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Gaetano Manfredi

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Siamo una società dispersa, ognuno pensa ad avere quel piccolo vantaggio personale che consenta di sopravvivere, perdendo di vista il progetto complessivo. La stessa voce del sindaco di Napoli che lancia l’allarme per l’autonomia differenziata in dirittura di arrivo, che porterà a diminuire le già risorse limitate dovute alla spesa storica, rimane isolata e non riesce a diventare voce comune di un Mezzogiorno di monadi

Nessuno si salva da solo. Questo il mantra che dovrebbe attraversare tutto il popolo meridionale. Una realtà che ormai da anni vive una condizione di emarginazione e di desertificazione tanto da costringere l’Unione Europea a destinare fondi importanti col PNRR per cercare di eliminare il divario sostenuto che la caratterizza e che la pone tra le aree più arretrate e certamente più vaste d’Europa.

Così dichiara esplicitamente in un documento ufficiale: “La Commissione ha preso nota dell’allocazione di ogni piano di ripresa e resilienza all’obiettivo della coesione territoriale che costituisce un elemento del terzo criterio di assestamento previsto nel Recovery and Resilience Facility. La Commissione considera che il piano di ripresa e resilienza dell’Italia debba indirizzarsi all’obiettivo della coesione territoriale in modo sufficientemente adeguato. Particolarmente nell’area delle infrastrutture, il piano deve prevedere maggiori investimenti nelle più svantaggiate regioni del Sud dell’Italia per le quali questa parte del Paese è stata lasciata indietro, così come maggiori investimenti nelle ferrovie o nella connessione dei porti”.

Vedremo nei fatti se queste buone intenzioni troveranno realizzazione come sembra che debba essere, anche se alcuni investimenti che adesso sono previsti con il PNRR erano già finanziati con altri fondi, che in questo modo sono stati liberati. L’esperienza passata che ha avuto il Mezzogiorno non è di quelle che lasciano ben sperare e la caduta del Governo Draghi certamente potrebbe costituire un momento di difficoltà nella attuazione di quel grande progetto di infrastrutturazione ferroviaria che dovrebbe riguardare l’area.

Intanto la presenza di Giorgetti nel Governo sta consentendo uno scippo di un investimento importante della Intel da parte del Piemonte nei confronti del Sud, a parole centrale fin quando non vi é da agire effettivamente. La cosa che stranisce molto è il fatto che in queste condizioni non si riescano ad avere aggregazioni politiche che abbiano sufficiente consenso con l’obiettivo di porsi a difesa degli interessi di un territorio colonizzato.

Mentre tale forza si costituisce, parlo della Lega Nord, a difesa di una realtà che con la spesa storica nonché con investimenti diffusi, grandi eventi localizzati, agenzie internazionali posizionate, è riuscita ad avere vantaggi incredibili ma malgrado questo riesce ad esprimere una forza per la difesa dei suoi interessi. L’intellighenzia locale con l’aiuto delle università al momento opportuno si pone a difesa del territorio, che ormai ha un’occupazione diffusa e la quasi impossibilità di trovare aspiranti al lavoro nella realtà, che non provengano dal sud del Paese o da Paesi comunitari ed extracomunitari.

Si tratti dei professori per le loro scuole, dei medici per i loro ospedali, degli addetti della pubblica amministrazione non riuscirebbero ad andare avanti se non ci fosse il popolo meridionale. Malgrado ciò, in una difesa bulimica delle posizioni acquisite, non fanno passare alcuna decisione che possa prevedere localizzazioni od insediamenti di investimenti dall’esterno dell’area che non vengano fatte nelle loro zone.

Il contraltare è costituito da una società dispersa, nella quale ognuno cerca di sopravvivere come può, non pensando però mai a costituirsi in gruppi organizzati di interessi per avere qualche vantaggio in più. Un esempio per tutti è costituito dai costi maggiori che l’imprenditoria locale siciliana deve affrontare per la mancanza di collegamenti ferroviari adeguati nonché per la perdita di ore all’ imbarcadero di Messina, che pesa con un costo di 6 miliardi e mezzo annuali sull’insularità non risolta.

Le loro lamentele rimangono isolate e non riescono ad arrivare ad iniziative collettive che possano incidere sulla gestione politica della situazione. Ognuno pensa ad avere quel piccolo vantaggio personale che consenta di sopravvivere, perdendo di vista quel progetto complessivo che dovrebbe naturalmente nascere in una situazione così penalizzata.

Niente di tutto questo; si procede per gruppi isolati, spesso in contrasto tra di loro, alcuni che si pongono in forma di sostegno perfino a coloro che lavorano quotidianamente per tenerli ai margini della competizione, in una incomprensione di chi ha la stessa giubba e di chi invece è il nemico. Questi isolati elementi si incontrano anche nelle forze politiche che non riescono mai a convergere su interessi comuni, per cui ogni Regione va in modo singolo a pietire qualche vantaggio col Governo centrale.

È la stessa voce del sindaco della città più importante del Mezzogiorno, che lancia l’allarme per l’autonomia differenziata in dirittura di arrivo, che porterà a diminuire le già risorse limitate dovute alla spesa storica, rimane isolata e non riesce a diventare voce comune di un Mezzogiorno di monadi.

Mentre le famiglie vengono ogni giorno di più derubati dei loro figli migliori, che non hanno alternativa se non quella di un volo low cost che li porti a vivere una vita di lavoro in una realtà distante, pronta ad avvisarli che non sarà più possibile spostarsi per l’epidemia di covid, in modo da liberarsi di una popolazione utile per produrre ma che nel momento del lockdown diventa soltanto un peso. Tutti ricordiamo l’assalto ai treni per il Sud e la conseguente diffusione dell’epidemia in tutto il Paese dovuta ai trasferimenti pilotati.

Cosa dovrà verificarsi più di quello che sta accadendo perché una popolazione, che ha difficoltà a costruire un progetto di vita nella sua terra, possa ribellarsi e trovare un sistema per farsi sentire? Quale mortificazione ulteriore oltre a quella di non avere gli stessi diritti cittadinanza di chi parla veneto dovrà subire perché trovi la forza interna di associarsi e di diventare forza per difendere i propri diritti costituzionali?

Il futuro che si prospetta non è roseo, considerato che il tasso di l’inflazione è crescente, la limitazione obbligata ed annunciata di alcuni sistemi di assistenza come il reddito di cittadinanza sarà indispensabile, la diminuzione della crescita che si prevede, la stretta obbligatoria per evitare l’esplosione di un debito pubblico considerato l’aumento dei tassi di interesse. In tali condizioni la parte più povera sarà quella più penalizzata e forse allora potrebbe finalmente reagire, con un moto di orgoglio e capacità di aggregazione.


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