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“IN una delle mie ultime comunicazioni ho parlato di “ottimismo della speranza” e di “ottimismo della ragione”; in realtà ne ho dimenticato un terzo: “l’ottimismo della memoria”, sì quello che ricordando le cose fatte in passato consente una immediata ricarica di positività. È il caso delle ripetute informazioni che Rete Ferroviaria Italiana ha fornito nell’ultimo mese sulla produzione di investimenti pari a 2.527 milioni di euro, di investimenti prodotti e supportati dalla Legge Obiettivo tanto famigerata ma concreta e, allo stato, unico riferimento operativo.

Quindi stiamo chiedendo il subentro di spese sostenute con provvedimenti del passato. Questo dato però, come più volte precisato sempre dalle stesse Ferrovie, tiene conto di un particolare accordo fatto sin dall’inizio della definizione del PNRR; un accordo sottoscritto con la Unione Europea che ritengo utile ricordare: “in base all’apprezzamento della stessa Unione Europea per la scelta di opere sulla modalità ferroviaria e quindi sulla mobilità sostenibile, è possibile contabilizzare, nella fase di avvio del Piano, gli investimenti infrastrutturali che erano già in corso da molti anni”.

Questo grande aiuto però è stato ottenuto con l’impegno inderogabile a completare questi vecchi interventi entro il 2026. Quindi il Presidente Draghi dovendo rispondere agli interrogativi di Bruxelles sulla reale attivazione di Stati di Avanzamento Lavori nel periodo 2020–2021 si limiterà a fornire solo, almeno per il comparto delle infrastrutture, quello prodotto dalle Ferrovie. Prodotto però su opere cantierate nel 2013 e nel 2017.

Ma sempre in questo confronto, non i Presidenti delle Regioni del Mezzogiorno, ma sempre i membri della Commissione europea chiederanno come mai, su 2.527 milioni di euro contabilizzati, nel Mezzogiorno sono stati realmente spesi solo 198 milioni di euro, cioè appena l’8% e, siccome a differenza dei Presidenti delle Regioni meridionali, i funzionari di Bruxelles seguono attentamente gli avanzamenti dei programmi del nostro Paese, ribadiranno al Presidente Draghi quanto più volte ricordato dal Commissario Gentiloni e cioè: “L’Italia ha ottenuto una sommatoria di risorse così rilevante grazie allo stato di arretratezza infrastrutturale del Mezzogiorno e quindi obiettivo primario e fondamentale deve essere quello di garantire davvero la realizzazione di interventi organici proprio in tali aree”.

E, invece, leggendo il quadro dettagliato delle risorse previste nel PNRR per gli investimenti nel comparto ferroviario (vedi tabella che segue), scopriamo che l’importo globale per opere nel Mezzogiorno è di 8.115 milioni di euro e quindi si attesta su un valore pari al 34%; ma ancora una volta non è la percentuale che sconcerta ma l’assurdo approccio delle proposte che per il Mezzogiorno ipotizza il ricorso alla logica dei lotti quando espressamente la Unione Europea ha richiesto proposte organiche, interventi che realmente perseguano un obiettivo funzionale e non una soluzione temporanea utile solo per garantire livelli occupazionali.

Ancora più grave poi la spesa attivata per le opere ubicate nel Mezzogiorno: solo, come detto prima 198 milioni di euro, appena il 7%. Questo dato denuncia, ancora una volta, che, a differenza del centro nord, negli ultimi sei anni praticamente nel Mezzogiorno lo Stato non ha garantito risorse e, ripeto, non è assolutamente colpa delle Ferrovie ma è colpa del Governo che ha preferito utilizzare le risorse in conto esercizio (circa 18 miliardi l’anno) per salari bassi, per reddito di cittadinanza e per quota cento; cioè scelte mirate al recupero del consenso dimenticando la gravità in cui versava e versa il Mezzogiorno.

Sicuramente sono diventato noioso e scomodo perché in fondo racconto quello che non si è fatto negli ultimi sei anni e ricordo in modo capillare quanto si è detto e si è programmato senza fare e ciò pur in presenza di due Ministri del Mezzogiorno come Barbara Lezzi del Movimento 5 Stelle e Giuseppe Provenzano del Partito Democratico.

Ora tocca alla Ministra Mara Carfagna continuare ad ascoltare le mie denunce e quelle del neo Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e del Vice Presidente della Regione Sicilia Gaetano Armao; ho citato solo loro perché raramente ho letto rimostranze pesanti su questi dati che da soli denunciano l’atteggiamento scandaloso dello Stato nei confronti delle Regioni del Mezzogiorno; non ho visto, ripeto, rimostranze da parte del Presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, del Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, del Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, del Presidente della Regione Molise Donato Toma, del Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Come già fatto altre volte ho riportato integralmente i nomi degli attuali Presidenti perché possano comprendere quanto sia stato finora grave la loro assenza nel denunciare la misurabile assenza non solo di assegnazioni finanziarie ma di approccio metodologico.

Ad esempio mi sono rifiutato di mettere tra le opere del Mezzogiorno l’asse ferroviario ad alta velocità Roma–Pescara perché su un valore globale stimato di circa 6,5 miliardi di euro si sono assegnati solo 620 milioni di euro per realizzare un lotto che spero risponda ad una reale esigenza funzionale. Ma, sempre su tale opera è davvero triste che si dibatta su un tracciato di cui allo stato non si conosce quando e se troverà adeguata copertura.

Ricordo inoltre alla Ministra del Sud e della coesione territoriale Carfagna che le risorse inserite nel Piano Complementare relative alla linea ferroviaria ad alta velocità Salerno–Reggio Calabria pari a 9,4 miliardi di euro, come più volte ripetuto, sono legate agli stanziamenti ordinari e quindi la loro disponibilità sarà sempre annualmente prevista nelle Leggi di Stabilità fino al 2031. Anche in questo caso è davvero triste, stavo dicendo ridicolo, che si affronti per lotti l’intero asse ferroviario. Sicuramente, escluso il Presidente Mario Draghi che dovrà vivere un confronto non facile con la Unione Europea proprio in questi giorni in occasione dello sblocco della seconda tranche, queste mie considerazioni cadranno nella massima indifferenza e, cosa ancor più grave, i Presidenti del Sud non si renderanno conto che il fatto che i consuntivi delle opere ferroviarie del Nord siano rilevanti significa che la corsa del Sud per essere integrato con il Paese e con la Unione Europea si allontana sempre più.

Con questo non voglio dire che bisognava rallentare o bloccare la spesa al Nord ma voglio solo denunciare che per il Sud finora dopo 20 mesi (sono solito riscrivere venti mesi per far capire la entità del dato temporale) praticamente non è partito nulla.


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