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Il ministro Giorgetti con la premier Meloni

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Quando scoccano le otto di sera e sta per iniziare il Tg1, il Consiglio dei ministri finisce. Per qualche ora viene messo da parte il dossier migranti e l’Esecutivo si concentra su una serie di misure economiche. Obiettivo: dare un segnale alle famiglie, alle imprese, ma anche all’Europa. Ragion per cui dà il via libera a una serie di provvedimenti che a Bruxelles aspettano da tempo. Primo fra  tutti il Codice degli appalti.

IL CODICE APPALTI

Si legge in una nota del ministero delle Infrastrutture che  «il Codice degli appalti, rivisto e integrato alla luce delle osservazioni delle commissioni parlamentari, ha il pregio di procedere nella direzione della semplificazione, sburocratizzazione delle procedure e liberalizzazione. Uno strumento che mette in grado istituzioni e imprese di lavorare con celerità per fornire beni e servizi ai cittadini. Per fare una gara si risparmieranno dai sei mesi a un anno, grazie innanzitutto alla digitalizzazione delle procedure in vigore dal 1° gennaio 2024».

Non a caso i leghisti esultano, lo ribattezzano “codice Salvini” e assicurano che tutto questo si tradurrà «in appalti più rapidi, con un risparmio di tempo (solo per gli affidamenti senza gara si risparmiamo da sei mesi a un anno), più autonomia agli enti locali con particolare riferimento ai piccoli Comuni, corsia preferenziale per le forniture italiane ed europee, digitalizzazione con risparmio di carta e incombenze burocratiche».

Via Bellerio sostiene che viene «piegato il partito dei No: è infatti previsto il dissenso qualificato, principio per cui le amministrazioni pubbliche avranno una cornice più limitata in caso di contrarietà a un’opera. Prevista la  liberalizzazione sotto soglia: fino a 5,3milioni ci potranno essere affidamenti diretti. Dal 1° gennaio ogni scambio d’informazione avverrà su piattaforma digitale nazionale, così che le imprese non debbano presentare la stessa documentazione più di una volta (risparmi di tempo, di costi, di carta)».

Oltretutto, il nuovo Codice degli appalti prevede una norma definita “prima l’Italia” che fissa  criteri premiali per il valore percentuale dei prodotti originari italiani o dei Paesi Ue. «Una tutela – si legge – per le forniture italiane ed europee dalla concorrenza sleale di Paesi terzi. Le stazioni appaltanti possono indicare anche i criteri di approvvigionamento dei materiali per rispondere ai più elevati standard di qualità».

La Lega si intesta il provvedimento. Le truppe di Salvini escono in batteria. Perentorio Andrea Crippa, parlamentare e vicesegretario del partito: «Col Codice Salvini si va oltre la burocrazia, si punta a cantieri più veloci e si premiano anche i produttori di materie prime italiane e europee».

DECRETO BOLLETTE

Gran parte della discussione ruota poi attorno a un decreto che contiene  misure a sostegno di famiglie e imprese contro il caro bollette e interventi in favore del settore sanitario per un ammontare complessivo di risorse stanziate nel provvedimento pari a 4,9 miliardi di euro di cui 1,1  in favore del payback sanitario – che proroga alcuni provvedimenti fino a fine giugno per la riduzione delle accise su gas ed energia elettrica.

Misure che, precisa il ministero dell’Economia, «sono state ridisegnate su base trimestrale tenendo conto sia  dell’andamento dei prezzi dell’energia, sia dell’obiettivo di favorire il risparmio energetico. Il testo prevede poi il prolungamento fino al 30 giugno del bonus sociale elettrico e gas (riservato ai nuclei familiari con un Isee non superiore a 15mila euro) nel secondo trimestre del 2023 in favore delle persone economicamente svantaggiate e in gravi condizioni di salute.

E ancora: nel prossimo trimestre (1° aprile – 30 giugno 2023) per le forniture di gas viene confermata la riduzione dell’Iva al 5 per cento e l’azzeramento degli oneri di sistema. Viene prorogata anche l’aliquota Iva ridotta al 5 per cento per quanto riguarda il teleriscaldamento e per l’energia prodotta con il gas metano.

NO AI CIBI SINTETICI

Sul tavolo del Consiglio dei ministri c’è anche il disegno di legge che dice no alla produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici. «L’Italia dice no al cibo sintetico e alla carne sintetica – dice il ministro per le Politiche agricole, Francesco Lollobrigida – La norma sancisce il divieto di produzione, commercializzazione, importazione».

Gli fa eco il ministro della Salute, Orazio Schillaci: «È una legge significativa quella contro i cibi sintetici: si basa sul principio di precauzione, perché attualmente non ci sono studi scientifici sugli effetti dei cibi sintetici. Ribadiamo il massimo livello di tutela della salute dei cittadini e la salvaguardia del patrimonio della nostra nazione e della nostra cultura agroalimentare che si basa sulla dieta mediterranea». 

Il provvedimento viene accolto positivamente dal gotha leghista. «Dobbiamo essere sicuri di quello che mangiamo. Sulla base di questo principio, è sacrosanta la decisione del Consiglio dei ministri di approvare un disegno di legge per impedire la produzione e la commercializzazione di cibi sintetici nel nostro Paese» sostiene Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato e responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega.


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