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L’inflazione è servita a tavola. Gli italiani rispondono al caro prezzi dei prodotti alimentari tagliando gli acquisti. I dati Istat sul commercio al dettaglio, pubblicati ieri, rilevano a maggio un aumento delle vendite nel loro complesso rispetto al mese precedente. Ma per gli alimentari non è così: su base tendenziale la variazione positiva vale solo per il valore (+4,5%), mentre le quantità calano del 2,8%.

Anche nel trimestre marzo-maggio 2022 in termini congiunturali lo scenario è lo stesso per gli alimentari: +0,5% in valore e -1,6% in volume. Si acquistano dunque meno cibi, ma si spende di più. In crescita, invece, le vendite di tutti i prodotti non alimentari, dalle calzature e abbigliamento ai prodotti farmaceutici, dalle dotazioni per l’informatica e telefonia agli elettrodomestici. E va bene a tutte le forme di vendita: grande distribuzione, ma anche piccoli negozi. Gli italiani tirano però la cinghia sul carrello della spesa.

SOS FAMIGLIE

Il risultato positivo in valore – ha commentato Coldiretti – è dovuto esclusivamente all’aumento dei prezzi, che per i beni alimentari sono saliti in media dell’8,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. L’organizzazione agricola ha segnalato in particolare l’exploit del 68,6% per l’olio di semi, ma i rincari hanno interessato anche il burro (+27,7%), i gelati (+13,4%), la farina (+20,5%) e la pasta (+18,3). In salita del 16,8% la carne di pollo e del 13,6% le uova.

Volano invece – sottolinea l’analisi di Coldiretti – gli acquisti di cibo low cost, con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del 9,8% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio tradizionale. Un ennesimo riscontro della virata degli acquisti delle famiglie su canali a basso prezzo. La punta dell’iceberg – incalza l’organizzazione dei coltivatori – della situazione di difficoltà in cui si trovano i consumatori, con 2,6 milioni di persone costrette a chiedere aiuto per mangiare, in aumento nel 2022 a causa della crisi scatenata dalla guerra in Ucraina con i rincari dei prezzi alimentari e delle bollette energetiche.

Confcommercio valuta positivamente il bilancio delle vendite di maggio, con una crescita del 7% in valore e del 2,7% in volume, dopo un aprile di calma piatta. La Confcommercio legge nei numeri sulle vendite al dettaglio «spunti di inaspettata vivacità». La tendenza, però, sempre secondo l’organizzazione del commercio, «rischia di esaurirsi in presenza di dinamiche inflazionistiche alte come quelle attuali già a fine estate, con un impatto negativo sulla crescita nei mesi finali del 2022». Confesercenti, da parte sua, ha messo in evidenza la flessione delle vendite alimentari e il calo dell’attività dei piccoli negozi del comparto con vendite in calo (in quantità) del 5,6 per cento.

AUTUNNO AUSTERO

L’aumento generalizzato dei prezzi dei beni alimentari, secondo l’associazione, sta mettendo in difficoltà i bilanci delle famiglie, e con essi le imprese della distribuzione, che vedono ridursi le loro vendite in termini reali.

Anche le piccole superfici, infatti, sembrano trovare sollievo esclusivamente sul versante non alimentare, dove gli acquisti crescono dell’11,2% nei primi cinque mesi del 2022. La situazione nell’alimentare, invece, è preoccupante. E per questo Confesercenti ha pronosticato «un autunno austero». Codacons ha definito i dati sulle vendite di maggio «totalmente dopati» dal caro prezzi, con l’inflazione alle stelle che altera i valori del commercio, mentre i volumi delle vendite registrano preoccupanti flessioni. Anche per quanto riguarda il dato generale, positivo per il 7%, Codacons ha sottolineato che c’è un gap tra valore e volume che cresce solo del 2,7%. L’inflazione è accusata di aver fatto impazzire i dati sul commercio «con le famiglie che riducono i consumi alimentari ma si ritrovano a spendere di più per acquistare meno».

E sono nere le prospettive per le vacanze già iniziate a causa del pieno alle stelle. L’associazione dei consumatori ha infatti calcolato che per andare da Torino a Reggio Calabria con un’auto a benzina e percorrere i 1.362 km si deve mettere in conto una media di 330,8 euro, con un aggravio di oltre 69 euro rispetto all’estate 2021. Se l’auto è a gasolio, si spendono circa 275,4 euro, ma il rincaro su base annua è più elevato (+71,9 euro). E ancora, da Milano al Salento pieno più salato di 53 euro (più 56 euro per il gasolio). Tra alimentari e benzina l’estate sarà caldissima e l’autunno di fuoco. Ma c’è una parte del mondo che sta decisamente peggio. Partendo dalla situazione di gravissima malnutrizione in Kenya la Fondazione Cesvi ha lanciato l’ennesimo drammatico appello: «Siamo di fronte a una crisi umanitaria enorme: qui si muore di fame e di sete».

L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari per effetto della guerra in Ucraina ha aggravato una situazione già critica e oggi in Kenya, ha denunciato Cesvi, oltre 940mila bambini sono malnutriti. Nel Paese il 27% della popolazione soffre fame e sete e oltre 1,5 milioni di capi di bestiame sono morti. L’insicurezza alimentare ha raggiunto livelli drammatici in tutto il Corno d’Africa, oltre al Kenya anche Etiopia e Somalia dove 20 milioni di persone rischiano di trovarsi in condizione di fame acuta entro settembre. E da Frontex è stato lanciato un avvertimento: il blocco del trasporto di grano dall’Ucraina creerà nuove ondate di migranti.

MATERIE PRIME

Intanto non si arresta la crescita delle materie prime, alla base dell’inflazione. Ieri ad Amsterdam il gas ha recuperato il calo, attestandosi a 171 euro al megawattora. E anche per il grano i listini restano in tensione. Due giorni fa il prezzo ha segnato al Chicago Board of Trade un aumento del 6,6% a 8,91 dollari a bushel. L’andamento delle quotazioni – ha sottolineato Coldiretti – riflette anche il ridimensionamento delle previsioni produttive a livello globale. La produzione mondiale di grano per il 2022/23 è stimata in calo a 769 milioni, per effetto della riduzione in Ucraina con un quantitativo di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto alle previsioni, ma anche dell’andamento negativo negli Stati Uniti (46,8 milioni) e in India (105 milioni).

In controtendenza cresce del 2,6% il raccolto in Russia, che dovrebbe raggiungere 84,7 milioni di tonnellate, la metà destinata all’export. Ribassi produttivi nell’Unione europea: -2,5% rispetto al 2021/2022 e segno meno medio del 15% in Italia, da Nord a Sud. E intanto Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan continuano a discutere sui corridoi per il grano. Nel frattempo, però, proseguono i bombardamenti dei campi ucraini coltivati a cereali.


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