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Un treno

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Va dall’insoddisfacente al gravemente insoddisfacente il giudizio del ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, sugli interventi per la realizzazione delle direttrici ferroviarie Napoli-Bari-Lecce-Taranto, Salerno-Reggio Calabria, Messina-Catania-Palermo. Il ministro ha fatto il punto sullo stato di avanzamento dei relativi Contratti istituzionali di sviluppo (previsti dalla delibera Cipe n. 62 del 2011) con il soggetto attuatore, ovvero Rfi, i ministeri e le amministrazioni locali competenti, alla luce della relazione dell’Agenzia per la coesione territoriale (nella sua veste di Responsabile unico del contratto – Ruc), in particolare sull’andamento dei lavori nel 2019, che ne ha messo in luce ritardi e criticità.

IL RICHIAMO

Da qui il richiamo a recuperare i ritardi accumulati e accelerare la realizzazione di opere strategiche per le politiche di coesione, che in parte le finanziano.

«Abbiamo di fronte l’opportunità di una stagione senza precedenti di investimenti che devono guardare anche e soprattutto a una nuova infrastrutturazione del nostro territorio, per potenziare e migliorare il diritto alla mobilità che nel Mezzogiorno spesso è limitato, addirittura talvolta negato – ha detto Provenzano – Per questo dobbiamo mostrarci credibili nella realizzazione di quanto già previsto e che i cittadini, specialmente al Sud, attendono da troppo tempo».

Su tutte e tre le direttrici ferroviarie i controlli e le verifiche dell’Act hanno riscontrato interventi dalla “performance insoddisfacente”, un giudizio che coinvolge anche quelli commissariati, per i quali il regime “speciale”, al momento, non pare abbia dato lo sprint atteso. Anzi, se la relazione sulla Napoli-Bari-Lecce-Taranto parla di «una performance attuativa degli interventi commissariati che appare molto vicina a quella degli interventi in regime ordinario», il giudizio su quelli per la Messina-Catania-Palermo è ancora più severo, definendo la performance «debole e comunque inferiore a quella degli interventi in regime ordinario».

Tra le criticità vengono poi segnalate «economie di circa 20 milioni di euro non dichiarate dal soggetto attuatore». Il Nucleo di verifica e controllo (Nuvec) dell’Act, evidenzia potenziali economie per 8,2 milioni per la Messina-Palermo-Catania e di 12,9 per la Napoli-Bari.

Per quanto riguarda lo stato di avanzamento dei lavori nel 2019, solo sulla Napoli-Bari sono stati riscontrati progressi, mentre «gravemente deficitario» è risultato quello della Messina-Catania-Palermo, su cui, secondo la relazione, la capacità di spesa è risultata molto contenuta nel 2019, «con una valutazione finale di limitata affidabilità della data di fine lavori dichiarata». Una situazione di cui il ministro Provenzano si è detto «gravemente insoddisfatto» e che Rfi avrebbe spiegato chiamando in causa eventi di forza maggiore e ritardi nelle procedure autorizzative da parte di varie amministrazioni.

Le tre direttrici ferroviarie fanno parte del Core Network Corridor ”Scandinavia-Mediterraneo”, il cui tracciato unisce i paesi del Nord con quelli del Sud Europa.

SALERNO-REGGIO CALABRIA

Per il completamento della Salerno-Reggio Calabria, nel Cis sottoscritto il 18 dicembre 2012, il costo per la realizzazione dei 5 interventi previsti era 504 milioni di euro, divenuti poi 718 – provvisti di copertura finanziaria come lo era la cifra precedente – in seguito alle riprogrammazioni avvenute nel 2018 e 2019, con l’inserimento di nuove risorse per gli interventi sulla dorsale ionica Lamezia-Catanzaro. Nuovi finanziamenti dovrebbero integrare il Cis, in funzione degli interventi previsti dal Piano Sud per la linea AV-AC Salerno-Reggio Calabria.

Intanto, la spesa sostenuta nel 2019 è di 30,7 milioni, inferiore del 34,4% rispetto a quella annuale media (pari a 46,8 milioni) registrata dall’inizio del contratto, ossia negli anni 2013-2019. «Un evidente segnale di rallentamento nella progressione della spesa del Cis», si sentenzia nella relazione che sottolinea poi che questo importo rappresenta il 50% della spesa che il soggetto attuatore aveva previsto di spendere per il 2019.

MESSINA-CATANIA-PALERMO

Per la Messina-Catania-Palermo, il costo è passato dagli iniziali 5,1 miliardi, con una copertura per circa 2,4 miliardi, a 10,2, dei quali 6,6 circa con copertura finanziaria. Anche in questo caso si registra un rallentamento nella spesa, che nel 2019 è stata di 26 milioni, di gran lunga meno degli 80 realizzata nel 2018 e del 72,3% rispetto ai 68,9 milioni spesi in media dal 2013, anno di sottoscrizione del Cis. E che è pari al 19% della spesa prevista per il 2019: previsioni «fortemente disattese», quindi. Nelle considerazione conclusive della relazione si segnala poi «un valore complessivo degli interventi finanziati pari a 10,2 miliardi e di spesa realizzata pari a 1,4 miliardi di euro (21%)».

NAPOLI-BARI-LECCE-TARANTO

Il costo globale degli interventi per la Napoli-Bari-Lecce-Taranto, inclusa la linea Potenza-Foggia, nel Cis sottoscritto nell’agosto 2012 era di 7,1 miliardi per arrivare, poi, a 7,5 con la riprogrammazione di alcuni interventi – mentre il finanziamento disponibile è passato da 3,5 a 6,1 miliardi.

Il monitoraggio sulla spesa relativa allo scorso anno mostra che gli impegni in questo caso sono stati sostanzialmente mantenuti: le risorse investite per interventi a carattere strutturale e tecnologici sono state pari a 195.700.210, un valore inferiore dell’8,2% rispetto a quelle annuali medie di 213.092.965,53 registrate dall’avvio del Contratto istituzionale di sviluppo, rappresentando il 98% della spesa che Rfi aveva previsto di realizzare nel 2019. Infine, i dati dell’ultimo monitoraggio registrano che su un valore globale degli interventi finanziati di 6,2 miliardi, la spesa effettuata è di 1,6 miliardi, il 26%.


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