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Il presidente del Copasir, Raffaele Volpi

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Il capitale francese punta a mettere le mani sulla finanza italiana: banche, assicurazioni e debito pubblico. L’allarme arriva dall’ultima relazione del Comitato parlamentare di vigilanza sui servizi segreti (Copasir) sul futuro di Unicredit e Generali. Una preoccupazione che tiene conto della forte presenza della Francia nel nostro sistema finanziario. Il Credit Agricole ha rilevato la Cariparma e un paio di altre casse di risparmio in Emilia Romagna diventando un presidio molto forte nell’Italia centrale. Adesso, secondo le indiscrezioni, è in trattativa con gli azionisti di Banco-Bpm. Inoltre, attraverso Amundi è oggi uno dei protagonisti dell’industria del risparmio avendo rilevato Pioneer. Dal canto suo Bnp Paribas ha la proprietà di Bnl. Infine il Copasir non dimentica che sono francesi Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit e Philippe Donnet, capo di Generali.

Il Copasir definisce “preoccupanti” le voci degli ultimi mesi su possibili fusioni di Unicredit con banche straniere come i tedeschi di Commerzbank o i francesi di Crédit Agricole e Societé Générale. “A parere del Comitato, le iniziative da parte di attori esteri su entità strategiche per la sicurezza economica nazionale rappresentano un rischio di particolare rilevanza per il sistema bancario e del pubblico risparmio. Infatti, pur continuando a provenire dalle famiglie e dalle imprese italiane, le risorse raccolte da UniCredit potrebbero essere impiegate per finanziare territori e sistemi produttivi esteri”.

In particolare il presidente del Copasir, Raffaele Volpi, si sofferma sul progetto di scissione della banca con la creazione di un sub holding nella quale raggruppare tutte le attività estere. L’operazione (che però Mustier annuncia di aver accantonato) rappresenta un pericolo per tutto il sistema economico e finanziario italiano. A partire dal portafoglio di titoli di Stato che “al 30 giugno ammontava a circa 44 miliardi di euro”. Non solo: Unicredito secondo gruppo bancario italiano per numero di sportelli (2700), stando alle cifre dell’Antitrust, “detiene il 10-15 per cento della raccolta complessiva del sistema italiano e il 10-15 per cento dei prestiti alle famiglie, il 5-10 per cento di quelli alle PMI e una quota del 10-15 per cento delle erogazioni alle imprese di medie e grandi dimensioni”. Senza considerare che l’ultimo piano industriale  prevede un taglio di circa 8.000 dipendenti, principalmente in Italia (circa 6.000) dove il personale verrà ridotto del 21 per cento, e la chiusura di 500 filiali, di cui 450 nel nostro Paese.

Poi c’è il capitolo Generali su cui da anni si allunga l’ombra di Axa.  Un altro rischio per la sicurezza nazionale considerato che nei forzieri del gruppo triestino ci sono 85,5 miliardi di titoli italiani, pari al 3,5% del nostro debito pubblico.

“Una eventuale cessione di Assicurazioni Generali ad Axa incrementerebbe in misura considerevole la quota – già elevata – di titoli di stato italiani posseduta da operatori francesi – spiega la relazione – Un rischio a livello strategico e di rilievo per l’interesse nazionale”. Il problema è diventato ancora maggiore considerando che Generali ha avuto l’autorizzazione per arrivare al 49,9% di Cattolica.

Ma il trasloco di Generali e Unicredit in mani francesi, secondo il Copasir pone un problema complessivo di sovranità. Nel complesso Parigi controlla l’11,8% del debito italiano. Significa 285 miliardi che in qualunque momento potrebbero utilizzati come piattaforma per eventuali azioni speculative contro l’Italia. Era già accaduto nel 2011. Allora a promuovere il blitz furono i tedeschi di Deutsche Bank. Ora però potrebbero essere i francesi.


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