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Giorgia Meloni

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Giorgia Meloni con una lettera al Corriere della Sera interviene sulle polemiche per il caso di Alfredo Cospito e difende i suoi

È il giorno in cui Giorgia Meloni difende i suoi sul caso di Alfredo Cospito e li invita anche ad abbassare i toni. Una mossa che ha come obiettivo quello di riavvicinare maggioranza e opposizione. Come promesso, l’inquilina di Palazzo Chigi prova a rispondere alle domande che le sono state poste, nel corso della conferenza stampa con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, sul caso Cospito. Si dimetteranno il sottosegretario Andrea Delmastro e il parlamentare Giovanni Donzelli? E ancora: prende le distanze dalle parole dei suoi colonnelli?

«Non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni – mette in chiaro in una lettera indirizzata al Corriere della Sera – che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il Ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media».

Non solo. «Trovo singolare che ci si scandalizzi perché in Parlamento si è discusso di documenti non coperti da segreto, mentre da anni conversazioni private – queste sì da non divulgare – divengono spesso di pubblico dominio».
Prende dunque la difesa dei due colonnelli meloniani che nei giorni scorsi hanno divulgato documenti sensibili su cui indaga la procura di Rome e preso poi di mira i quattro parlamentari del Pd che sono andati a trovare lo scorso 12 gennaio l’anarchico Alfredo Cospito, recluso al 41 bis nel carcere di Sassari e ora, a causa delle gravi condizioni di salute al carcere Opera di Milano. Ed è probabile che nelle prossime ore verrà trasferito in una struttura ospedaliera.

MELONI E POLEMICHE SUL CASO COSPITO: «PARADOSSALE NON POTER CHIEDERE CONTO AI PARTITI DELLA SINISTRA DELLE LORO SCELTE»

«Trovo paradossale che non si possa chiedere conto ai partiti della sinistra delle loro scelte, quando all’origine delle polemiche di questi giorni si colloca oggettivamente la visita a Cospito di una qualificata rappresentanza del Partito democratico, in un momento in cui il detenuto intensificava gli sforzi di comunicazione con l’esterno, come emerge dalle note dell’autorità giudiziaria che si è pronunciata sul caso, rese note dai mezzi di informazione».

Da qui l’invito alla responsabilità: «Mentre maggioranza e opposizione si accapigliano sul caso, attorno a noi il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando. E non risparmia nessuno, come dimostrano i manifesti comparsi ieri all’università La Sapienza di Roma, che definiscono «assassini» il Presidente della Repubblica e i membri di diversi governi, senza distinzione di colore politico».

Tradotto, quello odierno con le manifestazioni di piazza in tutta Italia e con gli scontri fra forze dell’ordine e manifestanti nel corso del corteo di Roma, sono per Meloni «un attacco allo Stato».

«Perché – conclude – non ci si debba domani guardare indietro e scoprire che, non comprendendo la gravità di quello che stava accadendo, abbiamo finito per essere tutti responsabili di un’escalation che può portarci ovunque». Tuttavia le parole di Meloni non placano la polemica. Il Pd è infuriato, la accusa di parlare di «capo partito» e non da premier in «una lettera che riattizza il fuoco invece di spegnerlo».

In scia il senatore Graziano Del Rio: «Non è a noi che devi chiedere responsabilità e moderazione». Critiche anche dal leader del M5S, Giuseppe Conte: «Raccogliamo l’invito di Meloni ma non deve comportarsi da leader di partito e deve imporre ai suoi fedelissimi di dimettersi».


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