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Elly Schlein

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Dalle ultime comunali all’alleanza con il M5s, dalla guerra in Ucraina alle parole di Beppe Grillo di sabato scorso, mille questioni aperte dilaniano il Pd ma se la Schlein è sotto attacco nessuno ha il coraggio di proporre la sfiducia

Elly Schlein si è difesa e ha anche rilanciato: «Chi non condivide la linea, lo ammetta». Così la direzione del Pd si trasforma in un processo a Elly Schlein. Con la segretaria a recitare la parte della difesa e con una serie di voci critiche a indossare i panni dell’accusa. Tutto questo non significa che la numero uno del Nazareno sia già una leader dimezzata. Ma da ora in avanti le varie anime del Nazareno monitoreranno quello che succederà con la lente di ingrandimento.

LA DIFESA DI ELLY SCHLEIN: SOTTO ATTACCO MA SENZA SFIDUCIA

Rinviata due volte per i funerali di Berlusconi e Flavia Franzoni, alla fine la riunione c’è stata. Tanti i temi sul tavolo: dalla sconfitta alle amministrative, che ha lasciato tante ferite ancora aperte, all’alleanza con il M5S; dalla postura sulla guerra in Ucraina alle parole di Beppe Grillo sabato scorso in piazza a Roma.

Questioni aperte che producono un rumore di sottofondo che attraversa diverse correnti del Pd: «Elly deve cominciare a fare la segretaria». «Fino a ora si è occupata delle piazze e di rilasciare le interviste a Vogue…». Un pezzo consistente del Nazareno è convinto che la leader dei dem non possa interpretare il suo ruolo soltanto ribadendo che il popolo delle primarie l’ha portata lì.

E attenzione, si fa notare: «Perfino Franceschini, grande sponsor di Elly, è in silenzio. Si è già pentito? Non lo dice apertamente, ma parrebbe di sì».
Ed è su queste note che Schlein si è presentata alle 15.30 all’ultimo piano della palazzina di via Sant’Andrea delle Fratte. La relazione della segretaria potrebbe avere questo titolo: «Respingo tutte le accuse». Non a caso l’incipit è rivolto a chi le contesta la partecipazione alla manifestazione organizzata a Roma da Giuseppe Conte: «Abbiamo bisogno di costruire sinergie con le altre forze politiche alternative alla destra. Per questo continueremo a insistere con le altre opposizioni sui temi su cui possiamo unire forze, piuttosto che insistere su differenze che pure sono significative».

Lo schema di gioco della segretaria del Pd non cambia: urge allargare il campo a tutti i partiti che sono contrari all’attuale destra che governa il Paese. In particolare, Schlein ritiene che, seppur nelle differenze, non si possa prescindere dall’ipotesi di alleanza con i 5Stelle. «La settimana prossima si vota in Molise, dove siamo alleati con il M5s – dice – Lo eravamo anche prima della manifestazione. Siamo d’accordo su tutto? No. Sull’Ucraina siamo molto distanti. Se mi invitasse Calenda a una manifestazione andrei anche lì, ma non cambierei idea sul sindaco d’Italia».

DIKTAT E MALUMORI

E tutto questo succede all’indomani delle dimissioni dall’Assemblea nazionale di Alessio D’Amato, consigliere regionale del Lazio, e qualche ora prima, del passo indietro di Maria Concetta Chimisso da vicesegretaria democrat in Molise. Eppure la diretta interessata è convinta di aver fatto compiere al partito dei passi in avanti.

«Quando sento che non c’è una linea politica sorrido – dice Schlein – Di contenuti siamo pieni, ma siamo bravi a coprirli con le divisioni interne. Se a qualcuno questa linea non piace lo ammetta e non trovi altre scuse. Chi cerca l’incidente ogni giorno mi troverà sempre dall’altra parte».

E ancora: «Siamo qui per restare e restare insieme e fare quello che ci hanno chiesto gli elettori alle primarie. Non c’è alcun bisogno di lealtà a me come segretaria, ma di un po’ di rispetto al partito e agli elettori delle primarie».
Diktat che Schlein ripete sotto forma di altro ragionamento: «È ora il momento di mobilitare tutto il partito sulla nostra agenda per l’Italia e per l’Europa. Ho ricevuto un mandato chiaro, ricostruire una identità chiara del partito, che ci renda riconoscibili. Se si tenta di rappresentare tutto e il contrario di tutto si rischia di non rappresentare nessuno e lasciare spazi agli altri».

E la sconfitta alle amministrative in alcune realtà storicamente rosse? «Non abbiamo perso da soli, ma non pensiamo di essere autosufficienti, dobbiamo costruire sinergie con le forze alternative alla destra». Schlein andrà avanti proponendo «un’estate militante su alcuni temi, come il Pnrr e l’autonomia differenziata», e poi annunciando «una grande iniziativa per la casa insieme ai sindaci».

Il tutto senza dimenticare la battaglia sul salario minimo. In questo contesto non mancano le critiche alla destra di governo e a Giorgia Meloni. «L’abuso di ufficio non va abrogato ma rivisto», «è una vergogna che una premier parli di pizzo di Stato», «per la destra nazionalista i nemici sono i migranti e gli Lgbtq+».

Infine, un avvertimento a chi ha criticato l’atteggiamento di Schlein sul conflitto tra Ucraina e Russia: «Siamo sempre stati chiari e lineari nel pieno supporto all’Ucraina per la difesa anche con aiuti militari. Abbiamo tenuto e continueremo a tenere un atteggiamento coerente, ma non dismettiamo la prospettiva di una pace giusta».

A questo punto le agenzie di stampa fanno sapere che la relazione di Schlein è stata accompagnata da un lungo applauso. Tutto rientrato? Non si direbbe. Non manca chi si alza e mette in discussione la linea. Paola De Micheli, ad esempio, è diretta: «Non credo nelle tifoserie e chiedere profondità e condivisione nella nostra discussione non significa lesa maestà».

GLI ATTACCHI CHE PERÒ NON PORTANO ALLA SFIDUCIA PER LA SCHLEIN

Segue richiesta: «Dobbiamo costruire un Pd egemone in un nuovo centrosinistra e le alleanze non si fanno in piazza, perché prima c’è la politica e una prospettiva progressista del Paese». Ecco poi lo sfidante Stefano Bonaccini: «Alla segretaria dico che se gestione unitaria deve essere, si discuta di più e meglio di quanto fatto fino a ora». E ancora, Gianni Cuperlo: «Il congresso è finito, Schlein ora guidi il Pd».

Infine, interviene Lorenzo Guerini, leader della corrente dei riformisti, che non ha condiviso la scelta di partecipare alla manifestazione dei 5Stelle: «La dialettica, se leale, anche quando è aspra, non è lesa maestà, ma se portata avanti con solidarietà e rispetto serve innanzitutto a te, Elly». E l’’alleanza con Grillo e Conte? «Le parole dette sull’Ucraina sono indecenti e non possono essere parole accettabili per il nostro partito. È una questione dirimente perché la guerra all’Ucraina sta cambiando la storia». Finisce così. E il titolo della lunga giornata del Pd diventa: «Elly si difende, la minoranza attacca la segretaria, ma nessuno taglia il ramo Schlein».

Elly Schlein sotto attacco ma nessuno ha il coraggio della sfiducia.


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