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Quattro Evangelisti e poi Dodici Apostoli. Sono di dura pietra e guardano la scena che si consuma a Notre Dame intorno a loro.

Non arretrano, neppure fanno un passo avanti.

Restano immobili mentre il crepitio di una nube li fa spazzacamino di un presepe su cui non cade però la candida neve ma solo la fuliggine.

E loro stessi – palestinesi a Parigi – diventano maschere di carbone.

In quello stesso orario, in simultanea – quando il Diavolo ci mette la coda… – un altro incendio divampa a Gerusalemme. Le fiamme lambiscono le Stalle di Salomone, la sala di preghiera Marwani della moschea di AlAqsa, il terzo tra i luoghi santi dell’Islam.

I vigili del fuoco prontamente spengono la vampa mentre in Francia, nel Lunedì della Settima Santa, crolla la guglia – il simbolo più alto – e il primo pensiero va alla reliquia della Corona di Cristo custodita nella cattedrale più volte ricostruita per i tanti incendi nel passato.

L’importanza del Medioevo è qui. Tra la folla, capitato a Parigi per i suoi studi, c’è un uomo con gli occhi lucidi. È Franco Cardini, tra i massimi storici dell’Età impropriamente detta oscura. Le telecamere di Rai3 lo cercano per avere un commento a caldo e l’autore de I Giorni del Sacro su cui il riverbero del fuoco disegna la commozione non piange per il significato di cui parlano tutti: l’Unione Europea nientemeno, o il musical di Riccardo Cocciante.

E neppure per il pregio artistico, Cardini, versa le sue lacrime: “Ho visto letteralmente crollare la guglia centrale, quella ottocentesca, neogotica rifatta da Viollet-le-Duc al posto della precedente; era molto diversa e di originale è rimasto poco e certi simboli che vediamo oggi, e che tante guide riportano al Medioevo, sono in realtà ottocenteschi, di derivazione esoterica e massonica”.

Cardini piange, e il pubblico di Agorà applaude. L’applauso aiuta a smorzare l’emozione ma quel che tocca il cuore del grande storico non è un hashtag ma il segno.

Non dunque il meme frettolosamente cercato su Wikipedia dagli influencer – Roberto Saviano ricorre al Gobbo ridisegnato da Walt Disney, Fedez l’avrà già condiviso – piuttosto l’annuncio fin troppo riconoscibile tra i segni dei tempi, il timor di Dio.

Il sovra sensibile è all’opera se ben due templi – a Gerusalemme e a Parigi, vicinissime a dispetto della geografia – affrontano il fuoco “nel regno della Quantità”.

È René Guénon che nel 1945, dal suo romitaggio cairota, invia a Parigi il testo principiale (Il Regno della Quantità e i Segni dei tempi, in Italia edito da Adelphi) sullo scorrere dei cicli ormai prossimi al compimento: “L’odio per il segreto”.

Nel lunedì della Settima Santa, col Pontefice regnante pronto ad accogliere oggi la giovane Greta – testimone del filantropismo estremo, quello ambientalista – quattro Evangelisti e poi Dodici apostoli, tutti di pietra, s’ammassano intorno al segno. Tra le pareti annerite della Cattedrale che vide Bonaparte incoronarsi imperatore.

Un simbolo il cui segreto, roso dall’odio verso il trascendente, è consumato nell’indifferenza.

È quello stesso oblio che il 12 maggio 2013 – con un colpo d’arma da fuoco nella navata di Notre Dame de Paris – inghiotte Dominique Venner.

I benpensanti del meme hanno ribrezzo già a ricordare questo preciso episodio. Eccolo: Venner, l’autore de Il bianco sole dei vinti si toglie la vita con un colpo di pistola in bocca. Elegge la propria cattedrale a luogo del suo Segno, come un bonzo può darsi fuoco in Tibet e si uccide al modo di chi s’incammina verso i Segni, “amando la vita, non attendendo nulla nell’Aldilà se non il perpetuarsi della mia razza e del mio spirito”.

Lo scrive lui stesso nella lettera adagiata sulla sua stessa carcassa. “Offro quel che rimane della mia vita”, così si legge, “nell’intenzione di una protesta e di una fondazione. Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale Notre Dame de Paris che rispetto ed ammiro, che fu edificata dal genio dei miei antenati su dei luoghi di culto più antichi che richiamano le nostre origini immemorabili. Quando tanti uomini vivono da schiavi, il mio gesto incarna un’etica della volontà. Mi dò la morte al fine di risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell’anima e contro gli invadenti desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari. Essendo impossibile liberare il discorso dominante dalle sue ambiguità tossiche, appartiene agli Europei di trarre le conseguenze. Non possedendo noi una religione identitaria cui ancorarci, abbiamo in condivisione, fin da Omero, una nostra propria memoria, deposito di tutti i valori sui quali rifondare la nostra futura rinascita in rottura con la metafisica dell’illimitato, sorgente nefasta di tutte le derive moderne”.

Ecco il romanzo segreto di Notre Dame. Quattro Evangelisti, Dodici Apostoli e – tra i Segni – la lettera: quella di uno scrittore che s’è sparato in bocca.  


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