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Vladimir Putin

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L’invasione dell’Ucraina e il conflitto tra Hamas e Israele potevano sembrare guerre distinte ma la strage di Mosca ha fugato l’illusione


La guerra scatenata dall’aggressione russa all’Ucraina e la violentissima ripresa del conflitto israeliano palestinese in seguito alle stragi terroristiche perpetrate il 7 ottobre scorso da Hamas e alla spietata reazione militare israeliana a Gaza, non ancora conclusa, potevano sembrare ad alcuni come due episodi ben distinti, ognuno con le sue logiche politico militari e con i suoi limiti geografici.

Così non è mai stato, e ora il sanguinoso attentato alla Crocus City Hall, alla periferia della capitale russa, quello che ormai appare sempre più chiaramente come il “Bataclan di Mosca”, ha fugato anche questa illusione ottica e dato la dimostrazione che i principali conflitti in corso, per diversi che siano tra loro, sono parte di una medesima e più larga realtà conflittuale globale, che purtroppo le maggiori potenze non stanno affrontando con la necessaria collaborazione e unità di intenti: al contrario, stanno dividendosi in un pericoloso gioco di potere sul controllo dei futuri equilibri della globalizzazione.

IL COLLEGAMENTO TRA MOSCA, LE GUERRE HAMAS E ISRAELE

Il ritorno in primo piano del terrorismo dell’Isis a Mosca ha probabilmente profittato di una qualche distrazione dei servizi di sicurezza russi, costretti da un capo diffidente sino ai limiti della paranoia a evitare di contraddire la sua personale percezione dei rischi e delle priorità da perseguire, e comunque altrimenti impegnati, in quello stesso periodo, ad assicurarsi che nessuna ombra mettesse in dubbio il trionfo elettorale del vecchio presidente.
Ma attentati analoghi avrebbero potuto aver luogo (e forse nel prossimo futuro avranno luogo o saranno tentati) in molti altri Paesi, che non a caso hanno immediatamente alzato il loro livello di allarme, perché la minaccia terroristica resta di fatto una minaccia globale.

Non è questo il solo collegamento. La decisione occidentale di imporre numerosissime sanzioni economiche a Paesi come la Russia e l’Iran (e non solo) così come la guerra alla libertà di navigazione in alto mare e al transito commerciale attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez, sono altri esempi di come problematiche apparentemente circoscritte geograficamente in realtà abbiano un impatto generalizzato.
D’altro canto, una delle conseguenze dell’aggressione russa all’Ucraina è stata una generalizzata modifica dell’interscambio energetico su scala globale, in forme che sembrano destinate a perpetuarsi a lungo in futuro.

LE FAKE NEWS

A queste realtà economiche e politiche si aggiunge il fragoroso rumore di fondo creato da un possente fiume di false notizie, disinformazione, tentativi per lo più riusciti di usare massicciamente i social e il web per diffondere immagini distorte della realtà.
Questo, nei Paesi democratici, rende più incerto e difficile il processo decisionale, mentre nei Paesi totalitari tende ad accrescere la polarizzazione delle opinioni pubbliche e il controllo dei vertici sulle popolazioni, con effetti anche in questo caso distorcenti e pericolosi.

La lotta in corso tra Stati Uniti e Cina per arrivare primi nel controllo dei migliori, più performanti, sistemi di Intelligenza artificiale (IA) è legata a questo uso distorto del sistema globale delle comunicazioni, poiché la IA può diventare il più rapido ed efficiente strumento di produzione e diffusione di realtà parallele, apparentemente credibili anche quando in tutto o in parte fasulle.
Nello stesso tempo, solo un controllo sicuro della IA può consentire di contrastare simili sviluppi e, soprattutto, evitare che, nelle more, a essere infettati e resi strutturalmente inaffidabili siano i propri sistemi di IA.

MOSCA, HAMAS LE GUERRE NEL MONDO E IL RISVEGLIO DEL TERRORISMO

L’attacco orrendo condotto da Hamas il 7 ottobre scorso ha sicuramente ispirato le altre grandi centrali terroristiche fondamentaliste. Al di là di quello che grida la propaganda putiniana, ossessionata dalla guerra “sbagliata” che la Russia sta conducendo da oltre due anni, non è né utile né necessario ricercare collegamenti tra l’Isis e Kiev.
Così come non ci dice molto il fatto che questa centrale terroristica, che sembra aver guidato l’attacco a partire dal suo comando regionale in Afghanistan, abbia una storia di rapporti relativamente buoni con la Turchia di Erdogan. Il fatto è che questi eventi hanno risvegliato l’Idra, che in questi anni aveva operato soprattutto in Africa e in Medio Oriente, riaprendo ai terroristi la prospettiva di attacchi in più grande stile nel Nord del mondo.

I FRENI ALLA PACE

Idealmente, tutti avrebbero interesse a collaborare contro simili minacce. Nella realtà, invece, la Russia da un lato e Israele dall’altro bloccano la strada per una maggiore collaborazione internazionale. Le due potenze più esposte sono evidentemente Usa e Cina, ma quest’ultima non sembra disponibile ad allentare i suoi attuali legami con Mosca, né, d’altro canto, pronta a giocare un ruolo più equilibrato politicamente sul piano globale. Gli Usa, da parte loro, sono paralizzati dalla necessità primaria di continuare ad aiutare l’Ucraina, malgrado le conseguenze devastanti della campagna elettorale in corso nel Paese, e di costringere Israele a percorrere una via più politica che militare e più attenta agli sviluppi di lungo termine della crisi.

La paralisi delle due maggiori potenze globali rende impossibile gestire sia i conflitti locali che il più ampio quadro di instabilità globale. Potrebbe delinearsi qui un’opportunità politica per l’Europa, per ricondurre tutte queste diverse questioni entro limiti più controllabili, interrompendo la spirale di escalation che sembra delinearsi. Ma non basteranno solo buone parole.


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