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IL TRASPORTO marittimo intercetta il 90% del commercio mondiale di merci. La sicurezza della navigazione e a bordo delle navi è un fattore cruciale per garantire che gli approvvigionamenti di materie prime e di semilavorati e la consegna di prodotti finiti avvenga limitando al minimo gli incidenti (collisioni, esplosioni, incendi, sequestri). Nell’ultimo decennio si sono registrati progressi notevoli nel campo della sicurezza che hanno ridotto al minimo le perdite di grandi navi. Tutto questo, però, non basta. Perché il Mar Mediterraneo occidentale è la regione marittima al secondo posto nel mondo unità navali colate a picco e il Mezzogiorno d’Italia è un’area nella quale l’economia del mare, che comprende anche i trasporti marittimi, è molto importante, ma la cui implementazione richiede importanti investimenti dello Stato negli scali e nell’intermodalità.

Nel Safety & Shipping Review 2023, il Rapporto annuale di Allianz Global Corporate & Specialty SE, la più grande compagnia assicurativa al mondo sottolinea come incendi, guerre, decarbonizzazione, incertezza economica e aumento del costo degli indennizzi costituiscono le principali sfide che il settore dovrà affrontare nei prossimi anni. Nel 2022 sono state registrate 38 perdite nel mondo rispetto alle 59 del 2021 con un calo del 65% in 10 anni (109 nel 2013). Trent’anni fa, la flotta mondiale perdeva oltre 200 imbarcazioni all’anno. Secondo il rapporto, negli ultimi dieci anni sono andate perdute 807 navi. “Le perdite sono scese al numero più basso mai registrato nei 12 anni di storia del nostro studio, riflettendo l’impatto positivo di sicurezza, formazione, cambiamenti nella progettazione delle navi e normative” dice il capitano Rahul Khanna, Global Head of Marine Risk Consulting di AGCS. “Sebbene questi risultati siano incoraggianti, ci sono nubi all’orizzonte: l’aumento delle “flotte ombra” di petroliere è la più recente conseguenza che minaccia gli armatori, il loro equipaggio e gli assicuratori”.

Il Mar Mediterraneo al 2° posto per perdite

La regione marittima di Cina meridionale, Indocina, Indonesia e Filippine è quella dove si contano più perdite, sia nell’ultimo anno, sia nel decennio (204). Il Golfo Arabico, le Isole Britanniche e il Mediterraneo occidentale sono al secondo posto per incidenti (3). Circa un quarto delle navi perdute nel 2022 era da carico (10). Naufragi, incendi e esplosioni sono nell’ordine le tre cause principali.

I porti del Sud

Il Mar Mediterraneo, pur coprendo l’1% della superficie dei mari, rappresenta il 20% del traffico e il 27% dei servizi di trasporto container. L’Economia del Mare è un punto di forza del Mezzogiorno: conta 107mila imprese (il 47,9% del totale nazionale), 345mila occupati (37,5%) e 15,6 miliardi di valore aggiunto (il 30,4%).

Per sostenerne la competitività, però, occorre, investire nello sviluppo intermodale e nell’integrazione del trasporto su rotaia (solo 8 dei 32 porti del Sud sono collegati all’infrastruttura ferroviaria nazionale), nella digitalizzazione (abilitatrice di semplificazioni logistiche e sburocratizzazione), nella transizione verde e nei modelli di governance del sistema portuale.

Sinistri e incidenti non calano

Mentre le perdite delle unità navali sono diminuite nel 2022, il numero di sinistri o incidenti marittimi segnalati è rimasto costante (3032 nel 2022 rispetto ai 3000 del 2021). Gli incendi sono una delle cause più frequenti di perdite di navi con 64 unità colate a picco nell’ultimo quinquennio. La decarbonizzazione comporta il trasporto di nuovi tipi di merci, come i veicoli elettrici e le merci alimentate a batteria. Le batterie agli ioni di litio rappresentano un rischio crescente per il trasporto marittimo di container e auto. Allo stesso tempo, i carichi pericolosi vengono trasportati da navi sempre più grandi. La capacità di trasporto dei container è raddoppiata negli ultimi 20 anni. I 10 maggiori operatori hanno ordinativi per più di 400 navi.

Aumentano le “flotte ombra”

L’embargo del petrolio russo disposto dall’UE e da altri Paesi occidentali per ridurre le entrate con cui Mosca finanzia la guerra contro l’Ucraina ha indotto la Russia, fiancheggiata dai suoi alleati, a realizzare una flotta di navi cisterna “ombra” da utilizzare per il trasporto e la vendita del prezioso idrocarburo. Le stime sulle sue dimensioni variano: si parla di circa 600 navi. “È probabile che la flotta “ombra” sia composta da navi più vecchie, che operano sotto bandiere di comodo e con standard di manutenzione inferiori” dice Justus Heinrich, Global Product Leader Marine Hull di AGCS. Un esempio? Pablo, una petroliera del 1997, non assicurata e senza carico, il 5 maggio scorso è esplosa al largo della Malesia, causando la morte di tre membri dell’equipaggio in tutto 28 persone e lo sversamento di greggio in mare.

La sfida della decarbonizzazione

Il trasporto marittimo produce ogni anno il 3% delle emissioni globali di gas a effetto serra e gli operatori sono impegnati per ridurle. Ora le compagnie di navigazione e di trasporto merci stanno investendo nella costruzione di navi alimentate a gas naturale liquefatto e stanno impiegando e sperimentando carburanti alternativi come biocarburanti, metanolo, ammoniaca e idrogeno, oltre a puntare su navi completamente elettriche alimentate a energia solare e a batteria, sistemi di propulsione assistiti dal vento, eliche più efficienti e design di prua a bulbo. La transizione per uscire dal trasporto marittimo basato sul carbone comporterà un periodo di cambiamento impegnativo e un investimento di 1.400 miliardi di dollari Usa.


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