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Giorgia Meloni

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I primi sondaggi riservati post Draghi vedono un leggero incremento del Partito democratico, un notevole incremento di Fratelli d’Italia e un ulteriore calo di Lega e 5 Stelle. In transatlantico, dopo la giornata euforica del Senato, l’atmosfera è quella di attesa e paura per il futuro. Molti parlamentari a ottobre non siederanno più su questi scranni. Adesso il tema vero è quello delle alleanze e delle liste elettorali, considerato anche il taglio del numero dei parlamentari.

LE ALLEANZE E LE LISTE

Nel Movimento 5 stelle, per esempio, è partito il tam tam che a comporre le liste sarà Conte in autonomia sfruttando la sua leadership. Senza alcun accordo con il garante Grillo e senza far ricorso alla rete, magari anche puntando a delle deroghe per il superamento del secondo mandato.

Insomma, in vista delle nuove elezioni il Movimento 5 Stelle si appresta veramente a diventare il partito di Giuseppe, come maliziosamente aveva detto Luigi di Maio. Ma la spinta all’interno del Movimento 5 stelle punterà anche a recuperare il rapporto con il Pd. «Dove va senza di noi?», taglia corto un “big” pentastellato. «Perderebbe almeno 35 seggi…».

Il tema delle alleanze si pone anche all’interno del centrodestra. Perché Fratelli d’Italia rilancerà due condizioni per ricompattare l’alleanza: il primo è un patto anti-inciucio, basta con i governi giallo-verdi o rosso-gialli. Il secondo è un asse solo con chi si riconosce nei valori del centrodestra, quindi no a “centrini” che poi – questa la tesi – giocano a spostare gli equilibri. A villa Grande Salvini, Berlusconi, Lupi e Cesa hanno siglato un patto per la campagna elettorale. E si sta lavorando a un vertice dei leader nelle prossime ore.

Ma restano importanti nodi da sciogliere. Come si compileranno le liste? Per Fdi si deve partire dai sondaggi, non per gli altri partiti dell’alleanza. L’accordo tra FI, Lega, Udc e Noi per l’Italia è quasi chiuso. Ovvero, per quanto riguarda i collegi uninominali, il 33% rispettivamente a Fdi, Lega e FI, con quest’ultimo partito che si farebbe “carico” della quota dei restanti partiti.

IL NODO LEADERSHIP

C’è anche il tema della leadership sul tavolo. Chi andrebbe a palazzo Chigi? Ancora non è chiaro se veramente andrà a palazzo Chigi chi prenderà un voto in più. Anche perché si moltiplicano le voci che vorrebbero Giorgia Meloni king maker del centrodestra più che prossimo presidente del Consiglio. Insomma, spiegano fonti autorevolissime di Fratelli d’Italia, «Giorgia per questa volta potrebbe limitarsi a dare le carte e magari accontentarsi del ministero degli Esteri per poi puntare alla presidenza del Consiglio il giro successivo».

Insomma, la Meloni potrebbe “accontentarsi” della Farnesina per avere il tempo di costruirsi un percorso di accreditamento internazionale. In sostanza, si tratterebbe di una sorta di tirocinio con Washington e Bruxelles prima di approdare a palazzo Chigi. D’altra parte all’interno di Fratelli d’Italia c’è entusiasmo per i numeri dei sondaggi ma c’è anche preoccupazione per le sfide che il partito si troverà davanti in caso di vittoria elettorale e successiva responsabilità di governo.

«La paura è di fare la fine di Berlusconi defenestrato a colpi di spread» spiegano senza mezzi termini i fedelissimi della Giorgia nazionale. Insomma, si ragiona, forse sarebbe meglio aspettare ancora un po’ prima di spiccare il salto verso palazzo Chigi. I poteri forti internazionali fanno molta paura.


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