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Gino Strada

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Ci sarà un motivo se Gino Strada ha sempre l’espressione accigliata di uno a cui hanno appena rigato la macchina.

Strada, padano di Sesto San Giovanni provincia di Milano, classe 48, in virtù del suo formidabile curriculum filantropico molto a sinistra e al contempo ispirato alle “idee del Concilio Vaticano II”, viene sistematicamente evocato, suo malgrado, per risolvere le situazioni istituzionali più intricate.

È un classico. Quando lo Stato zoppica e l’etica civile latita, ecco che il Gino Strada ti compare all’orizzonte come fosse un incrocio fra Pertini e Martin Luther King. Stavolta, dopo le uscite di scena del “drogato a sua insaputa” commissario Saverio Cotticelli e dopo le gaffe dell’attuale negazionista Giuseppe Zuccatelli («ti becchi il virus solo se ficchi la lingua in bocca ad uno per 15 minuti.  La mascherina non serve a un cazzo», ma poi il Covid se l’è beccato lui, non si sa se con o senza lingua), be’, il governo ha pensato bene di ingaggiare l’uomo di Emergency per raddrizzare la sbilenca sanità calabrese. Commissario del commissario. Il nome di Strada è una sorta di mantra recitato nel buio dell’incertezza decisionale della politica.

Era già saltato fuori per il Quirinale -un paio di volte, dai 5 Stelle-; era stato citato come papabile parlamentare e senatore a vita; e, sempre nel ruolo di commissario calabro, venne proposto prima dalle sardine, poi dal sindaco di Riace Mimmo Lucano, infine dal vice ministro alla Salute Sileri che ha accelerato l’iter della nomina di Strada stesso: «Gino Strada è certamente un’ipotesi per il commissariamento della Sanità in Calabria. È un collega eccezionale e tutto ciò che ha fatto è irripetibile, un esempio dell’Italia nel mondo». Il che è indubitabilmente vero. Come chirurgo d’emergenza il nostro padano ha un’esperienza formidabile; e come manager sul pensiero illuminato del no profit si conferma un’autorità indiscussa. Sicché, come organizzatore dei reparti Covid e degli allestimenti di ospedali da campo sulla Sila, sarebbe inarrivabile. E soprattutto la sua caratura internazionale rappresenterebbe un benefico colpo d’immagine per il governo che sulla sanità calabra sì è sempre un po’ -emh, diciamo- distratto.

Il problema è che Strada, non vuole fare la “foglia di fico” e chiede -fa sapere la figlia Cecilia- “ampi poteri di decisione”. E questo depotenzierebbe il succitato commissario Zuccatelli. Il che, in sé, non sarebbe un male. Ma la domanda vera è : «Strada ha gli strumenti amministrativi per gestire una regione tormentata in un settore così nevralgico -dove tutti hanno fallito- in un periodo così tragico? Certo, secondo alcuni suoi sostenitori «il suo coraggio, lo porterà a denunciare il malaffare, a lavorare davvero alla ricostruzione, a rompere il business della ‘ndrangheta nella sanità».

Ma per ribaltare la Calabria, dicono altri, non basta essere un Robin Hood. Serve una conoscenza accuratissima delle macchina amministrativa, la pazienza di Giobbe, e il sorriso paziente di un monaco trappista. Strada è uno che ha mandato alla malora governi guidati da D’Alema, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte per le loro scelte militari a sostegno dei conflitti sparsi per il mondo. In questo è estremamente democratico.

Se lo lasciano da solo col suo carattere fumantino mentre Zuccatelli è impegnato in un cantuccio a baciarsi con la lingua, be’, potrebbe crearsi un altro problema…


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