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Giovanni Floris

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Minibot, rublo e oppio tv.

Ormai l’italian way of life è fondata sulla soggettività e sulla percezione. La regola dell’uno vale uno si applica in ogni campo e troneggia nei talk show televisivi. Se si deve parlare di pensioni non si devono fare dei ragionamenti troppo tecnici; e l’opinione del salumiere dell’angolo (con tutto il rispetto per la categoria) conta come quella di Elsa Fornero, perché – secondo gli autori – le questioni vanno affrontate dal punto di vista della gente. Tutto è diventato un’opinione.

Ricordo che una sera a Di Martedì, la trasmissione del mio amico Giovanni Floris (a cui chiesi se era contento per i risultati elettorali del 4 marzo 2018, visto che grande era stato il suo contributo), in un confronto con Matteo Salvini (allora era ancora caporalmaggiore e non era stato promosso Capitano) citai dei dati pubblicati dall’Inps. Floris si rivolse al mio interlocutore dicendo: «Abbiamo sentito l’opinione di Cazzola, ora chiediamo cosa ne pensa Salvini»’. Io protestai sostenendo che la mia non era un’opinione personale, ma la realtà oggettiva. Ma fu tutto inutile.

L’INFORTUNIO ALLA CAMERA

In questi giorni le fumerie d’oppio televisive hanno scoperto i minibot. Si tratta di un grave infortunio in cui è incorsa la Camera, che ha votato all’unanimità una mozione contenente le seguenti 10 parole, recanti un atto d’indirizzo al governo affinché siano esaminate «iniziative per l’ampliamento delle fattispecie ammesse alla compensazione tra crediti e debiti della pubblica amministrazione, oltre che la cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio».

Insomma una sorta di “moneta parallela’’ la quale – come disse il suo ideatore Claudio Borghi – rappresenta il primo passo verso l’Eurexit. Tria è corso precipitosamente ai ripari per smorzare l’impennata dello spread: «Il MEF precisa che non c’è nessuna necessità né sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di Stato di piccolo taglio, per far fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane».

Il Pd, preso in castagna, ha balbettato qualche giustificazione per l’errore compiuto. Troppo tardi però, perché la notizia ha fatto subito il giro del mondo e tutti gli osservatori l’hanno interpretata nell’unico modo possibile: un passo verso l’Italexit. Mario Draghi, interpellato, ha risposto che i minibot o sono illegali o concorrono a formare il debito. La presa di posizione ex cathedra del presidente della Bce, rimbalzata in Italia, è stata attaccata dai quotidiani sovranisti. I minibot sono follia pura, senza alcuna logica. La moneta cattiva scaccia quella buona.

LA FUFFA

Le famiglie si ridurrebbero a nascondere sotto il materasso gli euro o ad esportarli illegalmente. Sorgerebbe un mercato nero del cambio, diventerebbe un reato il traffico di valuta estera. L’Italia si troverebbe nella stessa situazione in cui versavano i Paesi del socialismo reale. Il rublo e le altre monete nazionali all’estero valevano meno della carta igienica, non avevano alcun valore di scambio. Erano titoli a circolazione e distribuzione interna. Pertanto, il commercio internazionale di quei Paesi si svolgeva con moneta pregiata sonante, con oro e materie prime. Così sarebbe anche per noi.

La bufala per gonzi che raccontano i minibotisti è la seguente: lo Stato paga i debiti commerciali con le imprese con la nuova valuta; i soggetti che la ricevono in pagamento possono girarla allo Stato a saldo di tasse e contributi. In sostanza: o i minibot sono una moneta vera e propria (illegale oltreché debito) oppure è fuffa. Con la fuffa lo Stato onorerebbe i suoi debiti; e i creditori a loro volta la girerebbero al fisco. Un gioco da illusionisti.


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