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La sede del Parlamento europeo

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C’è chi esprime preoccupazione, chi delusione, chi alza le mani e dice “la politica italiana è così”, chi ancora vuol credere nell’ottimismo e sostiene che “la crisi non è poi così drammatica”. Certo è che la situazione della politica italiana non ha fatto bene all’immagine del nostro Paese, in giro per l’Europa ed a Bruxelles in particolare.
Non si vuole drammatizzare, non si vuole concorrere ad aumentare le tensioni, ma certo se il Recovery plan fallisse in Italia perché mancherà una guida politica solida nei prossimi mesi, fallirebbe in realtà per tutti, perché sulle esigenze dell’Italia è stato disegnato.

Roma non è l’unica preoccupazione a Bruxelles.

Ieri è saltato il governo estone e si rischiano nuove elezioni se non si arrangerà una nuova maggioranza in Parlamento, e se le cose prendessero una brutta piega ecco che salterebbe l’approvazione degli strumenti necessari a far funzionare il Recovery, che devono essere approvati da tutti i Parlamenti perché possa partire.

L’altro problema aperto sono i Paesi Bassi, dove a marzo si vota, e dunque queste approvazioni dovrebbero essere fatte prima, al più presto, da un Parlamento che a malapena sostiene un governo che traballa assai.

Ieri la presidenza di turno portoghese dell’Unione ha lanciato un appello attraverso un atto del governo, che ha adottato in Consiglio dei ministri la risoluzione sul sistema di risorse proprie dell’UE, chiedendo al Parlamento nazionale di ratificarla quanto prima. Il tassello mancante per permettere alla Commissione europea di andare sui mercati a reperire i soldi del Recovery Fund, senza pesare eccessivamente sulle prossime generazioni.

«Un passaggio cruciale per consentire alla Commissione Europea l’emissione del debito comune e, quindi, l’avvio dell’attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza», ha ricordato il premier Antonio Costa.

«In democrazia possono esserci momenti complicati, in Italia più che altrove – ha commentato sempre ieri un alto funzionario dell’Unione -. Alla fine l’Italia sembra in grado di trovare soluzioni e la mia impressione è che questa situazione non sarà così drammatica, come può sembrare a una prima occhiata», ha aggiunto benevolo.
Ma ha subito sottolineato che a Bruxelles ci si aspetta che «i Paesi con le maggiori sfide sino i primi a mettere in campo gli interventi».

E qui c’è la preoccupazione condivisa da tanti economisti per «la correlazione tra squilibri pre-esistenti e impatto del COVID. In questi Paesi ci sono in gioco più soldi – sottolinea il dirigente – visto che sono i principali beneficiari del meccanismo europeo. Quindi si tratta di avere garanzie sul miglior utilizzo di questi fondi messi a disposizione».

Dunque l’Italia non giochi con il fuoco, ha puntati su di sé gli occhi di tutti. Molto esplicito è stato Guntram Wolff, direttore del think tank Bruegel, che in un’intervista a Repubblica ha spiegato che «l’Europa non può reggere una crisi politica in Italia. In questo momento – ha aggiunto – è difficile pensare di affrontare un progetto comunitario che può dare un enorme contributo alla ripresa, con il Paese a cui è destinata la maggior parte dei fondi che si dibatte in una situazione tormentata».

E anche Wolff è preoccupato, molto, «dell’impatto della pandemia sulle disuguaglianze con l’ampliamento delle fasce di disagio sociale, e poi sui giovani e le loro speranze».

Insomma, spiegano al Consiglio UE, «L’Italia è uno dei principali beneficiari di questi fondi, quindi dovrebbe avere interesse nell’andare avanti».

Il Recovery Plan, approvato dal Cdm, vale 222,9 miliardi: 46,18 per il digitale e la cultura, 68,9 per la svolta verde, 31,98 per le infrastrutture, 28,49 per l’istruzione, per le politiche di inclusione e la coesione 27,62 e poi 19,72 per la salute 19,72. Si può rischiare di mettere tutto in gioco perché non c’è un governo in grado di governare?
Secondo la BCE nel 2021 l’Italia avrà un deficit che sfonderà il 7,5 per cento del PIL, un debito ben oltre i 140 miliardi, e nel suo ultimo bollettino dopo aver studiato i documenti programmatici di bilancio per il 2021, l’organismo di Francoforte mette nero su bianco che «è fondamentale che le misure siano tempestive».
È un nuovo “fate presto” che si ripete un po’ ovunque in Europa, che rimbalza come l’SOS del Titanic, ma lanciato dai soccorritori questa volta, che non vogliono essere travolti dall’affondamento dell’Italia. E come si può, ci si chiede, non prestare orecchio a chi, come la Banca centrale europea, a fine anno avrà in pancia il 30 per cento del nostro debito?

«La stabilità dell’Italia è un bene prezioso anche per l’ Unione Europea – ha dichiarato il Presidente del Parlamento europeo David Sassol – Siamo sicuri che il Presidente Conte e le forze di governo sappiano superare questo momento di difficoltà proteggendo gli italiani dall’irresponsabilità. Il piano varato dal governo italiano è fondamentale per la ripresa ed il futuro della nuova Europa».


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