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L'atrio Termale di Villa San Marco

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Proseguono gli scavi a Stabia, dove spicca la scoperta di nuovi affreschi e segreti emersi dalle campagne archeologiche a Villa San Marco

A Stabia, l’antica città vicino a Pompei divenuta alla fine del I secolo a.C. un luogo di villeggiatura dell’élite romana, proseguono gli scavi. Qui, ancora oggi, sono presenti preziose testimonianze di architetture e pitture di straordinaria qualità, tra cui Villa San Marco. Si tratta di un grande complesso esteso per più di 11 mila metri quadri. Occupa parte del ciglio del pianoro di Varano, cuore del vecchio centro urbano.

Negli ultimi anni, diverse campagne di scavo hanno interessato la Villa per indagare fasi edilizie precedenti del complesso e a comprendere l’estensione dell’intera struttura. La più recente, avviata a marzo 2023 e tuttora in corso, sta mettendo in luce nuovi reperti. È già emersa la parte terminale del portico superiore, parzialmente scavato e oggetto di ulteriore indagine di questo cantiere, con pitture ancora in situ e ampi stralci di sezioni crollate dalle pareti o dal soffitto. Si tratta di parti preziose che contribuiscono ad indagare nel dettaglio e ad acquisire nuovi elementi circa le dinamiche della distruzione del complesso.

STABIA, NUOVI AFFRESCHI DAGLI SCAVI A VILLA SAN MARCO

Lo scavo è condotto sul campo nella forma del cantiere didattico, con il coinvolgimento di docenti, giovani ricercatori e dottorandi in collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei, la Scuola Superiore Meridionale, l’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ e la Scuola IMT Alti Studi di Lucca, sotto la direzione della professoressa Maria Luisa Catoni, del professor Carlo Rescigno e del direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. La Villa San Marco, scavata per cunicoli e a cielo aperto nella prima epoca borbonica, fu risepolta e nuovamente scavata restaurata e integrata da Libero D’Orsi negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento.

Inoltre, la dimora è stata nuovamente restaurata a seguito dei danni subiti dal terremoto del 1980. Il complesso si articola in un quartiere con doppio atrio e impianto termale, un giardino colonnato inferiore con una grande piscina coronata a est e a ovest da raffinati ambienti di soggiorno e rappresentanza (il Grande Salone a ovest e le due diaetae a est). La struttura si conclude con un portico superiore monumentale a tre bracci aperto verso il mare. Di quest’ultimo era noto l’avvio, e solo in anni recenti ne è stata individuata la fine, a circa cento metri di distanza dall’angolo oggi conservato. Una ampia parte di tale articolazione è quindi ancora da portare alla luce.

IL PRIMO CANTIERE DI SCAVI A VILLA SAN MARCO STABIA APERTO NEL 2020 CUI SEGUE LA SCOPERTA DI AFFRESCHI

Nel 2020 era iniziato un primo cantiere, parte di un più ampio programma di ricerca centrato sullo scavo del portico attivo anche in questi mesi. La struttura emerge dai lapilli nel suo assetto originario con la ricca decorazione pittorica in IV stile alle pareti e molto ben conservata. E con il monumentale soffitto figurato in crollo sull’alto strato di lapillo grigio e le architetture poderose concluse con una fuga di colonne tortili. Seguendo il racconto fornito dalle stratigrafie di lapilli e di crolli e dalla sequenza dei flussi piroclastici che hanno invaso atri, giardini e sommerso i tetti provocandone in tempi diversi i crolli, è inoltre possibile ricostruire le ultime ore di vita della villa.

A conclusione della pioggia dei lapilli, o quando questa sembrò indebolirsi, un gruppo di abitanti, per ragioni a noi ancora sconosciute, tornò sul luogo o emerse da nascondigli di fortuna. Ma fu sorpreso dall’ultimo parossismo eruttivo. Correnti piroclastiche, venti densi, caldi, generati dal crollo al suolo della colonna eruttiva sommersero tutto. Decretando la fine dell’insediamento e lasciando sopravvivere solo alcune parti di quella che fu la lussuosa villa di San Marco.

IL LUSSO RIAFFIORA SOTTO LA CENERE VULCANICA

Nonostante la distruzione drammatica, la vita e il lusso della villa riaffiorano nelle gamme cromatiche delle pitture su pareti e soffitti, negli stucchi, nei capitelli, nei preziosi rivestimenti e coronamenti di colonne e coperture. Le pitture riproducono tappeti, candelabri e scene fantastiche, finte architetture con profondi scorci prospettici spesso realizzate in diversi toni di azzurro. Le pareti sono popolate da figure sedute sulle architetture, attori o figure mitiche, o disposte a riempire il centro dei tappeti, spesso in volo. Nelle finte architetture troviamo statue dorate, quadretti con rappresentazioni di genere, nature morte, paesaggi marini e architettonici, naumachie.

«Le scoperte archeologiche ancora destano in noi meraviglia non solo per la bellezza artistica ritrovata, ma perché restituiscono tasselli del nostro passato e della nostra identità. Fondamentale è non fermarsi alla fase dello scavo e dell’indagine archeologica, ma proseguire nell’attività di salvaguardia e conservazione grazie agli studi e al restauro per conoscere e comprendere il nostro passato» – ci racconta Valter Mainetti, Presidente di Società Italiana per le Condotte d’Acqua 1880. «Per questo motivo con la Fondazione Sorgente Group che presiedo, abbiamo deciso di sostenere alcuni progetti di approfondimento scientifico e di restauro in diversi settori».

«Ad esempio, lo studio e il rilievo archeologico del tempio G a Selinunte ha dato poi il via ad una serie di dibattiti e ad un’importante conferenza sul tema del restauro e ricostruzione architettonica. Con la Fondazione abbiamo seguito numerosi restauri di dipinti e affreschi antichi, fino al recupero, studio e digitalizzazione anche di antichi manoscritti dell’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana. Riteniamo quindi che sia fondamentale che a Stabia si prosegua l’attività di ricerca, ma anche poi di conservazione: il restauro delle opere d’arte e delle scoperte archeologiche è uno strumento necessario per poterle tramandare alle future generazioni».

NUOVI AFFRESCHI A STABIA, SANGIULIANO: «CAMPAGNA DI SCAVI DI GRANDE PREGIO»

“Questa campagna di scavi nell’antica Stabia propone scoperte di grande pregio archeologico e si aggiunge a tutte le altre attività messe in campo dal Ministero della Cultura in questi mesi per la salvaguardia e lo sviluppo di tutta l’area. Il contesto che si snoda tra Stabia, Oplonti, Ercolano e Pompei è tra i più rilevanti al mondo e ha ancora tanto da rivelare”, spiega il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

“Grazie alla collaborazione con le università e alla professionalità del team del Parco – commenta il direttore, Gabriel Zuchtriegel – Stabia si conferma come un centro per la ricerca archeologica di risonanza internazionale. Questo è un’ottima premessa per portare avanti i nostri ambiziosi progetti di valorizzazione: ampliamento del Museo “Libero d’Orsi” e creazione di un centro di formazione alla Reggia di Quisisana, valorizzazione delle ville S. Marco e Arianna con la creazione di servizi di accoglienza e didattica, studio e messa in sicurezza di Grotta San Biagio per progettare una sua futura fruizione”


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