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Il presidente Usa Joe Biden

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Il politologo americano Ian Bremmer dice che quella in Ucraina è una guerra per procura tra gli Stati Uniti e la Nato da una parte e la Russia sul fronte opposto. In realtà la novità potrebbe essere un’altra. Dopo il discorso di Putin e le dichiarazioni di Biden a Kiev e in Polonia c’è da chiedersi se non sia sempre più alto il rischio di uno scontro diretto. Il problema adesso è gestire l’escalation.

Putin ha annunciato la sospensione del Trattato Start sul nucleare, una decisione presa per fare pressioni sempre più forti su Washington, ma anche una sorta di minaccia dal Paese che possiede più testate nucleari del mondo (oltre 5mila).

LA MINACCIA NON È VUOTA

Tutti dicono che quella del nucleare è una minaccia vuota: vorremmo tutti che fosse così, ma se anche esistesse un solo 10% di possibilità che Mosca usi il nucleare non sarebbe saggio testare quel 10 per cento di possibilità.

Nel discorso di Putin c’è una frase che soprattutto dovrebbe inquietarci: «L’obiettivo dell’Occidente è portare la Russia a una sconfitta strategica, vogliono eliminarci per sempre. Non si rendono conto che è in gioco l’esistenza stessa della Russia».

Il leader del Cremlino non esita a risfoderare la minaccia esistenziale: non è la prima volta ma in questa occasione lo fa mentre il conflitto, in gran parte per colpa sua, acquista dimensioni sempre più violente. E in un momento in cui gli Usa e la Nato promettono di armare sempre meglio Kiev.

Certo, in tutto questo c’è una forte dose di retorica. Biden è andato a casa di Putin per dirgli che è un fallito, lui e la sua operazione “speciale”: non dimentichiamo che i russi sono arrivati alle porte della capitale prima di essere ricacciati indietro e che l’Ucraina, oltre a essere stata parte dell’Unione sovietica, viene storicamente considerata dai russi una sorta di colonia, e non a caso Mosca ha fatto votare con un referendum farsa proprio l’annessione del Donbass.

I due sono arrivati faccia a faccia e Biden ha sfidato Putin nel suo cortile di casa: magari agli Usa poco importa perché stanno a migliaia di chilometri, ma per noi europei è un po’ diverso. Soprattutto per quelli dell’Est, considerati ormai da Washington alleati migliori di quelli dell’Ovest, che vorrebbero vedere la disgregazione della Russia.

IL PIANO DI PECHINO

Inutile girarci intorno: gli europei dell’Ovest hanno visto per decenni la Russia soprattutto come un fornitore del gas e un mercato dove esportare merci, quelli dell’Est – come pure gli scandinavi –  considerano Mosca un’ombra minacciosa sulle loro esistenze.

Biden non vuole una guerra diretta con Mosca ma deve stare attento a gestire l’Ucraina e i suoi alleati, oltre che le reazioni di Mosca. Gli verrà un aiuto da Pechino?

Il presidente cinese Xi Jinping sta per annunciare il suo piano di pace, ma c’è da dubitare che venga accolto con entusiasmo a Washington. L’incidente diplomatico del pallone-spia cinese sui cieli americani e la cancellazione della visita del segretario di stato Blinken a Pechino hanno influito negativamente. E i cinesi sono infuriati per le accuse americane di fornire armi a Mosca. Inoltre gli Stati Uniti non vorranno certo lasciare a Pechino il sigillo della pace. E quando mai Washington lascerebbe ad altri il ruolo di superpotenza?


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