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Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina

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In uno dei miei ultimi approfondimenti sulle decisioni assunte dal Governo in merito agli investimenti in infrastrutture, ho esordito ricordando che la nomina dei 29 Commissari, per una serie di interventi programmati da tempo, azzera ruoli e funzioni della Pubblica Amministrazione; molti hanno interpretato questo mio approccio come una convinta contrarietà al ruolo di Commissario, in realtà non è così; io volevo solo ricordare che l’elenco delle opere commissariate, riportate nelle Tabelle di seguito, dispone allo stato di progetti che solo in minima parte sono cantierabili, solo in minima parte sono esecutivi, solo in minima parte sono progetti di fattibilità e nella maggior parte sono al massimo interessanti idee progettuali e come tali attiveranno concretamente poche risorse.

Quindi, il mio era un vero grido di dolore per l’imbarazzo che, appena nominati, i vari Commissari stanno vivendo sapendo mancano ancora:

1.            Gli elaborati progettuali di base approvati dalle Amministrazioni competenti

2.            Il complicato e difficile iter autorizzativo delle proposte progettuali

Come detto prima riporto di seguito un quadro dei progetti con la indicazione per ognuno di essi dello stato progettuale. Di fronte a tale quadro sicuramente molti cercheranno di controbattere precisando che: “è vero che non esiste il progetto dell’intera tratta ferroviaria, dell’intero asse stradale ma esiste un primo lotto che intanto può partire”. Non voglio contraddire subito simili posizioni ma anche i cosiddetti “lotti costruttivi” attivati sull’alta velocità erano tessere di un mosaico progettuale completo e si attivarono parzialmente solo per carenza di risorse, in questo caso, invece, le risorse ci sono ma manca praticamente tutto dalla base progettuale a quella autorizzativa ed approvativa.

Allora la mia critica alla scelta della squadra di Commissari ha solo una motivazione: convincere il Governo a definire subito delle condizioni capaci di trasformare l’iter autorizzativo in un impegno garantito dai responsabili della Pubblica Amministrazione, garantito, cioè, dai soggetti che negli ultimi sei anni hanno preferito mantenere inalterato quell’itinerario basato su fasi disarticolate, basato su procedure che rendono possibile il completamento di un iter autorizzativo in tempi superiori addirittura ai 30 mesi. Analogo contenimento dei tempi dovrà essere garantito dalle varie Amministrazioni competenti per la redazione dei progetti. Se questo motore progettuale e autorizzativo non dovesse essere assicurato i Commissari nominati ultimamente saranno Commissari di elaborati progettuali e non di cantieri e non di opere.

Io spero che nei prossimi due – tre anni quelle Tabelle riportate di seguito sulle opere commissariate con la mia previsione di possibile spesa solo per alcune di esse, siano smentite e, addirittura, nel 2026 siano davvero spesi gli 82 miliardi programmati; lo spero perché 82 miliardi di euro garantirebbero una crescita di un valore pari al 5% del PIL ma, purtroppo, per raggiungere un simile obiettivo occorre reinventare nuovi strumenti, nuove procedure in grado, ripeto, di evitare che la macchina dello Stato rimanga ferma come lo è stata negli ultimi sei anni e ciò indipendentemente dalla emergenza pandemica.

Questa mia denuncia dovrebbe trovare consenzienti i Commissari nominati giorni fa perché penso anche a loro fa paura questo vuoto di elaborati progettuali, questo vuoto di iter autorizzativi, questa lunga stasi davvero incomprensibile dello Stato.

Ho solo una paura: la Commissione europea nell’esaminare le possibili opere inserite in questo elenco e supportate da appositi Commissari si chiederà perché il nostro Paese privilegi intuizioni progettuali e non opere cantierabili, si chiederà perché il nostro Paese si ostini, ad esempio, a non inserire l’avvio dei lavori del Ponte sullo Stretto di Messina specialmente ora che si è fatto ricorso ad un Piano di risorse parallelo e quindi potrebbe prendere corpo la proposta articolata in due distinte aree:

•             Le opere a terra garantite dal Recovery Fund e completabili entro il 2026 per un importo di circa 2,8 miliardi di euro

•             Le opere relative alle pile e all’impalcato garantite dal Piano di risorse parallelo.


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