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Giarrusso che viene, Gassmann che va. Il celebre Alessandro Gassmann – attore, regista e protagonista anche nei social – dice addio al Pd ormai “riempito di individui non richiesti”. Una polemica, questa, perfino troppo esplicita contro Dino Giarrusso accolto invece da Stefano Bonaccini nel suo Pd purché chieda scusa. Ormai è un passatempo quello di prendersela con l’ex M5S . Lui è una vera star del consenso elettorale, votato sempre a furor di popolo, ogni anima vagula blandula però gli scaglia ben volentieri una pietra e una difesa oggi, al contrario, Dino se la merita tutta. Conoscendolo, e conoscendo la sua bellissima storia personale, familiare e culturale, non può che approdare lì, Dino: in zona Ditta, all’ombra di quel che è diventato il simbolo della Falce e Martello. E può farlo – per intendersi – con più gradi di quanti possa vantarne una Elly Schleyn. E il fatto che il Pd non l’abbia avuto prima, Dino Giarrusso, è la controprova di come s’è ridotto il partito. Da parte di Giarrusso, chiedere di entrare in quel che s’è ridotto il Pd – credetelo – è stato soltanto un atto di amore. Di compassione, precisamente.


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