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Beppe Grillo

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Grillo scopre che i talk show non puntano a informare correttamente gli ascoltatori, ma a mettere in scena gazzarre mediatiche, magari anche manipolando le immagini e le interruzioni in modo da favorire questo o quello. Benvenuto nel club, come si usa dire, visto che si tratta di un fenomeno già più che noto. Invece di misurarsi a chiedere paletti, per la verità anche accettabili e di buon senso, per i suoi (ma dovrebbero valere anche per gli altri, o no?), potrebbe utilmente riflettere sul ruolo che lui e il suo movimento hanno avuto nell’organizzare la politica come show mediatico e magari chiedersi se il famoso streaming con Bersani rispondesse alle regole che adesso propone.

LA METAMORFOSI

Liquidiamo la faccenda con la solita immagine dei bracconieri che passano a fare i guardiacaccia, perché c’è poco di più da dire. Molto ce ne sarebbe invece sulla fase che attualmente attraversa il MoVimento Cinque Stelle, che solleva più di una perplessità sulla sua possibile evoluzione. Infatti tutto si sta svolgendo fuori dalle regole che erano state strombazzate per anni: niente dibattito pubblico, tutto caminetti (anche a due sulla sabbia di Bibbona), niente votazioni sulla piattaforma Rousseau, nonostante per anni ci fosse stato detto che si sarebbero tenuti “stati generali” al termine dei quali gli iscritti avrebbero eletto i loro vertici. Tutto è invece stato affidato al nuovo messia Giuseppe Conte, che infine ha accettato di fare da capo.

Molti anni fa si ironizzava benevolmente su Enrico Berlinguer che si diceva si fosse iscritto direttamente al Comitato Centrale del Pci. Beh, Conte si è iscritto direttamente al vertice sommo del partito, un qualcosa che non ha precedenti nella storia delle forze politiche. Un “elevato” (Grillo) ha elevato sulla base della sua sola parola un altro (Conte) a guida suprema: non male. Per la verità non è neppure esatto metterla giù in questo modo, perché non sappiamo ancora se formalmente Conte sia in quella posizione, perché sarebbe necessaria una riforma dello statuto, che per il momento Conte è stato solo incaricato di preparare e sarà sulla base di questa e delle procedure in essa contemplate che l’ex premier diverrà effettivamente capo del movimento (o come vorrà chiamarlo la fantasia lessicale dei grillini, che è notevole). Di come proceda questa operazione non si sa nulla. Non solo Conte è sparito dal palcoscenico pubblico e non esprime parola (né su questo, né su altro), ma non risulta neppure che ci sia un qualche dibattito interno al movimento.

MANOVRE IN APNEA

Si potrebbe sostenere che semplicemente tutto avviene in via riservatissima, ma è difficile crederlo: sinora c’è sempre stata qualche fuga di notizie, vuoi sulla stampa amica, vuoi su qualche sito. Non riusciamo a convincerci che i gruppi dirigenti pentastellati si siano convertiti all’etica del silenzio delle suore di clausura. Comunque dovrebbe essere un po’ duro da accettare per un movimento che era nato sulla mitologia dei meet up, dell’uno vale uno, dei parlamenti da aprire come scatolette di tonno, questo lavorio tutto sott’acqua di cui si conoscerà qualcosa solo quando Conte coi suoi intimi avranno finito di elaborare le loro riforme e le consegneranno al popolo perché le approvi. Una volta la si sarebbe chiamata demagogia, ma erano evidentemente altri tempi.

Quel che si può rilevare, al di là della vicenda che governa la probabile trasformazione di M5S, è che i Cinque Stelle hanno perso rilevanza nel panorama politico. C’è ogni tanto qualche sporadica dichiarazione di Di Maio, che fa mostra di moderazione e di aplomb da grande ministro, ma è quasi tutto. Al massimo qualche intemperanza di sottosegretari tipo la Castelli, ma sono uscite che non lasciano il segno.

Certamente Draghi è molto abile nell’evitare di dare spazio al grillismo prendendo di petto le sue vecchie bandierine. Si smonta pian piano, senza clamore e senza annunciare, così tutto viene digerito. Basta guardare la vicenda della giustizia. L’arrembante Bonafede è sparito dai radar, le sue riforme non vengono cancellate aprendo conteziosi, ma smontate usando gli strumenti che lo stesso ex ministro aveva predisposto: commissioni di studio per rivedere il sistema processuale, interventi sul sistema carcerario, ecc. Alla fine della stagione del giustizialismo grillino non dovrebbe sopravvivere quasi nulla, ma per i suoi promotori non ci sarà modo di lamentarsene.

PORTATORI D’ACQUA

Probabilmente anche nelle competizioni per le prossime amministrative i Cinque Stelle saranno quietamente ridimensionati. Otterranno forse qualche candidatura di pregio, ma a caro prezzo, come sarebbe il caso di una eventuale candidatura di Fico a Napoli (perderebbero una presenza di peso alla presidenza della Camera e non hanno un rimpiazzo all’altezza), per il resto non potranno che fare i portatori d’acqua per un blocco di centrosinistra che Letta sembra avere la capacità di ricostruire.

Intanto i Cinque Stelle lasciano che a difendere la loro memoria siano i fan club orfani di Conte che provano a far passare l’immagine di un Draghi che fa politiche di centrodestra perché darebbe a ragione a Salvini su varie richieste. Curioso modo di ragionare. Se diciamo che oggi è sabato, diamo ragione a Salvini che l’ha detto anche lui o diamo ragione al calendario? Forse farebbero meglio a chiedersi come mai Salvini è stato così abile da chiedere operazioni che era evidente che andavano fatte e che dunque Draghi e i suoi hanno fatto. Se l’avessero capito per tempo non diciamo i Cinque Stelle, ma almeno il Pd di Zingaretti, forse adesso quelle operazioni non potrebbero esser fatte passare come un cedimento al centrodestra.


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