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Il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli

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Nel pieno della quarta ondata le classi tornate in Dad non mancano ma, complessivamente, il ritorno delle lezioni in presenza sembra reggere l’impatto della pandemia. L’idea di chiusura generalizzata, o basata sui criteri di differenziazione territoriale come lo scorso anno, non viene neanche presa in considerazione. Anzi: dai primi di novembre la scuola live è stata rafforzata allentando il sistema delle quarantene, che dalle elementari alle superiori scattano solo quando a un primo positivo in classe ne seguono altri due, individuati con le successive attività di testing.

Il meccanismo, però, si scontra con i soliti ritardi registrati a livello regionale e locale, col risultato che in più di un istituto la Dad viene disposta in presenza di un solo contagiato, secondo il vecchio schema.

«Le nuove norme sono entrate in vigore solo sulla carta, perché molte Asl non hanno ancora predisposto le indicazioni da inviare sia a chi risulti positivo, sia a quanti devono andare in quarantena» ci spiega il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli.

Diversamente «le scuole sono pronte ad applicare il nuovo protocollo, che è sanitario ricordiamolo». Importante sottolineatura che sgombera il campo da equivoci figli di una lettura superficiale dei casi di classi tornate in Dad al primo caso di positività. «I presidi possono agire solo in un’ottica di prevenzione – fa notare – per cui concretamente dispongono la didattica a distanza. La durata di quest’ultima dipende dalla Asl: se è poco sarà più lunga. E pensare che le nuove disposizioni sono state adottate proprio per ridurre il periodo in Dad…».

Ma per Giannelli questa particolare forma di insegnamento non è totalmente da buttare. «Contesto – dice – chi attribuisce alla Dad il peggioramento delle performance degli studenti emerse dagli ultimi test Invalsi. E’ chiaro che con la scuola in presenza le cose vanno meglio. Ma è stata la pandemia, non la Dad, a influire negativamente sui risultati degli Invalsi».

Per il futuro, poi, «siamo pronti a presentare al ministero dell’Istruzione una proposta per l’integrazione della didattica digitale all’interno dell’autonomia scolastica. Credo che gli istituti debbano avere la facoltà di inserire questa formula per un numero limitato di ore del curriculum. Si tratta di un elemento di flessibilità dell’ordinamento scolastico che manca e di cui si avverte la necessità».

La scuola in presenza va avanti e, oltre due mesi dalla prima campanella dell’anno, «il bilancio è abbastanza positivo anche se, chiaramente, con la recrudescenza dell’epidemia aumentano le classi in quarantena. E questo anche perché c’è una grossa fetta di studenti che ancora non è vaccinata, come quelli di età compresa fra i 5 e gli 11 anni, 4 milioni di bambini». Su cui, però, è arrivato il via libera dell’Ema per le somministrazioni, destinate a partire verso la fine dell’anno. «Ciò – commenta – contribuirà a spegnere i contagi che stiamo registrando. La scuola può svolgere un ruolo informativo importante nei confronti dei genitori di minori così piccoli anche se dobbiamo tener conto delle sensibilità di tutti».

Dal 15 dicembre, intanto, l’obbligo vaccinale coinvolgerà tutto il personale scolastico. «Lo chiedevamo da tempo – afferma Giannelli – per i lavoratori a contatto con il pubblico. Certo, ql’obbligo arriva quando ormai la scuola è l’istituzione con la più alta percentuale di vaccinati. Ma non si può mettere in dubbio l’utilità di questa misura».


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