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«Scenari di rischio» li chiama l’Inps. Si tratta di alcuni elementi in presenza dei quali scatta l’allarme circa il diritto da parte del richiedente di usufruire del Reddito di cittadinanza. Controlli che fanno sì che i furbetti, che vi sono sempre in qualunque tipo di attività, da coloro che non versano l’Iva pur incassandola, per 25 miliardi l’anno, reato per il quale siamo primi in Europa, a chi, come tanti commercianti, dichiara redditi che sono assolutamente incompatibili con il lavoro svolto, quelli stessi a cui si ammicca con il Pos non obbligatorio fino a 50 euro e il limite portato a 5.000 euro dei contanti, ai tanti professionisti che, pur possessori di macchine importanti, dichiarano meno di un piccolo impiegato alle Poste, fino alle società che per non pagare le imposte mettono in atto forme di elusione che se ci fossero controlli adeguati non potrebbero passare inosservate, evadendo imposte per 100 miliardi.

SCENARI DI RISCHIO

Ciò non toglie che sia corretto quello che fa l’Inps. Infatti gli scenari di rischio elaborati e i relativi allarmi attivati hanno permesso di individuare, su circa 1.290.000 domande di Reddito di cittadinanza pervenute nei primi dieci mesi del 2022, oltre 290.000 richieste a rischio.

Negli scenari «mancanza del requisito della residenza in Italia e false od omesse dichiarazioni relativamente alla posizione lavorativa dei componenti il nucleo familiare» sono 240.000 le pratiche che sono state respinte in automatico.

Sono state sospese e sottoposte a ulteriori controlli invece 50.000 richieste che registravano scenari a rischio per titolarità di imprese familiari. Tali campanelli d’allarme hanno permesso all’Istituto di attivare costanti sinergie con le forze dell’ordine per conciliare l’inclusione sociale, nei limiti dei veri bisogni da tutelare, e il contenimento della spesa pubblica.

La circostanza della titolarità di imprese familiari, infatti, seppure di per sé non incompatibile con la fruizione del beneficio del reddito di cittadinanza, è ritenuta sintomatica di potenziali frodi comunque connesse alla fruizione di esso, oppure alla presenza di irregolarità concernenti il settore delle aziende, quali, per esempio, quelle dei “prestanome” nella titolarità delle stesse.

Infine, per omogeneità e organicità di controllo, l’Inps ha elaborato un’apposita piattaforma informatica che permette alle strutture periferiche di consultare le istanze che presentano gli indici di rischio selezionati, così da poter svolgere le opportune verifiche sulle domande sospese e sbloccarne l’esito, se positivo, o avviare le conseguenti azioni di recupero, in caso negativo.

I controlli di cui ci informa l’Inps sono non solo legittimi, ma anche necessari e opportuni. Ma partire dalle frodi accertate per criminalizzare lo strumento, come è stato fatto, con una vulgata nella quale i meridionali diventavano tutti truffaldini da perseguire, con nessuna voglia di lavorare, mantenuti dallo Stato, che vuol dire mantenuti da un Nord laborioso, certamente questo si conviene a superficiali, spesso in malafede, opinionisti.

Ed è quello che è avvenuto recentemente e che ha portato infine all’eliminazione, dal 2024, di una categoria, inventata dal governo Meloni, che si chiama “occupabili”.

GLI “OCCUPABILI” ESCLUSI DALL’AIUTO

Prima conoscevamo una dizione statistica che parlava di disoccupati, gente che era sul mercato del lavoro, faceva una ricerca continua di un’occupazione e non la trovava e quindi veniva ritenuta disoccupata.

Invece questa nuova dizione fa riferimento alla possibilità di essere nelle condizioni fisiche di poter affrontare un lavoro, categoria che non è stata mai considerata dall’Istat, perché coloro che non sono alla ricerca di un lavoro, con un’attività settimanale di invio di curricula o di ricerca porta a porta di occupazione, sono stati inseriti tra le non forze lavoro.

Si poteva considerare per la concessione del reddito di cittadinanza la dizione ufficiale dell’Istat di disoccupati, quindi con azioni conseguenti di ricerca, e in funzione di essa concedere il sussidio.

Invece, coniando questa nuova edizione degli “occupabili”, che vengono immediatamente cancellati dalla possibilità di un aiuto, si riportano indietro le lancette dell’orologio alla condizione in cui eravamo quando questo strumento non era stato ancora creato e che in Europa ci accomunava solo alla Grecia.

Infatti non è togliendo lo strumento che si occupa la gente, riportandola spesso nella condizione di vittima, obbligata ad accettare qualunque tipo di domanda e pervenire a un’emigrazione di massa che sta impoverendo ulteriormente il Mezzogiorno, facendo pagare all’area un costo annuale di 20 miliardi di euro, dovuti alla formazione di professionalità che, arrivate a 18 anni, devono andare via.

Il reddito si elimina creando il lavoro, cosa che non si fa se si localizza la Intel, come ha fatto Giorgetti, nel silenzio di tutti, a Vigasio (Veneto) dovendo poi “deportare” gli ingegneri che si laureano a Catania, visto che in Veneto vi è più o meno una disoccupazione solo frizionale.

AL SUD SERVE LAVORO

Il reddito di cittadinanza va combattuto dando vantaggi alle imprese che si insediano nelle otto Zes, che sono state create appositamente nel Mezzogiorno.

Si elimina facendo partire il ponte sullo stretto di Messina che darà lavoro a 100.000 persone nei cinque anni della costruzione. Localizzando nel Sud i grandi enti internazionali ed europei che trovano sede solo nelle città del Nord. Trasferendo ministeri e grandi enti, come l’Istat, al Sud in modo da decongestionare Roma.

Si combatte nel lungo termine evitando la dispersione scolastica e investendo nella scuola a tempo pieno, quasi inesistente al Sud, come evitando che vi siano processi migratori che desertificano la zona e portano a ulteriore esigenza di trasferimento in altre parti del Paese.

Ma questo avviene quando si ha una visione d’insieme, quando si pensa al sistema Paese nella sua globalità, e non quando si ragiona con una visione limitata a una Regione, pensando ai veneti, ai lombardi o agli emiliani romagnoli.

Se finalmente riuscissimo ad avere l’idea che il Paese tutto intero deve competere con gli altri Paesi europei e cercare di avere gli stessi ritmi di crescita che hanno avuto nel passato, e probabilmente avranno nel futuro, Germania, Francia e Spagna, allora anche la criminalizzazione del reddito di cittadinanza sarebbe meno violenta e la ricerca di soluzioni più consapevole e a lungo termine.


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