista politico, la Russia era impegnata in una complessa partita di crescita del suo ruolo internazionale, dal Medio Oriente all’Africa, in concorrenza con le potenze occidentali. Questo attacco all’Ucraina non accrescerà i consensi nei confronti di Mosca.

Potremo presto toccare con mano quale sia la reale influenza politica russa osservando l’andamento del voto sulla mozione di condanna della Russia che gli Usa intendono presentare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. È un voto apparentemente privo di conseguenze pratica, ma è anche la cartina al tornasole del soft power russo di oggi e di quanto effettivamente la Cina vorrà spendersi in suo appoggio).

Vedremo dunque come si svilupperà la crisi nel più lungo termine. Oggi una potenza zoppa, molto ben armata, ma vestita di stracci, sta conquistando un Paese che stava lentamente integrandosi nel sistema economico europeo e mondiale. Questa conquista, se portata a compimento, condannerà anche l’Ucraina alla crisi economica, che dovrà in qualche modo essere coperta da Mosca.

Forse questa avventura militare è giustificata agli occhi di Mosca dal fortissimo desiderio di riconquistare spazio e profondità strategica, ma le guerre non le vincono o perdono solo gli eserciti, ma le società nel loro insieme. Solo col tempo vedremo chi avrà realmente vinto questa partita.


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