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Il ministro dell’Economia, Daniele Franco

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IL Pnrr tiene il passo con la tabella di marcia: tutti i 45 obiettivi segnati nel “calendario” del primo semestre 2022 sono stati conseguiti. E il ministero dell’Economia, guidato da Daniele Franco, ha inviato a Bruxelles la richiesta del pagamento della seconda rata dei fondi del Recovery Fund che vale 24,1 miliardi, 11,5 a fondo perduto, 12, 6 in prestiti. L’assegno che arriverà a Roma vale 21 miliardi, 10 di sovvenzioni e 11 di prestiti, dal momento che su ogni rata la Commissione Ue trattiene una quota (il 13%) per il rimborso dell’anticipo di 24,9 miliardi erogato lo scorso agosto.

Ovviamente l’assegno partirà solo una volta che sarà stato completato l’iter di valutazione previsto dai regolamenti e la Commissione avrà, quindi, “promosso” l’attuazione degli investimenti e delle riforme delineate nel Piano: nel primo caso si va, tra le altre cose, dalla banda ultralarga e 5G al turismo e cultura, dall’idrogeno alla rigenerazione urbanistica e alla digitalizzazione delle scuole. Tra i settori sottoposti a un processo di riforma, tra gli altri, ci sono la pubblica amministrazione, gli appalti pubblici, l’amministrazione fiscale, l’istruzione e la sanità territoriale.

Dopo l’ok della Commissione, il Comitato economico e finanziario del Consiglio provvederà ad erogare il pagamento. Nella seconda parte dell’anno l’Italia dovrà centrare altri 55 obiettivi, che “valgono” 21,8 miliardi e portano l’importo complessivo delle risorse europee targate 2022 a oltre 45 miliardi. Circa un quarto dei 191,5 miliardi concessi dall’Europa all’Italia. In particolare, la riforma degli appalti, messa in campo con l’approvazione della legge delega, opera il riordino di un settore che vale il 10% del Pil nazionale e, giusto per citare gli interventi di maggior rilievo, incide – tagliandoli – sui tempi di aggiudicazione delle gare, riduce il numero delle stazioni appaltanti che oggi sono circa 40mila. La “nuova” sanità territoriale si propone di colmare, soprattutto in alcuni territori, il “vuoto” di un’assistenza di prossimità, attraverso un modello organizzativo che, entro il 2026, dovrà mettere in rete case e ospedali di comunità, rispettivamente 1.350 e 400, e 600 centrali operative territoriali. Entro la stessa data, poi, gli strumenti di telemedicina dovranno essere in grado di assicurare l’assistenza domiciliare ad almeno 800mila over 65.

Per la scuola e l’università si va dalla riforma della carriera dei docenti (si interviene sul reclutamento e la formazione), alla ripartizione delle risorse tra i cinque Campioni nazionali della ricerca fino alla costituzione di 11 Ecosistemi dell’innovazione. Sono 158 le convenzioni sottoscritte per la riqualificazione e valorizzazione dei territori nell’ambito del Pinqua (Programmi innovativi della qualità dell’abitare) per un valore di 2,8 miliardi, di cui il 40% per progetti da realizzare nel Mezzogiorno. Mentre sono 1.784 le opere di rigenerazione urbana finanziate in 483 Comuni, e a 250 borghi sono state destinate risorse per promuovere lo sviluppo economico puntando sull’attrattività turistica. Ci sono poi interventi per la valorizzazione del patrimonio culturale (parchi, giardini storici, architettura rurale), per l’efficienza energetica di musei, teatri, cinema e la sicurezza sismica dei luoghi di culto.

Si spinge sulla transizione ecologica con la strategia nazionale dell’economia circolare, il programma nazionale per la gestione dei rifiuti e l’aggiudicazione dei contratti per la costruzione degli impianti di produzione degli elettrolizzatori, essenziali per la produzione di idrogeno verde.

La ricucitura digitale dell’Italia passa per la messa a terra dei progetti di connessione, attraverso l’aggiudicazione dei progetti per assicurare la rete nelle scuole, negli ospedali, e nelle aree finora rimaste senza copertura, in modo da assicurare uguali diritti e servizi dalle Alpi alla punta dello Stivale e nelle isole, sanando un digital divide formativo – ne sanno qualcosa gli studenti del Mezzogiorno alle prese con la Dad durante la pandemia – sanitario, sociale ed economico.

Ieri il ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao, ha comunicato l’aggiudicazione della gara dedicata alla creazione di nuove reti 5G nelle zone d’Italia ancora senza una connessione mobile veloce 5 G e l’ultimo lotto del bando Italia a 1 Giga che “chiudono” il pacchetto di obiettivi del dicastero. «In 13 mesi abbiamo approvato la Strategia italiana, ottenuto le autorizzazioni europee, pubblicato e assegnato tutti i bandi Pnrr e investito in totale un valore di circa 5,5 miliardi di euro, con l’ambizioso obiettivo di azzerare il divario digitale, connettendo tutta l’Italia entro il 2026 con reti ad altissima velocità fisse e mobili», ha affermato il ministro, sottolineando che l’“operazione” ha garantito allo Stato un risparmio di 1,2 miliardi e un investimento privato, dove previsto, di 2,2 miliardi.

La pubblica amministrazione mette a segno la riforma del pubblico impiego, intervenendo su i concorsi – tagliano i tempi dell’iter e digitalizzandoli – sulla formazione e le mobilità dei dipendenti, con l’obbligo di accedere al portale inPA per tutte le procedure di selezione, il rafforzamento di Formez PA e della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, e la semplificazione amministrativa.

Con l’ok ieri della Camera (316 sì, 24 no e un astenuto), il dl Pnrr 2, con misure urgenti per l’attuazione del Piano, è diventato legge e il governo può collocare l’ultimo tassello ancora mancante e chiudere definitivamente il “progetto Recovery” per il primo semestre. «Con la trasmissione alla Commissione europea della richiesta di pagamento della seconda rata da 24,1 miliardi, il nostro Paese si conferma tra gli Stati del gruppo di testa nell’Ue sul fronte dell’attuazione del Pnrr – ha affermato il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta – Abbiamo ricevuto più soldi di tutti, ma rispondiamo con serietà e credibilità, mantenendo gli impegni presi. Un segno tangibile del patrimonio di credibilità e reputazione conquistato in questi 16 mesi di governo».


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