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BankItalia

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Per Banca d’Italia l’effetto Draghi vale almeno cinque punti in più di Pil fino al 2024. Nello studio dedicato alle prospettive dell’economia nazionale i collaboratori di Ignazio Visco rivedono al rialzo le stime di crescita per il 2021 e dopo il rallentamento degli ultimi mesi stimano un nuovo forte rimbalzo del Pil a primavera del 2022. A sostenere la ripresa contribuiscono le misure che Draghi ha predisposto in manovra e soprattutto lo sviluppo del Pnrr. Continua però a destare preoccupazione l’inflazione che il prossimo anno potrebbe schizzare al 2,8%.

Nel dettaglio il Pil, scrive Bankitalia, tornerà a espandersi in maniera sostenuta a partire dalla prossima primavera, in concomitanza con il miglioramento del quadro sanitario. Recupererà i livelli pre-covid entro la metà del 2022. Successivamente la crescita dovrebbe restare robusta, seppure non così intensa come quella che ha caratterizzato il rimbalzo produttivo successivo alla riapertura dell’economia nei mesi scorsi. In media d’anno, lo scenario disegnato in via Nazionale prefigura un aumento del Pil del 6,2 per cento quest’anno, del 4 per cento nel 2022, del 2,5 nel 2023 e dell’1,7 nel 2024. Un sostegno considerevole all’attività economica, osserva via Nazionale, “arriverà dalle misure di sostegno introdotte nel corso di quest’anno, quelle inserite nel disegno di legge di bilancio e gli interventi del Pnrr”.

In via Nazionale stimano che l’insieme di questi elementi predisposti dal governo Draghi possa innalzare il livello del Pil complessivamente del 5% nell’arco del quadriennio 2021-24. Di questi a due punti riconducibili alle misure delineate nel Pnrr”.

Preoccupa però l’inflazione che conoscerà una nuova forte impennata. I prezzi al consumo cresceranno dell’1,9% quest’anno per scattare al 2,8 nel 2022, sospinti principalmente dal caro energia. Gli effetti si dovrebbero spegnere verso la fine del prossimo anno portando l’inflazione all’1,5 per cento nel 2023 per risalire in misura contenuta l’anno dopo, all’1,7 per cento. La corsa dei prezzi potrebbe risultare più forte di quanto previsto se le quotazioni energetiche dovessero mantenersi su livelli elevati più a lungo di quanto ipotizzato e se fosse maggiore la trasmissione alla dinamica salariale del recente forte incremento dei prezzi al consumo”

Per quanto riguarda il mercato del lavoro si valuta che il numero di ore lavorate sia aumentato quest’anno di quasi il 7% e continuerà a espandersi nel prossimo triennio a ritmi di poco inferiori a quelli del Pil, riportandosi sui livelli precedenti la crisi pandemica alla fine del 2022. La crescita del numero di occupati, ancora contenuta quest’anno, si rafforzerebbe gradualmente nel prossimo triennio. Nel dettaglio la crescita prevista degli occupati sarà dell’1,5% nel 2022, 1% nel 2023 e 1,3% nel 2024. Il tasso di disoccupazione sarà al 9,5% quest’anno scenderà al 9% nel 2022 all’8,9% nel 2023 e all’8,7% nel 2024.


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