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Il premier Giorgia Meloni

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La manovra resta un cantiere aperto: le forze di maggioranza sono impegnate nella “costruzione” di un accordo sulle questioni ancora aperte mentre il pacchetto di modifiche del governo – che dovrebbe contenere 60 emendamenti “supersegnalati” dai 200 segnalati dai partiti di governo – è atteso in Commissione entro le 18 di venerdì.

Insomma, siamo ancora al work in progress, per non dire in stallo e i tempi diventano sempre più stretti. L’esame in Commissione dovrebbe svolgersi tra sabato e domenica, con lunedì come orizzonte estremo per le votazioni, per far sì che il disegno di legge possa approdare nell’Aula di Montecitorio tra martedì e mercoledì per il via libera prima di Natale, e passare al Senato subito dopo per l’ok definitivo entro la fine dell’anno, altrimenti scatterebbe l’esercizio provvisorio.

Tra i nodi da sciogliere resta quello legato all’innalzamento delle pensioni minime su cui Forza Italia porta avanti il suo pressing, ponendo anche una questione di priorità – come fa il capogruppo alla Camera, Alessandro Cattaneo, – rispetto a Quota 103, il pensionamento anticipato (62 anni d’età e 41 di contributi) fortemente sostenuto dalla Lega. L’accordo sarebbe alla portata di fronte a una soluzione di compromesso che vincola l’aumento fino a 600 euro per gli over 75 all’Isee, prevedendolo quindi solo per i redditi più bassi.

Sul tavolo c’è anche il confronto sulla soglia per il pagamento con il Pos, su cui si aspetta intanto un pronunciamento della Commissione europea – che oggi dovrebbe dare il suo parere sull’intero provvedimento varato in Consiglio dei ministri -: il tetto comunque potrebbe scendere da 60 a 30 euro.

E si lavora ancora su Opzione donna, l’anticipo pensionistico per le lavoratrici: il requisito anagrafico potrebbe essere innalzato a 60 anni rispetto ai 58 attuali e 35 di contributi.

In forse l’incremento da 6mila a 8mila del tetto alla decontribuzione per le assunzioni degli under 36 su cui insiste Forza Italia. Mentre nel pacchetto dovrebbe rientrare la proroga del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, nelle Zes e nelle aree terremotate. Resta App18, il bonus cultura per i diciottenni introdotto dal governo Renzi, ma si restringe la platea dal momento che viene introdotta una selezione dei beneficiari in base all’Isee che garantisce il bonus solo a chi ha redditi bassi. Intanto un rapporto della Guardia di finanza, pubblicato dall’Agi, ha quantificato in 17 milioni l’ammontare delle frodi compiute attraverso la 18App.

Si pensa poi ad estendere il voucher per il lavoro occasionale anche alle discoteche.

Maggioranza e opposizione avrebbero nel frattempo raggiunto un’intesa  sulla ripartizione dei 400 milioni in dote al Parlamento per gli “aggiustamenti” – che ne assegnerebbe 250 ai primi e 150 agli altri.

Dal canto suo la premier Giorgia Meloni continua a difendere le scelte del governo sulla legge di bilancio, e torna a rivendicare in particolare quelle legate al contante. “Il sostegno all’economia reale passa anche dall’innalzamento del tetto dei pagamenti in contanti, da mille a cinquemila euro, e dalla possibilità che l’obbligo di accettare pagamenti elettronici sia previsto solo per quei pagamenti che superano una certa soglia. Sono due scelte che il governo rivendica”, afferma nel video messaggio inviato all’Assemblea di Confesercenti in cui sottolineare anche la messa in sicurezza del “patrimonio” del tessuto produttivo dell’Italia “dalla più grande emergenza in corso, che è il caro bollette”.

Non solo, la premier difende anche la “tregua fiscale” che è parte del progetto di “uno Stato alleato delle imprese e dei lavoratori ma anche uno Stato amico di famiglie e cittadini”. “Nessun condono o colpo di spugna” in vista quindi, sostiene, “nella manovra ci sono solo norme di buonsenso e norme vantaggiose per lo Stato, per le famiglie e per le imprese”. Meloni torna a spiegare la ratio dello stralcio delle cartelle esattoriali inferiori a mille euro notificate fino al 2015: ovvero, “il costo della riscossione sarebbe più alto rispetto a quello che si incasserebbe”. “Per tutte le altre cartelle si paga il dovuto, con una piccola maggiorazione e dando una maggiore possibilità di rateizzazione, ma tutti pagheranno il dovuto. In questo modo – argomenta – noi possiamo far rientrare in carreggiata, diciamo così, tante famiglie, tante imprese, soprattutto quelle più piccole, maggiormente in sofferenza”.

Di fronte alla platea di imprenditori poi ribadisce l’impegno sul taglio di 5 punti del cuneo fiscale percentuali fino a 35mila euro di reddito – un terzo lato azienda, due terzi lato lavoratore – entro la fine della legislatura. Le risorse a disposizione per la legge di Bilancio non hanno consentito di spingersi oltre la conferma dei 2 punti per i redditi fino a 35mila euro, con un punto in più – fino a 3 quindi – per quelli sotto i 20mila.

Per il vicepremier Matteo Salvini la manovra è “un buon punto di partenza che aiuterà tante persone. Non risolve i problemi di tutta Italia – afferma – ma sicuramente aiuterà milioni di italiani a lavorare a riscaldarsi e ad andare in pensione. Quindi sono assolutamente soddisfatto”. Poi annuncia per venerdì l’arrivo in Cdm del codice degli appalti che, spiega, “arriva dal Consiglio di Stato” e “su cui il Parlamento lavorerà per i prossimi tre mesi”. “Sbloccare i cantieri è l’emergenza del momento”, afferma. 

Dalle piazze intanto Cgil e Uil rilanciano le critiche a una legge finanziaria che, dice Maurizio Landini, “colpisce i più deboli”. “Abbiamo bisogno di aumentare i salari vista l’inflazione, di colpire l’evasione fiscale e abbassare le tasse sul lavoro dipendente e sui pensionati, ma non viene fatto. Anzi – continua il segretario della Cgil dal palco di Perugia – fanno la flat tax per i redditi più alti e continuiamo ad avere troppa precarietà con i giovani che non hanno futuro”.

Sulla stessa linea le parole del leader del Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte, durante il dibattito alla Camera dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio in vista del Consiglio Europeo: “Vi accanite contro i fragili, impoverite il ceto medio, sdoganate l’evasione di cittadinanza: state lavorando in modo scientifico per arricchire sempre più i ricchi e impoverire sempre di più i poveri”.

Chiusa la legge di Bilancio i sindacati torneranno a sedersi al tavolo con il governo – e le associazioni datoriali – per riaprire il confronto sulla riforma delle pensioni. “Gli interventi della manovra non sono strutturali – sottolinea la ministra del Lavoro, Marina Calderone, nel corso di un’audizione al Senato – e dispiegano il loro effetto nel 2023 e sono da considerare un accompagnamento, con la volontà di fare un riordino complessivo della materia”.


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