X
<
>

Christine Lagarde

Share
4 minuti per la lettura

LA BANCA centrale europea ha annunciato un aumento del tasso di interesse di 75 punti base, portando il tasso di riferimento sui depositi allo 0,75%. Si tratta del più forte rialzo dei tassi nella storia dell’euro. «Questo importante passo – ha detto Christine Lagarde in conferenza stampa – anticipa la transizione dal livello altamente accomodante verso traguardi che garantiranno il tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2%».

L’aumento – deciso all’unanimità, ha tenuto a precisare il capo della Bce – è in linea con le attese. Ecco perché le Borse non sono apparse particolarmente preoccupate. Dopo un iniziale sbandamento, infatti, hanno ripreso la via del rialzo: Milano è addirittura la migliore d’Europa con un miglioramento dello 0,9%. Parigi cresce dello 0,3% e Londra dello 0,4. Piatta Francoforte.

NUOVI RIALZI IN VISTA

«Il Consiglio si aspetta altri rialzi dei tassi di interesse nei prossimi meeting per frenare la domanda e mettersi al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione» ha aggiunto Lagarde, ammettendo anche di essersi sbagliata. «Abbiamo fatto degli errori nelle previsioni sull’inflazione, come tutte le istituzioni internazionali, come molti economisti, perché è virtualmente impossibile prevedere e includere nei modelli il Covid, la guerra in Ucraina, il ricatto sull’energia. Me ne assumo la colpa perché sono il capo dell’istituzione».

Da qui in avanti «il board riesaminerà la traiettoria della politica monetaria guardando le informazioni più recenti e l’evolvere delle prospettive dell’aumento dei prezzi. Anche in futuro le decisioni sui tassi di riferimento saranno guidate dai dati e verranno definite di volta in volta a ogni riunione. Certamente stiamo andando verso il livello di neutralità dei tassi».

La Bce si aspetta di aumentare ulteriormente i tassi di interesse, perché l’inflazione rimane troppo alta ed è probabile che rimanga al di sopra dell’obiettivo per un periodo prolungato. «Con la decisione odierna la Bce si è unita al gruppo delle banche centrali che puntano a ridurre l’inflazione effettiva. Non è tanto una nuova strategia quanto piuttosto una strategia basata su alternative mancanti», commenta a caldo Carsten Brzeski, Global Head of Macro di Ing.

IL NODO INFLAZIONE

Gli esperti della Bce hanno rivisto significativamente al rialzo le proiezioni sull’inflazione, che è attesa in media all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024. Secondo la stima rapida dell’Eurostat l’inflazione ha raggiunto il 9,1% ad agosto.

«I rincari dei beni energetici e alimentari, le pressioni della domanda in alcuni settori dovute alla riapertura delle attività economiche e le strozzature dell’offerta costituiscono ancora i fattori responsabili dell’incremento dell’inflazione», argomenta la Bce.

«Le spinte sui prezzi hanno continuato a rafforzarsi e diffondersi in tutta l’economia e l’inflazione potrebbe aumentare ulteriormente nel breve periodo – prosegue il comunicato – Con il graduale venir meno delle attuali determinanti dell’inflazione e con il trasmettersi della normalizzazione della politica monetaria all’economia e al processo di formazione dei prezzi, l’inflazione si ridurrà».

In merito allo scudo anti-spread, il nuovo strumento definito dalla Bce per evitare la frammentazione economica dell’area euro, la presidente ha ribadito di «non avere nulla da aggiungere, ma di essere pronta a usarlo all’occorrenza».

L’ECONOMIA RALLENTA

Prospettive più cupe per l’economia. La Bce rimarca che dopo il recupero della prima metà del 2022 i dati recenti indicano per l’area euro un considerevole rallentamento dell’economia, che dovrebbe ristagnare nel prosieguo dell’anno e nel primo trimestre 2023. «Le quotazioni molto alte dell’energia riducono il potere d’acquisto dei redditi delle famiglie e, sebbene si stiano attenuando, le strozzature dal lato dell’offerta continuano a frenare l’attività economica. Inoltre la situazione geopolitica avversa, soprattutto l’aggressione ingiustificata all’Ucraina da parte della Russia, si ripercuote sulla fiducia di imprese e consumatori».

Tali prospettive si riflettono nelle ultime proiezioni formulate dagli esperti Bce che vedono il Pil segnare +3,1% nel 2022, per poi frenare allo 0,9% nel 2023; nel 2024 atteso un +1,9%. Quante altre riunioni del Consiglio direttivo della Bce, in cui si decidano rialzi dei tassi di interesse, ci vorranno affinché – alle condizioni attuali – si raggiunga il livello ritenuto appropriato per riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%?

«Probabilmente più di 2, ma magari meno di 5 – ha detto Lagarde in conferenza stampa alla fine della riunione – Vi lascio decidere se ne serviranno 2, 3 o 4». La decisione della Bce ha suscitato anche le prime reazioni politiche.

Giorgia Meloni, in un’intervista a Sky, esprime perplessità sulla scelta della Bce: «Anche la Federal Reserve – dice – ha alzato i tassi per cercare di contenere l’inflazione. Solo che lì c’è oggettivamente un’inflazione dovuta a un’economia che corre, mentre in Europa è un’inflazione che deriva dall’aumento del prezzo dell’energia. Temo che più che contenere l’inflazione possa comprimere ulteriormente l’economia».

La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.


Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE