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Luigi Sbarra

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C’è un tratto solido che unisce le sorti delle aree deboli del Sud a quelle della crescita nazionale ed europea. Un nesso evidenziato in questi duri anni di crisi, che incrocia le tante criticità strutturali delle nostre regioni meridionali, ma anche il loro enorme potenziale di sviluppo. Abbiamo oggi l’opportunità di spezzare le catene che ne hanno frenato il riscatto a causa di decenni di inerzie politiche, cattive amministrazioni, resistenze criminose, veti ideologici.

È importante che la Legge di Bilancio preveda 3 miliardi per ammodernare e completare la Statale Ionica 106. Un intervento che si unisce ad altri elementi di coesione, a partire da 21 miliardi stanziati per difendere dall’emergenza energetica e dal carovita famiglie, lavoratori, pensionati e imprese fino a marzo. Certo, bisogna fare di più, migliorando la manovra economica nei passaggi parlamentari per rafforzare gli aspetti anticiclici e meridionalisti. L’impegno della Cisl è quello di sostenere questo “cammino della responsabilità” e dare vita ad una “vertenza Sud” in cui la Calabria rivesta un ruolo da protagonista.

Tutto ci parla di questa esigenza: una crisi energetica che rende indispensabile la piena attivazione di piattaforme di estrazione , nuovi rigassificatori, rinnovabili , comunità energetiche, termovalorizzatori ; un ciclo economico che invoca il riscatto industriale e produttivo delle aree depresse; un mercato interno in fibrillazione a cui occorre rispondere con più lavoro e formazione, redditi più alti, maggiori investimenti.

Con le sue filiere, le sue risorse naturali, il suo formidabile capitale sociale, la Calabria rappresenta davvero la quintessenza di un meridionalismo moderno e proiettato all’integrazione euro-mediterranea. Non possiamo accontentarci di essere una semplice e passiva piattaforma logistica. Dobbiamo proporci come un hub industriale ed energetico vivo, produttivo, integrato, ben collegato al continente con reti adeguate e capaci di intrecciare le tante vocazioni produttive dei territori: dalla manifattura alle start-up innovative, dal turismo al commercio, dall’agroalimentare all’artigianato, dai servizi al terziario.

La prima sfida riguarda le reti materiali e viarie di una regione che resta in molti casi uno “sfasciume pendulo”, per usare le parole che il grande meridionalista Giustino Fortunato destinava alla Calabria. Reti senza le quali ogni strategia di riscatto resta impossibile. Vuol dire prima di tutto ammodernare la già citata Statale 106, spezzando l’isolamento di tanti territori collegati all’arteria ionica. Davvero assurdo constatare che nel 2023 ci siano ancora lunghi tratti dissestati, privi di manutenzione, senza sicurezza e ad elevata pericolosità.

Penso a quanto può contribuire il Porto di Gioia Tauro e all’urgenza di sviluppare un sistema portuale, retroportuale, industriale e infrastrutturale capace di capitalizzare enormi potenzialità inespresse, soprattutto dopo il raddoppio del canale di Suez. Penso ancora all’esigenza di dare compimento alla Zes e rompere gli indugi sul rigassificatore, sulla piastra del freddo, su reti infrastrutturali indispensabili per collegare e sviluppare l’area industriale- portuale con la Locride, il resto della regione, con il Paese e l’Europa.

Per questo dobbiamo completare e portare fino a Reggio Calabria l’alta velocità e l’alta capacità ferroviaria, riqualificare la tratta ferroviaria ionica, riallineare a standard europei autostrade e connessioni alle aree interne, come pure banda larga, aeroporti, acquedotti, risanamento idrogeologico. E poi sostenere la realizzazione del Ponte sullo Stretto, una grande opera che può dare un impulso forte e positivo allo sviluppo occupazionale ed economico non solo calabrese e siciliano, ma nazionale ed europeo.

Insomma, va realizzata la più grande mobilitazione meridionalista di sempre, utilizzando bene e fino all’ultimo centesimo le risorse del Pnrr, dei nuovi Fondi Strutturali e del Fondo Sviluppo e Coesione attraverso la partecipazione attiva delle parti sociali, delle Regioni e dei Sindaci, del sistema dell’Università e della Ricerca, del Volontariato nella governance dei progetti. Passa da questo coinvolgimento l’opportunità di attrarre investimenti e imprese e la capacità di rilanciare benessere sociale e diritti di cittadinanza senza i quali il Paese, semplicemente, non si risolleva. Su tutto questo il governo nazionale deve rispondere già nella Legge di Stabilità e con un tavolo dedicato al Sud ed alla Calabria , riparando un debito storico anche morale e rinsaldando l’unità nazionale.

Va aperto il cantiere di un Contratto per la coesione e lo sviluppo che rigeneri il tessuto calabrese e meridionale, redistribuisca risorse e opportunità, contrasti il divario tra poveri e ricchi, tra uomini e donne, tra cittadini e immigrati, giovani e anziani, Nord e Sud. Un Accordo nazionale capace di colpire la disoccupazione, di accompagnare le nuove generazioni verso lavori che ancora non esistono e riqualificare i meno giovani. Su tutto questo sfidiamo il Governo, le forze parlamentari e i nostri interlocutori sociali a convergere in un perimetro di comune impegno per un’Italia finalmente unita, fondata sul protagonismo del lavoro, delle imprese, dei corpi intermedi nella costruzione del bene comune.

*Segretario Generale Cisl


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