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IN MODO provocatorio ho parlato, pochi giorni fa, di un concreto processo di rivisitazione sostanziale del PNRR e, senza dubbio, come io stesso ho ammesso, è utopico pensare di azzerare tutto per reinventare un Piano che, alla luce del quadro temporale a disposizione, fallirebbe lo stesso. La mia provocazione aveva però un’altra finalità: dare vita ad una narrazione che consentisse a questo Governo di non vivere e sopravvivere solo di PNRR. Tra l’altro che il PNRR fosse lontano da un coerente processo realizzativo ce lo aveva detto, in modo davvero corretto, l’ex Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco nell’estate del 2022 al Convegno annuale di Cernobbio.

L’ex Ministro Franco fu chiarissimo precisando: “Purtroppo il PNRR dobbiamo articolarlo in opere di breve termine ed opere di medio termine. Mantenere nel medio termine tutte le opere programmaticamente decise dal PNRR e garantire nel breve le opere che rientrano nella scadenza del 31 dicembre del 2026”. Quindi, non esiste nessun atto dell’attuale Governo mirato ad annullare alcune opere per sceglierne delle nuove e penso che questa azione di rilettura portata avanti dall’attuale Governo ed in particolare dal Ministro Fitto debba essere interpretata non in una logica di parte, non in una logica di schieramenti contrapposti.

Ritengo, infatti, che ci siano dei momenti in cui all’interno di un Parlamento obbligatoriamente debba prendere corpo l’interesse comune, debba esplodere la coscienza di Stato. In cosa consiste, in questo particolare momento storico, un approccio collaborativo tra opposizione e maggioranza, tra opposizione e compagine di Governo? Consiste, essenzialmente, nel condividere e supportare un lavoro non facile: sarà infatti necessario togliere dal PNRR alcune opere che non hanno nessuna possibilità di rispettare la scadenza del 31 dicembre del 2026 e queste scelte produrranno automaticamente schieramenti contrapposti e, addirittura, potrebbero nascere contenziosi, a mio avviso, pericolosissimi.

Il lavoro che sta portando avanti il Ministro Fitto, finalizzato a leggere cinque distinti atti pianificatori (PNRR; PNC; FSC (2014 – 2020) ed FSC (2021 –2027) e Repo wer) cercando, in tutti i modi, le possibili interazioni funzionali e al tempo stesso la possibilità di inserire alcune opere del PNRR nei Programmi Operativi Nazionali (PON) e nei Programmi Operativi Regionali (POR) entrambe supportati dai Fondi di Sviluppo e Coesione, avrà bisogno del supporto e del consenso politico delle Regioni. Sarà cioè opportuno ed indispensabile che le Regioni di fronte ad una simile emergenza dimentichino il ruolo di difensori e di responsabili delle scelte strategiche, sì anche di quelle di propria competenza come i Programmi Opera tivi Regionali (POR).

D’altra parte l’attuale opposizione penso sia cosciente che la perdita di circa 340 miliardi di euro non si configuri solo come un grave danno per il Paese ma è, al tempo stesso, un pesante boomerang per chi nella passata Legislatura non è stato in grado di attivare concretamente gli investimenti. Con questo non si tratta di tornare ad un Governo di unità nazionale ma ad un Parlamento capace di essere, davvero, la sede democratica catalizzatrice della crescita e dello sviluppo del Paese. Questa, insisto, nuova coscienza, questo nuovo atto di responsabilità deve anche tener conto dei seguenti elementi:

1. Il nostro Paese viene ormai indicato in Unione Europea come in capace di trasformare intuizioni progettuali in opere

2. Il nostro Paese è riuscito a spendere una percentuale davvero minima delle risorse definite dal Programma 2014 – 2020 del Fondo di Sviluppo e Coesione, appena l’8%; cioè in valore assoluto circa 6 miliardi di euro dei 54 miliardi assegnati e alla data del 31 dicembre prossimo perderà circa 30 miliardi di euro perché neppure impegnati.

3. Il nostro Paese non è riuscito a disegnare un PNRR ed un PNC adeguatamente organici ed invece ha redatto strumenti fatti di tessere che spesso sono estranee ad un mosaico

4. Il nostro Paese ha ottenuto questo consistente volano di risorse finanziarie perché al suo interno esiste e, sembra inamovibile, una anomalia rappresentata dalla folle distanza socio economica tra Sud e Centro Nord e questo grave gap doveva essere ridimensionato, in modo sostanziale proprio dal contributo del PNRR. In realtà la Unione Europea riteneva e ritiene che il mancato recupero nel nostro Mezzogiorno si configura a tutti gli effetti come una zavorra per la crescita della intera Unione Europea

5. Il nostro Paese è uno dei 27 Paesi della Unione al cui interno ci sono tanti Mezzogiorni ed un atteggiamento irresponsabile del nostro Paese nell’utilizzo delle risorse scatena vere forme di intolleranza da parte degli altri Paesi

6. Il nostro Paese esce da un decennio di stasi nel processo di infrastrutturazione organica e questo rappresenta un vincolo gravissimo alla riattivazione di ciò che solitamente chiamiamo la “macchina dello Stato”

Questi sei punti, quindi, motivano un cambiamento sostanziale nei rapporti tra maggioranza ed opposizione in quanto non ammettono comportamenti irresponsabili da ambo le parti ma, soprattutto, questi sei punti portano tutti ad una conclusione: il nostro Paese se non riuscisse subito a compiere un salto comportamentale sostanziale diventerebbe irreversibilmente inaffidabile.


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