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Un monopattino

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Un cambio di paradigma nella mobilità urbana come rimedio anti Covid. Nascono così le campagne delle amministrazioni comunali delle grandi città per incentivare l’uso di mezzi alternativi a bus, tram e metropolitane, spesso troppo affollati per scongiurare il rischio contagio durante il viaggio. Da lì il boom dei monopattini elettrici, sino a pochi mesi fa ad esclusivo appannaggio di hipster ed ecologisti di ferro. Il problema nasce quando un fenomeno diventa moda: non più pochi conducenti eletti e accorti ma una massa indiscriminata di utenti che spesso accede al due ruote per sfizio o per gioco, adottando comportamenti sconsiderati.
E così fra impennate, guide spericolate, incidenti, feriti e primi morti il monopattino si sta lentamente trasformando in un autentico incubo per l’ecosistema strada.

«Molti hanno un’immagine ludica di questo mezzo di trasporto, legata ai ricordi dell’infanzia – spiega al Quotidiano del Sud l’avvocato Piergiorgio Assumma, presidente dell’Osservatorio nazionale per la tutela delle vittime dell’omicidio stradale (Onvos) – purtroppo la sempre più ampia accessibilità non coincide con un utilizzo civile e rispettoso della legge». La quale, fra le altre cose, «vieta di far salire una seconda persona a bordo, di condurlo sui marciapiedi, di parcheggiarlo in modo che possa costituire un intralcio per i pedoni, di guidarlo al di sotto dei 14 anni di età o in stato di ebbrezza, di andare contromano e così via. Tutte queste trasgressioni comportano le stesse sanzioni che il codice della strada prevede per gli automobilisti. Peccato che in pochi lo sappiano, come sempre è l’ignoranza nell’uso che rende un mezzo pericoloso».

Ad esempio non tutti sanno che da diversi mesi il monopattino è stato equiparato alla bicicletta, ciò significa «che se c’è una pista ciclabile non possono invadere la carreggiata. Ma gli utenti, spesso, pensano di avere a che fare con una sorta di motorino». Quanto alla velocità «non possono superare i 25 chilometri orari nei circuiti urbani e i 6 chilometri orari nelle aree pedonali. Invece quasi sempre li vediamo sfrecciare ad un’andatura decisamente superiore». Insomma «è apprezzabile che, in era Covid, i Comuni incentivino la mobilità sostenibile come alternativa ai mezzi pubblici ma non si può gettare nella mischia dall’oggi al domani qualcosa su cui la gente non ha adeguata contezza e che finisce con usare in modo incivile».

C’è, di fondo, un vecchio vizio di chi si approccia a forme di trasporto ecologico, già registrato con le biciclette. Quasi che fare del bene all’ambiente giustifichi una sorta di superiorità morale che si traduce in comportamenti poco rispettosi del prossimo. «L’accostamento al concetto di green – sottolinea Assumma – talvolta porta a un lassismo psicologico e, quindi, a guidare con molta più superficialità».

Diversi gli strumenti che potrebbero scoraggiare l’uso improprio del monopattino. «Servirebbero, innanzitutto, più controlli – afferma il presidente dell’Onvos – anche se è difficile perché questi mezzi, come le bici, non hanno l’obbligo della targa, quindi, in caso di violazioni, un vigile urbano si trova costretto a doverli inseguire per poterli fermare e multare i conducenti. Si rafforza poi la necessità formare i cittadini per un uso corretto, in particolare nelle scuole. Proprio per questo, con l’Osservatorio, abbiamo proposto al ministero dell’Istruzione di inserire l’educazione stradale nei programmi di educazione civica». Sul fronte degli incidenti, talvolta fatali, sono due, invece le strade da seguire. «Per prima cosa introdurre l’obbligo del casco, come avviene per i motorini – dice Assumma – e poi imporre una copertura assicurativa». Perché l’equiparazione con le bici va bene sino a un certo punto. «La presenza di un motore elettrico rende il mezzo più pericoloso della bici e innalza il rischio di collisione – conclude il legale – Senza un’assicurazione, se si viene investiti, la contestazione per ottenere il risarcimento dei danni è molto più complicata».


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