X
<
>

Vera Girotti con Tommaso Buscetta e la loro prima figlia, Alessandra

Condividi:
5 minuti per la lettura

Che fine ha fatto Vera Girotti? È stata la seconda «moglie» di Tommaso Buscetta, dopo la conterranea Melchiorra e prima della brasiliana Cristina. Con lui condivise l’avventura americana e in America svanì. Nel bel film di Marco Bellocchio Il traditore, applaudito a Cannes, non appare perché la vicenda inizia quando già al fianco di don Masino c’è la terza donna: accanto a lei, che ancora non è madre, i due figli del primo matrimonio e le due figlie di Vera, mamma sparita.

Nelle numerose biografie di Buscetta alla Girotti si dedicano poche pagine e un finale affidato a una frase tanto secca quanto incredibile: «Se n’è andata». Non è un caso se in quel che fu il duello processuale più spietato, il confronto con Pippo Calò al maxi processo di Palermo, il cassiere di Cosa Nostra, prima amico fraterno, poi assassino dei figli di Buscetta, gli chiede in modo sibillino di far apparire la sua seconda «moglie», cosa che considererebbe «un miracolo». Non avvenuto. Anni fa lavorai a un documentario su Buscetta rimasto incompiuto e, insieme con Claudio Canepari che lo produceva, cercammo anche la risposta a quella domanda iniziale, ottenendo suggestive risposte. Come era iniziata? Il Buscetta viveur, rimasto soldato semplice nell’organizzazione mafiosa per poter continuare a divertirsi senza gli impicci del comando, amava frequentare la scena mondana. Ottenne perfino un biglietto per il festival di Sanremo.

Andava spesso al casinò di Saint-Vincent e lì gli capitò di assistere allo spettacolo di un complesso in cui suonava alla batteria Gegè di Giacomo, a lungo collaboratore e amico di Renato Carosone. Più di lui lo colpì la sua donna: Vera Girotti. La corteggiò, la conquistò, la portò via. Lasciarono l’Italia per il Messico, da dove lui gestiva la rotta di un traffico illecito verso l’Europa. Usava un passaporto con falso nome, una delle sue molteplici identità, si faceva chiamare Manuel Lopez Cadena. Vera gli diede due figlie: prima Alessandra e poi più avanti, quando la storia già traballava, Lisa.

Il trasferimento a New York sembrava la realizzazione di un sogno: avrebbero vissuto nella città che non dorme mai, cenato al Cotton Club, lei avrebbe finalmente conosciuto Frank Sinatra. Queste le aspettative. La realtà fu diversa: una casetta a Brooklyn e l’inatteso arrivo della moglie siciliana, addetta a un negozio di parrucche confezionate con i capelli delle donne palermitane. Nelle biografie si dà ampio spazio al momento comico del Buscetta bigamo, che per non tradirsi compra due guardaroba di abiti uguali per le due case, cena due volte, celebra due natali. Nelle notti al Copacabana o al Pink Flamingo Vera cercava la felicità che aveva immaginato e Buscetta cominciava a vedere in lei una donna diversa da quella che voleva accanto: troppo poco legata alla casa, alla famiglia.

Lui viaggiava e la distrazione di lei cresceva, insieme con la frustrazione. Lo rimproverava di aver rinunciato per lui a una carriera d’attrice, esistita solo nelle sue fantasie. Avrebbe tollerato la compresenza della prima moglie, ma notò che, tornato da un viaggio in Sudamerica, lui stava sempre più spesso al telefono con Rio, e non parlava d’affari. Aveva conosciuto Cristina. Valentim Silva Machado, che fu suo socio in Brasile, ci raccontò che fin dal primo incontro di lei disse: «È la donna che mi ha mandato Dio». Aveva già fatto la sua scelta per il futuro. Al quale Vera mise un ostacolo con due parole: «Sono incinta». Aspettava Lisa. Davanti ai figli don Masino era capace di frenare ogni impulso, o quasi.

Tornato da un lungo viaggio in Italia sposò Vera in un municipio di Brooklyn, per tranquillizzarla. Fu una breve tregua, finita poco dopo la nascita della seconda bambina. Vera Girotti non aveva mai sposato Tommaso Buscetta, ma un inesistente Manuel Lopez Cadena: il matrimonio era nullo, i litigi autentici. Lui era rimasto un uomo all’antica, lei era una donna moderna che gli ricordava troppo spesso di avere, oltre alla famiglia, «altre ambizioni».

A Pino Arlacchi nella biografia Addio Cosa nostra don Masino confida: «Vera aveva un temperamento avventuroso, appassionato e al tempo stesso irresponsabile». Un difetto imperdonabile. Nel 1970 Buscetta venne arrestato sul ponte di Brooklyn, al volante di una Thunderbird bianca. Finì in galera. In cella non era Vera la donna a cui pensava, ma fu lei quella che lo tirò fuori raccogliendo i 75 mila dollari necessari a pagare la cauzione, lei che lo aspettò, tre mesi dopo, all’uscita del carcere. Dopo, sparì.

Che cosa successe? Ancora ad Arlacchi, Buscetta dà questa spiegazione: «Era stanca di vivere con me. Non voleva più essere la signora Buscetta, voleva essere Vera Girotti e basta. Acconsentì al mio desiderio di tenere con me le figlie». Di fatto, sparì. Non fece mai check in in un hotel o in un aeroporto. Non aprì un conto corrente. Non usò una carta di credito. «Voleva essere Vera Girotti», ma dove? Come? Incontrammo un ex agente dell’Fbi, Mario Sessa, che aveva indagato a lungo su Buscetta, lo aveva interrogato, pedinato, sapeva tutto di lui.

Alla domanda su Vera Girotti scosse il capo e rispose così: «Masino aveva un solo modo di risolvere i problemi: li eliminava… Abbiamo fatto indagini su ogni familiare di Buscetta, di ciascuno sapevamo morte e miracoli. Di Vera conoscevamo solo il nome. Quando ho chiesto a Tommaso che fine avesse fatto, lui ha risposto: se n’è andata. Solo questo: se n’è andata».

Sessa non ci credette mai: può andarsene una donna, non una madre, lasciando le figlie. Scomparve anche il vecchio socio che li aveva aiutati dai tempi del Messico. Fuggirono insieme o insieme pagarono una distrazione? Che questa storia potesse essere una macchia sulla figura di Buscetta lo dimostrò Pippo Calò al maxi processo, quando provocò il suo avversario, ora seduto dal lato dello Stato, con queste parole: «Perché non chiami a testimoniare la tua moglie americana, eh Masino? Com’è che si chiama… Sì, quella che viveva con te a New York. Perché non viene a testimoniare, eh? Mi piacerebbe proprio vederla… Ma verrà prima o poi, no?». Buscetta non rispose. Un agente della sua scorta ci mostrò un filmato del suo ultimo compleanno. Come al solito aveva organizzato una festa e propose un brindisi: «A tutte le belle donne!».

Aveva lo sguardo malinconico. Cristina era lontana, Melchiorra sepolta, le avventure di una notte dimenticate e Vera, che fine ha fatto Vera Girotti? (dalla Stampa)


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE