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Francesco Boccia, sullo sfondo Schlein e Conte

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Transatlantico di Montecitorio, mezzogiorno di primavera. Capannello di parlamentari di Forza Italia e del Partito democratico. Oggetto della discussione: il futuro della politica italiana e il neobipolarismo Meloni versus Schlein. «Rinasce il Pdl e rinasce l’asse giallorosso…» esclama uno dei presenti. «Non sarà il Pdl, sarà Forza Meloni… Più che l’asse giallorosso, Schlein si mangerà i cinquestelle» rilancia un altro. Non solo.

BOCCIA E LE ALLEANZE

Si dibatte sui nuovi assetti parlamentari dei democratici e degli azzurri. Si comincia dal Nazareno, che da qualche ora ha rinnovato i vertici di Montecitorio e di Palazzo Madama. Nella prima casella siederà Chiara Braga: classe ’79, alla quarta legislatura, già membro della segreteria con Renzi, Zingaretti e Letta, molto vicina a Dario Franceschini, che ha sposato la linea della neosegretaria Elly Schlein.

Ma si discute, in particolare, delle parole del neocapogruppo al Senato del Pd, Francesco Boccia sulle alleanze del futuro del Nazareno: «Non poniamo condizioni a escludere. Certo, a giudicare dalle posizioni critiche espresse da Calenda e Renzi mi sembra complesso… In Parlamento occorrerà uno sforzo di comprensione e dialogo per mettere in difficoltà la destra. Ci proveremo. Giuseppe Conte è una persa seria e intelligente: penso che non ipotizzi alcuna concorrenza, ma voglia solamente aggregare quante più forze possibili».

INFURIATE LE TRUPPE DI CALENDA

E ancora, sempre Boccia alla Stampa di Torino: «Mi sembra evidente che la posizione del Pd e quella del M5S abbiano punti di convergenza. Se mi permettete, credo d’averlo detto molti ma molti mesi fa e i risultati in alcune importanti amministrative ci hanno dato ragione».

Insomma, il nuovo corso del Pd punta tutte le fiche sull’asse con  i 5Stelle. E tutto questo fa infuriare le truppe di Calenda. Non a caso, Osvaldo Napoli la mette così: «La segretaria del Pd e il nuovo capogruppo al Senato, Francesco Boccia, hanno finalmente parlato con chiarezza: convergono con il M5S. Azione e Italia Viva ringraziano. Gualtieri è lasciato solo nella battaglia per il termovalorizzatore a Roma, a favore del Mes e contro il reddito di cittadinanza resta solo Azione. Da oggi chi è europeista, liberaldemocratico, popolare e riformista ha due indirizzi: Azione in Italia, Renew Europe al Parlamento europeo».

E la stessa reazione si tocca con mano anche dalle parti dei renziani. «“Le alleanze si fanno prima sulle visioni comuni”, dice bene Boccia – scrive sui social l’eurodeputato di Italia Viva Nicola Danti – Quindi quando dice che preferisce il M5S al Terzo Polo sottintende che sul sostegno all’Ucraina, sull’assistenzialismo, sull’Europa il Pd condivide l’impostazione del leader dei populisti Giuseppe Conte. Basta saperlo. Perché sono queste le cose che contano, ancora prima dell’astio personale. Evidentemente la stagione di Conte leader dei progressisti non è ancora finita».

IL NUOVO ORGANIGRAMMA DI FI

In questo contesto mutano gli equilibri dentro Forza Italia. Non c’è stata nessuna conta interna, ma Paolo Barelli è tornato a guidare il gruppo parlamentare della Camera di Forza Italia. Con una mossa il Cavaliere ha ridisegnato l’organigramma degli azzurri, dando maggior potere ai parlamentari vicini ad Antonio Tajani. La traduzione di tutto questo riporta a un partito, Forza Italia, più allineato alle posizioni di Fratelli d’Italia.

«La prima cosa da fare è valorizzare il carattere identitario di FI e il sostegno leale al governo di centrodestra di cui il nostro partito è pilastro». Forza Italia, dunque, non reciterà più la parte del controcanto all’interno della coalizione, come già successo a più riprese nei primi cinque mesi della legislatura. Da qui la domanda: tutto questo porterà alla nascita di un partito unico, modello Pdl? Tanti si domandano quale sarà il punto di caduta. Di certo, all’interno del partito di Berlusconi c’è un malessere diffuso. Anche perché diversi azzurri si sentono spaesati.

LA SVOLTA DELLE COLOMBE

La svolta che ha portato il partito nelle mani delle colombe, con un ruolo sempre più centrale di Antonio Tajani e della fidanzata del Cav, Marta Fascina, si è compiuta,ma non si è compreso quale sarà l’approdo finale. C’è chi non desidera “morire” meloniano e auspica la nascita di un contenitore centrista nel solco del popolarismo europeo. E di conseguenza fa il tifo per Renzi e Calenda. E c’è chi invece si augura un partito unico conservatore guidato da Giorgia Meloni. Restare nel limbo significa, assicura un forzista, «diventare una corrente della Meloni».

E allora che cosa succederà? Barelli, in un’intervista al Corriere, non si è sbilanciato sul partito unico: «Saranno scelte che dovranno valutare i leader di centrodestra, ma una cosa è certa: se vogliamo un “centrodestra all’italiana” alla guida dell’Europa, Forza Italia è pronta e indispensabile».

 Di sicuro, poco o niente succederà fino alle europee del 2024, anche perché quella partita si giocherà con una legge elettorale proporzionale, e gli azzurri cercheranno in tutti i modi di massimizzare i consensi e soprattutto di avvicinare i popolari ai conservatori di Meloni, per ridisegnare gli equilibri nel Parlamento europeo e in commissione. Nell’attesa i parlamentari di Forza Italia e Pd continueranno a parlarne in Transatlantico…


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