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Andrea Orlando

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Se la settimana scorsa ha segnato difficoltà per il governo, tra Mario Draghi ed il leader dei 5stelle, Giuseppe Conte, è prevedibile che in quella in corso, con l’assenza dall’Italia del premier, che si reca negli Stati Uniti, si registri un sensibile calo della tensione.

E questo è auspicabile visto che ogni giorno si moltiplicano gli scontri nella maggioranza, impossibili da frenare e da escludere. Ma è importante che la presa d’atto sia collettiva perché, secondo i rumors di Montecitorio, la scadenza fissata per questo esecutivo sarebbe assai breve: non si andrebbe oltre l’autunno. Ma si sa che tutte le scommesse, Montecitorio in testa, non ci azzeccano mai sulla solidità del governo.

L’inserimento della guerra tra le difficoltà per l’esecutivo fa salire la tensione nella maggioranza, ma non è detto che questa stagione litigiosa abbia lunga vita. Come non è detto che arrivi a breve la pace, quando già il conflitto sia arrivato al culmine. Enrico Letta, leader Pd, ha accusato Orban, dittatore dell’Ungheria per il veto sulle sanzioni alla Russia.

“Sono particolarmente scandalizzato – ha detto Letta – dall’atteggiamento dell’Ungheria di Orban, mette il suo veto sulle sanzioni e si pone come chiaro ed esplicito alleato di Putin”. Fa oscillare il pendolo della storia dalla parte dell’Europa di vecchia concezione. “La responsabilità che Orban si sta prendendo è enorme, noi dobbiamo assolutamente biasimarla”.

Ma a questo punto il leader Pd ha espresso due pensieri sul governo. “Bisogna fare di tutto perché l’Europa sia unita per mettere la Russia di fronte alle sue responsabilità”. Quanto all’esecutivo va “nella direzione giusta, la crisi non esiste, è fuori dai radar”.

Da un lato le preoccupazioni su un allargamento della guerra, dall’altro la constatazione che “Conte – come spiega Osvaldo Napoli, parlamentare di “Azione” – ritiene che l’esecutivo, cioè il presidente Draghi ed il ministro Di Maio, abbiano messo l’Italia a rimorchio, non dice di chi, sulla vicenda ucraina”.

Il cessate il fuoco, a giudizio di Letta, “può arrivare solamente se la Russia accetta e capisce che l’invasione deve fermarsi. Tutta la pressione che l’Europa deve fare, va fatta e l’Italia deve premere perché l’unità dell’Europa ci sia”. E questo discorrere sulla pace è avvenuto mentre a Mosca, nella piazza Rossa, sono andate in scena le prove generali della parata del Giorno della Vittoria, in programma il 9 maggio: più di 11mila soldati prenderanno parte alla grande festa patriottica che segnò il trionfo dell’Unione sovietica sulla Germania nazista.

I dubbi sugli interventi sul cuneo fiscale del Ministro Orlando

Ed in questo contesto è difficile che si possa mettere mano all’aumento del cuneo fiscale, è quanto dichiarato da un altro ministro, Andrea Orlando. Il quale parlando ieri al festival CittaImpresa in corso a Vicenza, ha negato la possibilità di ridurre massicciamente questo strumento. Invece, il ministro ha lanciato un’altra opzione.

“Penso che sarebbe utile – ha detto – ed interessante ragionare su un patto pluriennale che veda un legame tra lotta all’evasione fiscale contributiva e una progressiva diminuzione del cuneo”.

Ma abbassare “di 10 punti il cuneo, in una sola botta sia abbastanza improponibile”. Il ministro ha aggiunto quanto in Italia il mercato del lavoro sia singolare. Uno dei problemi che assilla le imprese è la mancanza di manodopera specializzata. La ricerca di manodopera diventa un’impresa quanto mai gravosa al Nord.

“A fronte di maggiori finanziamenti per la formazione ci sia una minore risposta da parte dei potenziali lavoratori. Su questo tema – ha concluso Orlando -stiamo pagando la curva democrafica ed un saldo alla pari, o negativo negli ultimi anni dell’emigrazione e quindi della disponibilità di lavoratori stranieri”.


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