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MENTRE l’offensiva di Mosca  continua a devastare l’Ucraina, alcuni siti internet italiani sono finiti sotto attacco da parte di hacker russi, tra cui quelli del Senato e della Difesa. C’è già una rivendicazione, da parte di “Killnet”, un gruppo filorusso, avvenuta attraverso Telegram. Sono stati pubblicati gli indirizzi dei siti presi di mira: oltre a quello di Palazzo Madama e del ministero della Difesa, anche i siti dell’Istituto superiore di sanità e quello dell’Aci. Non ci sarebbero danni alle infrastrutture ma solo problemi di accesso alle pagine web. Alcuni giorni fa lo stesso gruppo aveva preso di mira diversi siti rumeni e, nel Regno Unito, aveva minacciato di interrompere il funzionamento dei ventilatori d’ossigeno negli ospedali. Quest’ultima azione era stata annunciata dopo l’arresto di uno dei presunti leader del gruppo, avvenuto da parte delle autorità britanniche. Il cyber attacco in Romania era stato motivato in questo modo: perché «lo Stato romeno sostiene l’Ucraina» nella guerra con la Russia.

LA BATTAGLIA IN UCRAINA

La battaglia di Azovstal prosegue a pieno ritmo, con l’esercito russo che ha intensificato gli assalti, avvalendosi di ogni mezzo a disposizione, dagli aerei all’artiglieria pesante, sino ai carri armati. Una guerra nella guerra per aggiudicarsi il controllo di un luogo diventato il simbolo stesso della resistenza ucraina nel Donbass, la regione agognata da Mosca. Gli attacchi vanno avanti senza soluzione di continuità dal termine dell’evacuazione dei civili.

Martedì scorso il Comune di Mariupol, per la verità, aveva denunciato la presenza di almeno cento residenti all’interno del polo industriale, ma le truppe filorusse hanno smentito. «Tutti i civili sono stati trasferiti dal territorio dell’impianto Azovstal di Mariupol – ha detto il leader dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin – quindi le forze della milizia popolare hanno mani libere». Sull’altra barricata c’è  il manipolo di soldati e miliziani ucraini che ancora difendono l’hub. «Eroi – nella lettura offerta a Sky News dal parlamentare ucraino Andrii Osadchuk – che lottano per l’intera civiltà occidentale». Anche Osadchuk ha confermato la totale evacuazione dei civili e la presenza all’interno di soli militari.

La situazione è comunque drammatica. Come lo è quella di altri centri abitati del Donbass. A Gorsky (nel Lugansk), secondo il capo dell’amministrazione militare regionale, Serhiy Gaidai (itato da Ukrinform), gli invasori avrebbero deliberatamente aperto il fuoco contro una scuola riservata ai bambini disabili. Sempre martedì i russi avrebbero bombardato quindici volte aree residenziali e infrastrutture della regione, tra cui il principale gasdotto di Severodonetsk, che ha riportato danni ingenti. Raid continuativi sarebbero poi condotti a Chernihiv (al nord) e a Sumy (nel sud).

Nell’Ucraina meridionale si trova anche Kherson, la cui nuova leadership locale si è detta pronta a chiedere l’annessione alla Russia, come già avvenuto con la Crimea nel 2014.  «Le autorità della regione di Kherson faranno appello al presidente russo Vladimir  Putin per includere la regione in Russia» si legge in un messaggio Telegram attribuito al vice-capo dell’amministrazione civile-militare Kirill Stremousov.  

IL CREMLINO E I NEGOZIATI

Fredda la risposta del Cremlino: «I residenti devono decidere da soli se aderire alla Federazione – ha detto il portavoce Dmitri Peskov – ma la questione deve essere chiaramente verificata, avere una giustificazione legale ed essere legittima, come nel caso della Crimea».  La presidenza russa ha poi risposto alle insistenti voci, provenienti in particolare dagli Stati Uniti, su un’imminente introduzione della legge marziale in Russia, precisando che non esistono piani in tal senso. Peskov, citando Putin, ha confermato che «l’operazione militare in Ucraina procede secondo i programmi».  Quanto ai negoziati «continuano in modo lento e inefficace». Sull’impasse dei colloqui è intervenuto anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, facendo intendere che la pazienza del suo governo comincia a esaurirsi.

LAVROV ATTACCA L’ONU

«Siamo pronti a condurre le trattative purché non sia troppo tardi – ha detto Zelensky – con ogni nuova Bucha, con ogni nuova Mariupol e nuove atrocità scompare il desiderio e la possibilità di negoziare, così come la possibilità di risolvere questo problema in modo diplomatico». Il segretario generale dell’Onu, da parte sua, durante una conferenza stampa congiunta con il presidente austriaco, Alexander Van der Bellen, ha osservato: «Le ostilità non dureranno per sempre. Verrà il momento in cui inizieranno i negoziati di pace, ma non lo vedo nel prossimo futuro».

Proprio le Nazioni unite sono state, però, criticate dal ministro russo degli Esteri, Sergej Lavrov. «L’Onu – ha sottolineato – ha perso l’occasione di raggiungere una soluzione politica, quando per sette lunghi anni non sono riusciti a reagire al sabotaggio da parte del regime di Kiev della risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza, che approvava gli accordi di Minsk sulla risoluzione del conflitto nell’Ucraina orientale».

«Mosca – ha assicurato – non vuole affatto una guerra in Europa, è l’Occidente a dichiarare che la Russia debba essere distrutta. Un Occidente che presto non sarà più partner energetico della Federazione, col risultato che venderemo il gas ad altri e loro pagheranno di più. Quando la guerra sarà finita l’Ovest del mondo dovrà smettere di violare la Carta delle Nazioni unite, promuovendo il cosiddetto mondo unipolare dominato dagli Usa e dai loro alleati».


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