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I relatori del convegno di Lauro

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LAURO (AVELLINO) – «Se si fa fallire il Pnrr sarebbe un attacco all’Europa». Ha parafrasato il titolo del suo libro, Filippo Spiezia, membro italiano ad Eurojust, per rivolgere una denuncia forte contro l’«inadeguatezza della pubblica amministrazione». Il giorno dopo l’allarme messo nero su bianco dalla Dia che segnala il rischio di infiltrazioni mafiose sui fondi del Pnrr, il tema del convegno svoltosi nel castello Lancellotti di Lauro con Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro, e l’ex vicepresidente dell’Agenzia europea per la cooperazione giudiziaria, è di centralità assoluta.

Stimolati da Roberto Napoletano, direttore del Quotidiano del Sud, su “Fondi Pnrr, sviluppo territoriale, emergenza mafie”, i due magistrati hanno battuto il tasto con particolare vigore sull’anello debole della catena. «Ha ragione il direttore Napoletano quando dice che il Pnrr è un’occasione straordinaria che non possiamo perdere – ha sottolineato Spiezia – ma abbiamo una pubblica amministrazione che non ha una formazione specifica e nessuno ha pensato di mettere in campo un plotone di mille esperti ad altissimo livello». Gli ha dato man forte il procuratore Gratteri. «Da almeno quattro anni ascoltiamo intercettazioni in cui i mafiosi ragionano su come mettere le mani sui fondi del Pnrr». Ma a gestire appalti e procedure ci sono «funzionari con la terza media, assunti 20 anni fa come uscieri e che non sanno scrivere in italiano ma che hanno assunto potere decisionale, gente ignorante e seduta con una responsabilità pazzesca sui nostri destini».

Gratteri è un fiume in piena. Le bordate sono anche al ministro della Giustizia Nordio. «Le mafie parlano con sistemi informatici sofisticati, e lui non sa se ci darà i fondi per le intercettazioni. Vuole riaprire i Tribunali chiusi ma mancano 1800 magistrati». Ma Gratteri sferza anche la legislazione miope dell’Europa, a fronte dello sguardo “presbite” della ‘ndrangheta globale, tema dell’ultimo libro da lui scritto insieme allo storico delle mafie Antonio Nicaso. «Lo Stato europeo in cui c’è più presenza di ‘ndrangheta è la Germania, il Paese più ricco, che però non ha un sistema normativo per contrastare le mafie, non riconosce l’associazione mafiosa. In Europa – incalza Gratteri – non c’è un limite al contante, c’è solo una direttiva che non consente transazioni superiori ai dieci milioni di euro. Tradotto, significa che se vado a Francoforte con una valigia con 100 mila euro mi posso comprare un’auto Audi “A8” e nessuno mi dice nulla». In un simile contesto, certo che c’è il rischio di tentacoli sui fondi per la ripresa, e Gratteri sostiene che «Una parte andranno alle mafie».

Il rischio è più alto nelle aree più produttive. «La regione italiana con più alta densità di ‘ndrangheta è la Lombardia, perché là è più facile riciclare la ricchezza». Ma una speranza c’è. «Molto dipende dagli uomini, da chi si mette nei posti giusti». A tal proposito Gratteri fa riferimento al suo fiore all’occhiello, la nuova sede della Procura di Catanzaro. «L’abbiamo fatta in cinque anni, è la prima opera ecocompatibile in Europa, possiamo realizzare videocollegamenti in qualsiasi parte del mondo e abbiamo una sala per le intercettazioni spaziale». Analogamente, Spiezia ricorda che durante la sua vicepresidenza di Eurojust, che gestisce bilanci da 30 milioni, ha speso il 98,8% dei fondi. «Praticamente tutto. E per attuare obiettivi al servizio dei cittadini». Eppure «non si sentono mai commenti sulla responsabilità dell’Italia e sulla necessità di recuperare il tempo perso».

Sono stati chiamati a confrontarsi anche gli avvocati Gianfranco Iacobelli e Felice Laudadio e l’ex sindaco di Ariano Irpino nonché consigliere dell’ ex ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna, Domenico Gambacorta. Dopo l’intervento introduttivo di Francesco Mazzocca, rappresentante della Proloco di Lauro (che ha promosso il convegno insieme alle associazioni Nuova Lauro, Pro Lauro, Associazione medici cattolici italiani, Unione giuristi cattolici italiani, Forum sociosanitario, Fondazione nazionale studi tonioliani), l’occasione era buona anche per presentare il libro “Attacco all’Europa” di Spiezia, la cui tesi di fondo è che le mafie, tra cui primeggia la ‘ndrangheta, si stanno espandendo in tutto il continente, dove si infiltrano nell’economia legale per reinvestire gli straordinari proventi della droga e arrivano ad allacciare rapporti con le alte sfere della politica e dell’imprenditoria. Quasi una premonizione rispetto all’allarme della Dia che, monitorando gli appalti pubblici, ha rilevato tentativi di infiltrazione, da parte delle imprese mafiose, nelle procedure di gare «già dalla fase di stesura del bando mediante varie forme di connivenza con funzionari».

Del resto, «le tecniche di penetrazione possono concretizzarsi già nella fase di programmazione e progettazione delle opere pubbliche tramite azione corruttiva di funzionari e tecnici incaricati», osservano gli analisti della Dia. Ma il tema della mimetizzazione nel tessuto sociale e della conseguente possibilità di continuare a concludere i propri affari illeciti in condizioni di relativa tranquillità senza destare le attenzioni degli inquirenti si intreccia con l’analisi di Spiezia.


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