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Il porto di Gioia Tauro

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Tre miliardi e mezzo per le infrastrutture della Sicilia, 2,9 per quelle della Campania, 2,8 per la Puglia: ai primi tre posti per quantità di risorse del Pnrr da investire in infrastrutture e mobilità ci sono altrettante regioni del Mezzogiorno. Non è mai accaduto che lo Stato investisse così tanto per i porti, le ferrovie, le autostrade del Sud: un cambio di rotta deciso dal governo Draghi e che destina al Sud ben oltre la quota minima del 40%. Basti pensare che l’Emilia Romagna, sesta beneficiante, riceverà 1,47 miliardi, quasi il 50% in meno rispetto alla Puglia. La stessa Lombardia ha, sì, ottenuto 2,5 miliardi, ma ha un numero di residenti doppio rispetto alla Campania, triplo se il paragone è fatto con la Puglia. Complessivamente al Sud è destinato oltre il 50% dei fondi. D’altronde questa è l’unica via per ridurre finalmente i divari infrastrutturali fra Nord e Sud del Paese.

IL RAPPORTO

A esaminare come saranno impiegati i soldi del Pnrr di competenza del ministero delle Infrastrutture è la fondazione Openpolis: «Questi interventi – si legge nel report – possono rivelarsi decisivi non solo per migliorare la vita dei cittadini ma anche come volano per l’economia e per rilanciare alcune aree depresse».

Lo scorso 21 dicembre il Ministero ha annunciato la definizione di tutti gli atti finalizzati all’assegnazione del 98% delle risorse del Pnrr di sua competenza. Parliamo di una cifra che si attesta oltre i 60 miliardi. Il 42% circa di queste risorse sono classificate dal Ministero come «territorializzate», ossia assegnate a Regioni, enti locali o altri soggetti attuatori per interventi che ricadono su specifiche aree del Paese.

«L’amministrazione centrale – dice Openpolis – si occuperà direttamente solo di una porzione degli investimenti in questo ambito. Un ruolo di primo piano sarà svolto anche da altri enti che già operano sui territori. Tali enti sono definiti come soggetti attuatori».

Regioni, Province e Comuni gestiranno direttamente 13,4 miliardi, circa il 21,9% delle risorse totali, poi ci saranno altri soggetti coinvolti nella realizzazione delle opere, su tutti Rete ferroviaria italiana (Rfi) a cui andranno circa 35 miliardi di euro (il 57% del totale). Altri enti coinvolti – come evidenzia Openpolis – saranno alcuni concessionari e società di gestione, cui competono interventi per 7 miliardi (11,4%) e le autorità di sistema portuale, responsabili di 3 miliardi (4,9%). A questi si aggiungono infine le imprese e altri soggetti economici (1,6 miliardi, pari al 2,5%) e i provveditorati per le opere pubbliche del Ministero (1,4 miliardi, pari al 2,3%).

«A livello regionale – scrive la fondazione – il territorio che beneficerà maggiormente degli investimenti del Mims sarà la Sicilia. Qui infatti arriveranno circa 3,5 miliardi di euro».

«Al secondo posto troviamo la Campania (2,9 miliardi), al terzo la Puglia (2,8). Al quarto posto troviamo la prima regione del centro-nord, che è la Lombardia, con 2,5 miliardi. Il fatto che ai primi tre posti di questa classifica si trovino tre grandi regioni del Sud non deve stupire. Infatti una delle regole previste dal Pnrr impone una riserva del 40% a favore delle aree meridionali. In base ai dati disponibili possiamo osservare che – in questo caso – tale disposizione è stata rispettata. Al Mezzogiorno (isole comprese) infatti è stata assegnata addirittura più della metà delle risorse già territorializzate».

LE FERROVIE E I CONTRIBUTI PER LE IMPRESE

Gli investimenti più rilevanti riguarderanno le ferrovie (5,5 miliardi) e il trasporto rapido di massa (4,4 miliardi). Seguono gli interventi nelle aree portuali e per ridurre le emissioni delle navi (3,5 miliardi) e quelli per i progetti relativi alla qualità dell’abitare (2,8 miliardi). Risultano da assegnare ancora 10 miliardi da parte del Ministero: anche in questo caso gli investimenti più rilevanti riguarderanno le ferrovie. La voce di spesa più consistente tra queste è rappresentata infatti dagli interventi sui sistemi di controllo delle linee ferroviarie, sui nodi e le direttrici e sulle stazioni del Sud (6,3 miliardi). Seguono gli investimenti per interventi sulle reti idriche (1,2 miliardi) e quelli per l’implementazione dei sistemi di monitoraggio delle autostrade A24 e A25.

«C’è poi – dice Openpolis – un’altra quota di risorse afferenti al piano d’azione del Mims che non possono essere territorializzate. Parliamo di una cifra superiore ai 27 miliardi che non sarà affidata alla diretta gestione di soggetti territoriali. La maggior parte di questi fondi riguardano investimenti nella rete dell’Alta velocità. Altri 450 milioni saranno investiti sempre nel comparto ferroviario e più precisamente per il rinnovo dei treni intercity al Sud. Una quota delle risorse non territorializzabili potrà infine essere erogata anche a soggetti privati. In particolare anche le imprese potranno usufruire di oltre un miliardo e mezzo di euro sotto forma di contributi per investimenti nel medio-lungo periodo».

I contributi per le imprese potranno riguardare il rinnovo delle flotte navali, gli investimenti relativi alla filiera degli autobus elettrici, la digitalizzazione dei sistemi logistici, le infrastrutture per la distribuzione del gas naturale liquefatto, il rinnovo del materiale rotabile per il trasporto su rotaia delle merci.


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