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SARÀ un’escalation verbale ma l’Europa, di fronte ai sin troppo frequenti moniti russi sulle armi nucleari, vuole portarsi avanti col lavoro, a tutela di se stessa e dei propri cittadini. Così il Parlamento Ue, attraverso una risoluzione approvata ieri, ha formalmente chiesto ai Paesi membri e ai partner internazionali di preparare le contromisure in caso di attacco atomico condotto da Mosca. «Qualsiasi tentativo da parte della Russia – si legge nel documento – di presentare gli attacchi ai territori occupati come un attacco alla Russia stessa, e quindi come motivo per un attacco nucleare, è illegale e privo di fondamento e non dissuaderà l’Unione europea dal fornire ulteriore assistenza all’autodifesa dell’Ucraina».

Un sostegno, sinora, portato avanti a suon di aiuti militari, economici e con le sanzioni. Ieri, fra l’altro, il Consiglio europeo ha adottato l’ottavo pacchetto, che comprende anche il price cap sul petrolio russo. Una misura, che secondo il Cremlino «può avere un impatto molto distruttivo sugli orizzonti futuri dei mercati energetici e danneggiare quasi tutti gli Stati». Mosca era comunque preparata all’ennesima offensiva economica occidentale e già studia, almeno a sentire Vladimir Putin, le contromosse per le sanzioni che verranno. «La pressione delle sanzioni sulla Russia non farà che aumentare – ha detto il leader russo, che oggi compie 70 anni – e, a questo proposito, dobbiamo disporre di piani d’azione flessibili ed efficaci, calcolati sia a breve che a medio termine e implementarli in modo coerente».

Sulla politica delle sanzioni, in ogni caso, l’Ue continua a registrare tensioni interne. Arrivando a Praga per il vertice informale europeo su energia e pace, il premier ungherese, Viktor Orban, ha infatti avvertito: «Le politiche sanzionatorie errate di Bruxelles devono essere ripensate perché non sono state all’altezza delle speranze. La guerra non è ancora finita, i prezzi in Europa sono saliti alle stelle, mentre la Russia guadagna molti soldi da questa situazione».

Lo scenario bellico ucraino, d’altra parte, offre ben pochi margini alternativi di manovra. Il processo diplomatico, di fatto, si è interrotto nelle settimane successive all’invasione, lasciando spazio solo ai combattimenti. E alle atrocità commesse. Ieri un vasto bombardamento russo ha coinvolto la zona di Zaporizhzhia (fresca di annessione all’esito dei referendum del 23-27 settembre). I raid hanno distrutto diversi edifici residenziali e provocato un numero imprecisato di vittime, anche perché buona parte delle persone coinvolte si troverebbero ancora sotto le macerie. «Nella notte (tra mercoledì e giovedì ndr) sette missili russi hanno colpito persone che dormivano pacificamente nelle loro case a Zaporizhzhia – ha raccontato su Twitter il ministro ucraino degli Esteri, Dmytro Kuleba – Altri hanno colpito durante il giorno. I russi continuano a colpire deliberatamente i civili per seminare paura. Il terrore russo deve essere fermato con la forza delle armi, le sanzioni e il completo isolamento».

Vere e proprie camere delle torture, destinate ai prigionieri ucraini, sarebbero invece state scoperte della zona di Kharkiv. «In praticamente tutte le città e le grandi metropoli in cui si sono stabilite le truppe russe, sono stati trovati luoghi di detenzione di civili e prigionieri di guerra. I principali metodi di tortura includono percosse, soffocamento ed elettrocuzione, tra le altre pratiche» ha spiegato Serhii Bolvinov, capo del dipartimento investigativo della polizia regionale. In totale sarebbero ventidue e l’ultima sarebbe stata ritrovata a Piski-Radkivskii, nel distretto di Izium, dove sono state rinvenute giacche e borse del personale dell’esercito ucraino. Proprio le forze armate di Kiev stanno da settimane portando avanti una vasta controffensiva nelle zone occupate. Ieri dalle unità di difesa aerea ucraine sono stati abbattuti sei droni kamikaze russi (su un totale di 12) che avevano in precedenza attaccato le regioni di  Odessa e Mykolaiv.


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