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Mario Draghi

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Più si avvicina il Natale è più la questione del Quirinale diventa sanguigna. Ci sono due livelli su cui si svolge la trattativa fra i partiti. Il primo è quello che vuole impedire a Draghi di salire al Quirinale, la seconda quella che vuole impedire a Berlusconi di salire al Quirinale.

La soluzione più semplice sarebbe quella di far restare Draghi a Palazzo Chigi con la sua pienezza di poteri e portare al Colle Berlusconi per restituire una parte del maltolto ai milioni di italiani che lo hanno votato e poi se lo sono visto sottrarre con dei colpi di mani di mano giudiziari. Ma la cosa non è affatto così semplice, perché indipendentemente da quello che desidera Draghi, il quale sembra che desideri diventare adesso presidente della Repubblica, oltre al tira e molla tra i vari partiti e giochi personali, è in ballo anche l’Europa.

In quest’ultimo anno è accaduta una trasformazione radicale dell’Europa e del ruolo dell’Italia in Europa. La trasformazione ha sempre lo stesso nome ed è quello di Mario Draghi. Quest’uomo rappresenta il top delle capacità di governo, sia intesa come arte di raccogliere consensi che come capacità decisionale di imporre il suo programma, ma di questo suo sviluppo, un vero upgrade 2.0, si è appena accorta anche l’Europa che del resto lo ha spedito proprio a compiere la “mission impossible” di recuperare il nostro paese al novero delle Nazioni avanzate e civili, dopo averlo visto all’opera per tanti anni alla BCE dove non ha avuto timidezze ad imporre il “quantitative easing” a favore dei paesi meno performante e primo fra tutti l’Italia.

Questo fa di lui il vero patriota, se per patriota non si intende una specie di energumeno in cima alle montagne che impedisce l’arrivo dei barbari ma un uomo capace di sintetizzare il meglio dell’Europa continentale con una cultura e una tradizione che sono certamente italiane.

Il candidato Draghi non solo è andato benissimo affrontando la situazione grave e terribile come quella del Covid, ma non ha avuto un attimo di ripensamento quando si è trattato di prendere decisioni di sicurezza sanitaria per l’Italia in totale contrasto con quelle europee.

Tutti abbiamo visto le reazioni dell’Europa e le manifestazioni di fastidio che ne sono seguite. Ma al tempo stesso abbiamo tutti visto come la stessa Europa in fondo si lamentasse di un unico dettaglio e cioè che Draghi avrebbe fatto meglio ad annunciare preventivamente le sue disposizioni permettendo all’Europa di seguirlo come un leader dell’ intera Unione; perché questo sembra essere in prospettiva la sua funzione: diventare la voce parlante e concordata della migliore Europa di fronte alle potenze influenti quale gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Federazione russa, la Repubblica popolare cinese.

Alla fine di questo giro di vite italiano giustificato con lo slogan “difenderemo il successo raggiunto con le unghie e con i denti” che è più o meno la traduzione nel suo famoso “whatever it takes”, Draghi si trova ad essere un leader di riferimento dell’Unione europea ma con la carica di presidente del consiglio di un membro dell’Unione. Di qui l’opinione registrata nelle ultime ore di far salire Draghi al Quirinale per stemperare il suo ruolo di protagonista italiano e accentuare quello di uno dei capi di Stato dell’Europa che possono parlare a nome dell’Europa stessa. Il tempo dirà quanto questa evoluzione sia concreta.


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