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Francesco Boccia

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«Vorrebbero farci fare gli autonomisti con le risorse europee già del Sud sul 2021-2027 indirizzati a sviluppo, crescita e integrazione. Lega e M5S sono in stato confusionale e questa è la dimostrazione della scarsa considerazione sul Mezzogiorno»: firmato Francesco Boccia, deputato del Pd e braccio destro del governatore pugliese Michele Emiliano. Le sue parole rispecchiano il pensiero del presidente della Regione: ieri la Puglia ha alzato le barricate per stoppare il blitz della Lega che, con un emendamento al decreto Crescita, avrebbe voluto trasferire alle Regioni la titolarità e la gestione del Fondo sviluppo e coesione, destinato all’80% al Sud.

 «NON ABBOCCHEREMO»

Un colpo di mano che avrebbe permesso, in sostanza, alla Lega di “governare” la spesa, visto che nel Mezzogiorno 5 Regioni sono a guida Forza Italia-Lega (Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Molise, Basilicata) contro tre di centrosinistra; e al Centro-Nord 5 su 6 sono  appannaggio del centrodestra.

 La ministra salentina del M5S, Barbara Lezzi, ieri mattina ha perso le staffe e ha chiesto l’immediato blocco del provvedimento: «L’emendamento al Dl crescita che prevedrebbe di trasferire dal mio dicastero alle Regioni il Fondo sviluppo e coesione verrà totalmente corretto attraverso il suo stralcio. Questo emendamento, che aveva anche il parere contrario della Ragioneria dello Stato e che non verrà mai votato dai parlamentari del Sud del M5S, ha rappresentato un atto di totale scorrettezza». 

I parlamentari pugliesi del Pd, dopo un consulto anche col governatore Michele Emiliano, hanno scelto la linea comune: opporsi all’ennesimo tentativo di scippo verso il Sud. «Non abbiamo abboccato votando contro e non abboccheremo mai alla finta autonomia sbandierata dalla Lega –  tuona l’economista Francesco Boccia – Vorrebbero farci fare  gli autonomisti con le risorse europee già del Sud sul 2021-2027 indirizzati a sviluppo, crescita e integrazione. Lega e M5S sono in stato confusionale e questa è la dimostrazione della scarsa considerazione sul Mezzogiorno. Il M5S torni sui suoi passi, cancelli la riformulazione di Raduzzi relatore e deputato del M5S e chieda scusa. I presidenti del Pd del Mezzogiorno  non abboccano. Pensare di dare quello che è già loro magari ipotizzando le coperture dei disavanzo sanitari con le risorse per lo sviluppo è un tentativo fallito». 

«SERVE IL DIETROFRONT»

Posizione sostenuta anche dal suo collega parlamentare, nonché segretario regionale del Partito democratico in Puglia, Marco Lacarra. Al fronte del “no” pugliese si è aggiunto  Saverio De Bonis, senatore del M5S lucano espulso dai pentastellati.

«La Lega – dice – con un blitz di lunedì notte in commissione Bilancio ha presentato un emendamento al Dl crescita con cui le risorse destinate alle Regioni del Sud, vengono destinate anche a quelle del Nord. Lo sviluppo del Meridione  è fondamentale non solo per colmare il gap con il Nord, ma per far sì che tutto il Paese possa crescere, per questo era stato allocato l’80% delle risorse al Sud. Se questo governo per non andare a casa, deve assecondare i sentimenti anti meridionali della Lega, siamo ai titoli di coda. Gravissimo questo emendamento, fondamentale una retromarcia che impedisca l’operazione».

ORDINE DI SCUDERIA

 Le risorse per il ciclo di programmazione in corso del Fondo per lo sviluppo e la coesione (relativo al periodo 2014-2020), ammontano a 54,8 miliardi di euro, mentre quelle relative al periodo precedente (2007-2013) arrivavano addirittura a 64,4 miliardi. Si tratta, quindi, di parecchi soldi da gestire: con la scusa che le Regioni del Mezzogiorno non riescono a spenderli, la Lega ha tentato il blitz. L’accaduto risale a lunedì scorso, nella serata clou dei lavori, quando tra riformulazioni, ritiri e correzioni è stata approvata la proposta di modifica, presentata dalla Lega e con parere favorevole di governo e relatori. Dai resoconti dei lavori di seduta, la proposta di modifica risulta regolarmente votata e approvata, con la bollinatura dell’esecutivo. Bollinatura che invece, secondo il ministro salentino Lezzi, non sarebbe stata concessa dalla Ragioneria generale dello Stato, che aveva dato «il parere contrario». Appena circolata la notizia, dalla Puglia si sono levati gli scudi attraverso un giro di telefonate e sms. Chiaro l’ordine di scuderia: «L’emendamento va bloccato». 


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