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Due fotogrammi dell'aggressione al vigile a Milano

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A MILANO si spara, ma “da pistola”. Cioè nel modo di dire meneghino dove “pistola” sta per “sciocco”. Perché negli ultimi giorni la zona dei Navigli è tornata al disonore della cronaca per due colpi di pistola esplosi da un poliziotto locale in borghese. Il vigile era in servizio notturno anti-vandalismo contro le auto, a quanto riportano le versioni ufficiali, e ha incontrato una mezza dozzina di ragazzi, in parte milanesi, in parte di Bolzano.  

I FATTI

Ecco i fatti, riscontrabili da un video pubblicato dalla popolarissima pagina Instagram Milanobelladadio: il “ghisa” scende dall’auto presumibilmente per parlare con i ragazzi in una discussione già dai toni accesi, visto che l’agente ha già la pistola in mano. Ma, mentre sta per risalire in auto, uno dei giovani gli sfila il cappello di lana.  A questo punto il vigile esplode un primo colpo in aria. La reazione dei ragazzi però è imprevista: per nulla spaventati cercano di disarmare l’uomo e, nel tafferuglio che ne segue, parte un secondo sparo.

Ma durante l’aggressione al poliziotto locale un ragazzo urla agli amici di chiamare la polizia. Segno che forse non hanno nemmeno chiaro con chi hanno a che fare o che non gli hanno creduto. Anche perché, sempre stando alle prime ricostruzioni, la pistola, una volta strappata all’uomo, sarebbe stata gettata sotto un’auto. Ma per una ricostruzione definitiva ci penserà la magistratura.

Intanto resta nelle cronache un altro episodio di spari nella zona Navigli, come quando pochi mesi fa un carabiniere fu costretto a sparare a un cane. In quel caso il militare si stava difendendo da un animale addestrato all’attacco da parte di una banda di spacciatori e rapinatori che lo usavano come arma contro le persone. In quel caso a farne le spese fu  il quadrupede, nel caso del vigile aggredito dai ragazzi l’altra sera fortunatamente nessuno.

Ma è oggettivo che gli ultimi colpi sono più “da pistola” che di pistola. Perché in un caso è stata una reazione al furto di un cappellino di lana, dall’altro all’aggressione di un cane pericoloso. Dunque, uno scenario ben lontano dalla Caracas evocata da alcuni esponenti politici. Sicuramente, però, è l’ennesimo episodio che torna a far parlare di Milano e della sua vita notturna come qualcosa di pericoloso, specie per le strade.  

NUOVI VIGILI ENTRO IL 2023

Perché le violenze di Capodanno hanno lasciato un segno ben più profondo sulla percezione degli spazi pubblici milanesi e della comunità che si vive nel capoluogo lombardo. Nel box in basso approfondiamo quella pagina di cronaca nera milanese, mentre a Milano anche il sindaco è stato coinvolto nella discussione pubblica sull’aggressione di 9  donne in piazza Duomo durante l’ultimo dell’anno e gli spari in Darsena. Giuseppe Sala ha chiarito che entro il 2023 entreranno in servizio 500 nuovi vigili: prima è impossibile perché vanno addestrati. E ha poi proseguito spiegando che «le conseguenze della pandemia sono sostanzialmente tre: sanitaria, economica e sociale» e che «dobbiamo riconoscere che la terza è ampiamente la più sottovalutata. La sospensione della vita sociale e il prolungato isolamento stanno procurando enormi danni, specie tra i giovani. E dovremo gestire ferite sociali molto profonde e molto difficili da riassorbire. Questo non può che tradursi, come in effetti sta avvenendo, in una tensione che interessa tutti, ma che, ripeto, ha conseguenze più evidenti nei più giovani e nei più deboli (anche economicamente)».

L’APPELLO DI SALA  

«Non si può urlare al Far West tutte le volte che c’è un problema -ha concluso il sindaco di Milano –  né cercare sempre e in ogni caso un colpevole (segnalo che gli ultimi fatti agli infausti onori della cronaca hanno visto protagonisti immigrati, di prima o seconda generazione, come pure ragazzi provenienti da Bolzano, tanto per intenderci). Garantire sicurezza a Milano rimane comunque un impegno che si deve esercitare tutte le ore, tutti i giorni, tutte le sere, le notti, sempre. Come l’assessore Granelli interpreta di fatto il suo ruolo. Proteggere i nostri concittadini e soprattutto le nostre concittadine, i visitatori e soprattutto le visitatrici della nostra città, è semplicemente il nostro dovere. Noi continueremo a farlo, coscienti dei nostri valori e della volontà di fare il bene di Milano. Preciso, a scanso di equivoci, che le mie parole riflettono una visione condivisa con il Prefetto».

A Milano, dunque, più che il presunto Far West per le strade, sembrano pericolose le feste degli Alberto Genovese.  


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