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Michele Benini (RSE Spa): Sono molte le centrali idroelettriche al Nord «non è più necessario farne altre, è indispensabile farne nel Sud perché lo sviluppo delle fonti rinnovabili sarà in larga parte in quell’area del Paese»


«Le centrali idroelettriche di pompaggio saranno il motore del Sud e delle Isole. Campolattaro? Repower è stata lungimirante nella progettazione del sito nel Beneventano». Michele Benini, direttore del dipartimento Sviluppo dei Sistemi Energetici di RSE SpA, centro di ricerca pubblico nel settore energetico, analizza gli scenari presenti e futuri del mercato delle fonti rinnovabili, con una attenzione particolare a quelle non programmabili.

Al Sud poche centrali idroelettriche di pompaggio, al Nord tante. Perché questo scenario?

«La situazione attuale è un po’ un retaggio storico, nel senso che gli impianti di pompaggio in Italia sono stati costruiti a partire da alcuni decenni fa e servivano originariamente a gestire al meglio la produzione nazionale e le importazioni, in particolare dalla Francia, di energia nucleare a basso costo, che di fatto costituivano una quota costante di produzione e quindi era particolarmente conveniente accumulare questa energia nelle ore in cui la domanda elettrica nazionale non era sufficiente ad assorbirla tutta, per poi riutilizzarla nelle ore di maggior bisogno.
Perché sono prevalentemente al Nord? C’è una questione orografica da tener presente, nel senso che le Alpi si prestano ovviamente molto alla costruzione di bacini idroelettrici e quindi a maggior ragione anche di impianti di pompaggio. Però, come dicevo, visto che l’utilità originaria era quella di gestire al meglio anche le importazioni di energia dalla Francia, era più conveniente posizionarle ai confini vicini ai punti di importazione piuttosto che lontano».

Quali sono i vantaggi di una centrale idroelettrica di pompaggio?

«I vantaggi li vediamo per via della già attuale e della prospettica evoluzione del sistema di generazione di energia elettrica, sempre più basato su fonti rinnovabili non programmabili, come fotovoltaico ed eolico, che producono di fatto quando c’è la risorsa, quando c’è il sole o quando c’è il vento, e non quando vogliamo noi. Quindi quello che succede è che, per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione che l’Unione Europea si è data per il 2030 e per il 2050, dovremo installare una quantità molto rilevante di eolico e di fotovoltaico che nelle ore di maggiore insolazione e di maggiore vento produrranno una quantità di energia elettrica che spesso non potrà essere tutta assorbita dalla domanda nello stesso momento.
Il sole produce maggiormente al centro della giornata, il picco della domanda elettrica si ha invece nelle prime ore della sera. Quindi, per via del fatto che anche la capacità di trasporto della rete è limitata, c’è il rischio che questa produzione in eccesso durante le ore centrali della giornata debba essere buttata via. Ci serve quindi un sistema per accumularla in quelle ore e poi utilizzarla quando la domanda è sufficientemente elevata per poterla assorbire.
Gli impianti di pompaggio sono gli strumenti ideali per fare questo: nelle ore centrali della giornata, quando ho tanta produzione fotovoltaica, assorbo questa produzione per pompare l’acqua dal bacino a valle verso il bacino a monte dell’impianto di pompaggio, e nelle prime ore della serata, quando la domanda cresce in maniera elevata, inverto il funzionamento dell’impianto, quindi scarico l’acqua dal bacino a monte verso il bacino a valle, facendola passare attraverso le turbine e producendo energia elettrica. Quindi gli impianti di pompaggio ci servono per evitare di buttare via energia preziosa da fonti rinnovabili nelle ore in cui vi è maggior produzione di questa energia».

I vantaggi sono enormi, ma ci sarà pure qualche svantaggio? I corsi d’acqua, per esempio, non subiranno alcuna alterazione?

«Un impianto di pompaggio non altera corsi d’acqua poiché di fatto riutilizza sempre la stessa acqua. Nel senso che dal bacino a monte la scarica a valle quando deve generare e poi la ri-pompa verso il bacino a monte quando deve accumulare energia. Fondamentalmente non c’è un consumo rilevante di acqua o un utilizzo diverso da quello strettamente necessario per la produzione di energia. Certamente un impianto di pompaggio è un oggetto di dimensioni significative, nel senso che serve costruire i bacini a monte e a valle.
Noi di RSE abbiamo fatto una valutazione del potenziale di sviluppo di nuovi impianti di pompaggio in Italia, un potenziale significativo. In molti casi è possibile riutilizzare un bacino già esistente che magari è stato costruito per altre ragioni, per esempio a fini irrigui, ma che poi alla fine è rimasto inutilizzato. Certamente l’impatto più significativo è quello dovuto alle dimensioni dell’impianto, della costruzione delle opere civili, delle dighe, ma poi l’impianto non ha alcun tipo di emissione inquinante, nel senso che utilizza solo l’acqua che viene accumulata».

Un impianto idroelettrico potrebbe anche essere una attrazione turistica…

«L’impianto può essere utilizzato anche per attività collaterali, addirittura potrebbe essere un traino turistico. Infatti si creano due laghi, due bacini idrici, che possono essere utilizzati anche per ragioni diverse da quella della produzione energetica, che possono avere anche una valenza importante da un punto di vista turistico. Ad esempio, nell’impianto di pompaggio di Presenzano in provincia di Caserta è stato realizzato un centro nautico. Ripeto, non ci sono emissioni inquinanti di nessun tipo. È un impianto assolutamente pulito».

Quindi nessun tipo di emissione… Al Sud si lavora a un grande progetto, quello della centrale elettrica di Campolattaro, nel Beneventano. Questo sito quanto può essere importante per il Sud e per la Campania?

«Gli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili, eolico e fotovoltaico come abbiamo visto, sono molto rilevanti ed è evidente che questi impianti saranno costruiti in larga misura nelle zone italiane dove c’è maggiore producibilità eolica e fotovoltaica, dove c’è maggiore insolazione e dove c’è maggiore vento. Per quanto riguarda gli impianti eolici, di fatto sono tutti installati nelle regioni del Centro-Sud e nelle Isole perché nel Centro-Nord di vento ce n’è poco. Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici è evidente che c’è maggiore insolazione nelle zone meridionali rispetto a quelle settentrionali.
Pertanto, molti di questi nuovi impianti verranno costruiti nelle zone meridionali del Paese e quindi è lì che sarà necessario disporre di impianti di pompaggio per gestire al meglio la loro produzione, come dicevamo. Quindi l’impianto di Campolattaro non avrà una valenza energetica solo locale ma sarà importante per la gestione di tutti i flussi di energia dell’area meridionale del Paese, in modo da consentire anche l’eventuale esportazione di energia verso altre aree di mercato. Abbiamo tanti impianti di pompaggio al Nord, non è più necessario farne altri. È indispensabile farne al Sud perché lo sviluppo delle fonti rinnovabili sarà in larga parte al Sud».

Oltre a Campolattaro, ci sono altri progetti in corso nelle aree del Mezzogiorno?

«I progetti partiranno in larga misura da ora in poi. C’è da dire che le condizioni attuali del mercato elettrico non sono sufficienti a rendere conveniente la costruzione di un impianto di questo tipo, ma questi impianti sono indispensabili per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
Quindi il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con la collaborazione dell’autorità per l’energia ARERA, del gestore della rete di trasmissione TERNA e di RSE, ha proposto e la Commissione Europea ha approvato un nuovo mercato che finanzierà la costruzione di impianti di questo tipo, proprio perché sono indispensabili e perché il semplice mercato elettrico, con gli attuali prezzi dell’energia elettrica che esprime, non è in grado di renderli finanziabili al momento. Quindi, siccome questo nuovo mercato partirà entro la fine dell’anno, i nuovi progetti di impianti di pompaggio partiranno da ora in poi. Finora non ce ne erano stati tanti, quello di Campolattaro fondamentalmente era l’unico per la lungimiranza di Repower».

Quindi quello di Campolattaro è attualmente l’unico progetto concreto al Sud?

«Sì, è l’unico progetto di grandi dimensioni, a uno stadio avanzato di progettazione e di autorizzazioni».

Un nuovo impianto può portare all’abbassamento dei costi energetici?

«Certo, perché come dicevamo l’impianto assorbe energia quando questa costa di meno e quando la domanda non la richiede e la reimmette nel sistema quando l’energia costa di più e la domanda la richiede. Questo spostamento di energia livella i prezzi, cioè i prezzi nelle ore centrali della giornata, quando c’è tanto fotovoltaico, cresceranno un po’, ma in realtà ciò che interessa all’utente è che si abbassino i prezzi quando lui richiede energia. Come dicevamo, la maggiore domanda di energia da parte dell’utenza si ha nelle prime ore della sera, e proprio in quelle ore lì la presenza dell’impianto di pompaggio abbasserà i prezzi dell’energia. Ci sarà un beneficio diretto per gli utenti localizzati nella zona in cui sorge l’impianto. Ma siccome le zone sono interconnesse tra di loro dalla rete di trasmissione, determinerà benefici a cascata anche su tutte le altre zone del sistema nazionale».

L’idroelettrico rappresenta oggi una fonte chiave per offrire maggiore flessibilità e sicurezza al sistema energetico italiano e meridionale. Mi pare di capire che il Sud giocherà un ruolo da protagonista sul fronte energetico…

«Come abbiamo detto, il Sud vedrà una grande penetrazione di fonti rinnovabili non programmabili, fotovoltaico ed eolico, e sarà quindi protagonista della transizione verso un sistema energetico a basse emissioni. Per garantire una efficace integrazione di tali fonti nel sistema elettrico sarà indispensabile disporre di sistemi di accumulo di energia, quali gli impianti idroelettrici di pompaggio, che saranno tanto più efficaci quanto più saranno vicini agli impianti di generazione a fonti rinnovabili».


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