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Paolo Gentiloni

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Il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni si dice ottimista per una intesa da trovare in Europa sul patto di stabilità

Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, si dice ottimista quando si presenta davanti alla stampa al Forum Ambrosetti. Ottimista perché in Europa un’intesa sul patto di stabilità si dovrebbe trovare e tutto questo potrebbe succedere entro l’anno. «Sono soddisfatto del fatto che i governi stiano lavorando sulla base della proposta della Commissione». E se non si raggiungesse un accordo? «Non sarebbe certamente ideale». Anche perché tutto questo significherebbe, è il non detto, tornare alle politiche di austerity. Insomma, il governo italiano è avvertito.

Allo stesso tempo, sempre Gentiloni assicura che in Europa c’è sì un contesto di rallentamento ma «non di recessione». Ecco, dunque, gli obiettivi della Ue: «usare le risorse che abbiamo, per esempio Next Generation Ue ancora da impegnare che costituiscono per la Ue una massa finanziaria senza precedenti, trovare entro la fine dell’anno un’intesa sulle regole fiscali sul patto di stabilità e di crescita, e mettere in campo strumenti per rafforzare la competitività». Quanto al calo del prodotto interno lordo dell’Italia nel secondo trimestre del 2023 e all’ipotesi di stime al rialzo del deficit, Gentiloni non si mostra preoccupato: «Aspettiamo le comunicazioni del governo che ci arriveranno come sempre nel mese di ottobre, non possiamo basarci su ipotesi e previsioni».

Insomma, il bicchiere sembra essere mezzo pieno per l’Italia. Ed è sempre nello stesso contesto che interviene Antonio Tajani. Il vicepremier e ministro degli Esteri mette in chiaro una serie di concetti che riguardano prima di tutto l’Europa. «Serve una vera politica industriale della Ue che punti a un sistema di concorrenza globale e che consenta alle imprese europee, attraverso regole della concorrenza con un’ asticella più alta, di competere a livello globale perché altrimenti le regole della Ue rischiano di soffocare le imprese europee a livello globale».

E ancora: «Non ci deve essere un’Europa a trazione di due o tre Paesi, si devono fare tutte le riforme, dobbiamo riformare il patto di Stabilità e arrivare a concludere l’unione bancaria». Tajani, in qualità di titolare della Farnesina, chiude alla via della Seta: «Vogliamo continuare a lavorare intensamente con la Cina ma dobbiamo “fare un’analisi anche sull’export: la Via della seta, se andiamo ad analizzarla non ha portato i risultati che ci attendevamo. Le esportazioni dell’Italia verso la Cina nel 2022 sono ammontate a 16,5 miliardi di euro, quelle della Francia a 23 e quelle della Germania a 107. Il Parlamento – ha aggiunto – dovrà fare una valutazione e poi decidere se rinnovare o meno la nostra partecipazione a questo progetto».

Quanto all’Italia, Tajani ritiene che la parziale riduzione del Pil non debba essere «drammatizzata». E ancora afferma che la tassa sugli extra-profitti delle banche deve essere «una tantum», che il tema delle privatizzazioni è sul tavolo. Non a caso, osserva Tajani, «L’Italia potrebbe accelerare sulla decisione della vendita della quota di Monte Paschi». E infine fa sapere che Forza Italia battaglierà per portare le pensioni minime a 1000 euro. Tutte questioni che dovrà affrontare l’esecutivo nelle prossime settimane, già da mercoledì quando si terrà un primo vertice di maggioranza. Il tutto senza perdere di vista il Pnrr su cui, per dirla con Raffaele Fitto, «resta centrale la collaborazione proficua tra governo e commissione». Non a caso, conclude il ministro per gli Affari europei, «il Pnrr deve essere un progetto comune e non un terreno di scontro».


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