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Putin ed Erdogan

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Un’ora e mezzo di colloquio tra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin ad Astana e neanche un accenno sul conflitto in Ucraina. Questo nonostante le attese della vigilia quando si ventilava la possibilità di un proposta di mediazione di Ankara e la ripresa dei negoziati Kiev-Mosca in Turchia.

Il Cremlino, affidandosi al portavoce Dmitri Peskov, ha deluso le aspettative anche per quanto riguarda l’idea di colloqui a cinque tra Turchia, Russia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. La discussione tra i due leader ha piuttosto riguardato aspetti collaterali, ovvero quelli energetici e alimentari.

ERDOGAN APRE ALLA PROPOSTA DI PUTIN SUL GAS MA DAI DUE SILENZIO SUL CONFLITTO

Sui primi va registrata la sostanziale apertura di Erdogan al progetto di Putin di fare della Turchia un hub del gas. Per quanto riguarda l’export di cereali, il numero uno di Ankara ha detto di essere determinato a «mantenere e rafforzare l’accordo di Istanbul». Accordo che ha sbloccato l’esportazione di grano dall’Ucraina «e a trasportare il grano e i fertilizzanti russi ai Paesi in via di sviluppo attraverso la Turchia.

I passi che Turchia e Russia prenderanno in questa direzione disturberanno alcuni circoli ma nello stesso tempo renderanno felici i Paesi meno sviluppati». Certo è che, al momento, le possibilità di un contatto ai massimi livelli tra Russia e Ucraina, immaginato da Erdogan, sono remote.

ZELENSKY BOCCIA QUALSIASI TRATTATIVA

Ieri Volodymyr Zelensky, intervenendo al Consiglio d’Europa, ha ribadito il suo no a qualsiasi trattativa in questa fase e finché Putin sarà a capo della Federazione. «La diplomazia è lo strumento più potente quando le armi non funzionano. Non può esserci diplomazia con la Russia oggi – ha spiegato – Non può esserci rispetto per la leadership che uccide, cattura e non rispetta il diritto internazionale».

Per Zelensky, anzi bisogna fare ulteriori passi verso il totale «isolamento diplomatico di Mosca che rappresenta una pressione importante». Poi una nuova richiesta di sostegno bellico, in particolare sul fronte della difesa aerea visto che «al momento abbiamo solo il 10% di ciò che ci serve» per assicurarsi uno scudo. Il Regno Unito ha, intanto, annunciato che fornirà a Kiev missili di difesa aerea. «Queste armi – ha detto il ministro britannico alla Difesa, Ben Wallace, citato da The Guardian – aiuteranno l’Ucraina a difendere i suoi cieli dagli attacchi e rafforzeranno la loro difesa missilistica generale insieme ai Nasams statunitensi».

LA RUSSIA METTE IN GUARDIA SULL’INGRESSO DELL’UCRAINA NELLA NATO

Del sostegno Nato alla causa ucraina e della possibile, futura, adesione di Kiev all’Alleanza atlantica ha parlato alla Tass il vice segretario del Consiglio di sicurezza russo, Alexander Venediktov, avvertendo: «L’adesione dell’Ucraina alla Nato può portare alla Terza guerra mondiale e la stessa Alleanza atlantica lo capisce. Con l’adesione dell’Ucraina alla Nato entrerà in vigore il quinto articolo. La stessa Nato comprende la natura suicida di questo passo».

Lo stesso Venediktov ha sottolineato che la Russia è sempre favorevole «a una rapida soluzione diplomatica della questione ucraina. Non intendiamo fare a pezzi nessuno e vogliamo coesistere pacificamente con Ucraina ed Europa ma non mettendo a repentaglio la nostra sicurezza».

Nessuna novità, intanto, sul possibile incontro Putin-Biden in occasione del G20 in Indonesia (in programma a novembre). Il Cremlino, per la verità, ha raffreddato l’ipotesi. I russi hanno chiarito che «né la Russia, né gli Stati Uniti stanno lavorando per favorire un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello americano Joe Biden a margine del vertice del G20 che si terrà in Indonesia». Il consigliere Usa per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan ha, nel frattempo, illustrato le nuove strategie di sicurezza varate da Joe Biden. Nel documento si parla della Cina come principale sfida geopolitica ma anche di una Russia da monitorare attentamente.

«La Cina e Russia stanno sempre più allineandosi, ma le sfide che costituiscono sono, in modo importante, distinte – si legge nel paper diffuso dalla Casa Bianca – Noi avremo come priorità il mantenimento di un vantaggio competitivo duraturo con la Cina mentre continuiamo a limitare un’ancora profondamente pericolosa Russia».


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