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Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti

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Più soldi al Mezzogiorno. È questo l’impegno preso annunciato da Palazzo Chigi come emendamento ad una manovra con priva, come sempre, di molti ostacoli. Le polemiche maggiori si concentrano sull’addio a 18app, il bonus di 500 euro per prodotti culturali voluto dal governo Renzi.

Un emendamento della maggioranza abroga la misura redistribuendo le risorse (230 milioni di euro annui a decorrere dal 2022) a finalità di sostegno del mondo dello spettacolo e della cultura. Le opposizioni sono sul piede di guerra con Italia Viva che annuncia l’ostruzionismo. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano lascia la scelta al Parlamento ma il governo sarebbe, comunque, già al lavoro per un nuovo tipo di card.

Si tratta dell’ennesima grana nel percorso, già complicato e stretto, della manovra. Nel tentativo di rendere il clima meno aspro la premier Giorgia Meloni annuncia una serie di emendamenti a nome del governo “per sostenere e promuovere, anche nel 2023, gli investimenti nei territori del Mezzogiorno, nelle aree cratere del sisma dell’Italia centrale, nelle Zone economiche speciali e nelle Zone logistiche semplificate”. Le agevolazioni riguardano la proroga dei crediti d’imposta attualmente esistenti. Le modifiche potrebbero arrivare già oggi in commissione Bilancio convocata per sfrondare, con lo strumento delle ammissibilità, gli oltre tremila emendamenti depositati da tutti i gruppi.

Nel frattempo, sulla legge di Bilancio arrivano nuove critiche da Confindustria: “Manca attenzione al lavoro e alla crescita del Paese. Serviva un taglio del cuneo choc”, dice il presidente degli industriali Carlo Bonomi. “Nella legge di bilancio – replica il sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy Massimo Bitonci – una parte considerevole dei fondi è andata alle misure sul caro energia e sul taglio del cuneo fiscale ma questo per il governo è solo l’impegno iniziale”.

Il governo, d’altra parte, è pronto a una serie di interventi successivi ai quali mettere mano nel corso della legislatura ma, di fatto, diversi nodi, anche in manovra, restano ancora da sciogliere. Se viene confermato anche da fonti di Palazzo Chigi che il tetto al contante resterà a 5mila euro, il governo è ancora al lavoro sulla questione della soglia sotto la quale scatta l’obbligo di accettare il pagamento con la carta e che nella legge di bilancio è fissato a 60 euro. Una decisione dovrebbe arrivare la prossima settimana in base alle interlocuzioni con l’Ue. Da capire, poi, il destino della modifica di Fratelli d’Italia, che prevede uno scudo penale per le imprese che hanno aderito alla rateizzazione dei debiti contributivi dovuti all’Agenzia delle entrate.

Molti emendamenti ripropongono il tema della proroga del superbonus al 110%. Il decreto aiuti quater prevede un taglio al 90% a partire dal 25 novembre. Ma da più parti, anche nella maggioranza, arriva la richiesta di una proroga almeno fino a 15 giorni dopo la pubblicazione della manovra. Sul fronte dello sblocco dei crediti d’imposta già maturati, invece, prende piede l’ipotesi, accanto a quello dell’utilizzo dello strumento degli F24, anche la possibilità di un coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti. Sempre nel decreto aiuti quater dovrebbe entrare, inoltre, la proroga per i tavolini all’aperto liberi fino a fine giugno, Forza Italia inisiste sulla propria misura bandiera: l’ulteriore innalzamento delle pensioni minime a 600 euro. Una misura sulla quale, però, si registrano le resistenze della Lega per i costi che comporterebbe.

La norma potrebbe comunque rientrare in un successivo e più ampio provvedimento di riforma delle pensioni. Una novità che potrebbe – invece – entrare già in manovra è la proroga dello smartworking. Un tema sul quale il governo è al lavoro da tempo e che è oggetto di una serie di emendamenti bipartisan. FdI propone la proroga di tre mesi o fino al 31 dicembre 2023 della normativa esistente, sia nel settore pubblico che nel privato. Sulla stessa linea anche il M5S, che si spinge oltre chiedendo con Iv il “diritto al lavoro agile” per lavoratori (o loro familiari conviventi) con handicap grave, immunodepressi, affetti da patologie oncologiche, degenerative o in terapia salvavita.

Tra le proposte bipartisan anche l’aumento dei fondi per i caregiver mentre dalla maggioranza arrivano proposte a sostegno dei nonni “volte a favorire la loro inclusione nella struttura della famiglia”. E spunta addirittura un assegno per gli animali d’affezione ospitati in famiglia. Molte delle proposte di modifica sono, comunque, destinate a cadere sotto la tagliola delle ammissibilità che scatterà questa mattina.


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